Cinema e cibo e… Soul Kitchen

Soul Kitchen (Soul Kitchen, Fatih Akın, 2009)

47509Fatih Akin è un regista di origini turche, nato in Germania nel 1973 da una famiglia emigrata negli anni ’60. Tra il 1998 ed il 2002 è regista di una serie di film che hanno successo nei vari festival minori europei (si veda per esempio Kurz und schmerzlos, vincitore del Festival di Locarno 1998), mentre nel 2004 arriverà la consacrazione internazionale con La sposa turca, film che vincerà l’edizione 2004 della Berlinale. Dopo un altro film dai toni drammatici come Ai confini del passato, nel 2009 Akim scrive e dirige una commedia chiamata Soul Kitchen. Il film fu presentato – aggiudicandosi un Leone d’argento – alla 66ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, in un’edizione che vedeva abilmente mischiati Werner Herzog, George Romero, Giuseppe Tornatore e Michael Moore.

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Come mai ci occupiamo di Soul Kitchen in un numero monografico dedicato all’alimentazione e alla cucina? Perché il film è una storia d’amore tra Zinos (Adam Bousdoukos) ed il suo ristorante, chiamato per l’appunto Soul Kitchen. Una storia tormentata dal ritorno di un fratello galeotto, ladro, giocatore d’azzardo e poco incline al lavoro (Moritz Bleibtreu), da una fidanzata che abbandona Amburgo per un lavoro di corrispondente dalla Cina, da creditori pronti a tutto e tanti altre situazioni che spetterà a voi scoprire durante la visione. Ma, tralasciando le dinamiche filmiche, Soul Kitchen regala momenti in cui protagonista assoluta è la cucina e l’alimentazione: il ristorante di Zinos, inizialmente, ha tutte le caratteristiche del locale periferico, dove una stanca clientela amburghese soddisfa i propri appetiti tra birre e cibi precotti di bassissima qualità. L’arrivo del cuoco Shayn – appena licenziato da un locale di un livello più alto del Soul Kitchen – è la chiave di volta del film. Con lui la cucina guadagnerà di credibilità ma inizialmente creerà problemi e disorientamento negli avventori. È dunque un personaggio legato alla cucina il jolly che mischia le carte in tavola e fa partire nuove storie che si muovono tra diversi livelli, lambendo la commedia, il comico, il sentimentale, il musicale ed anche il grottesco/surreale. Una grandissima dote di Akim è quella di far diventare la multiculturale Amburgo come protagonista aggiunta ad una vicenda dove il multiculturalismo è fondamentale.

Gestire registri differenti non è un lavoro così semplice come si potrebbe immaginare (basti pensare ai disastri dei più recenti film italiani che hanno voluto trattare il tema della cucina come Lezioni di cioccolato o Tutte le donne della mia vita) ed Akin è abilissimo nel rendere credibile ed avvincente la storia della “cucina dell’anima”. Akin, durante la conferenza stampa a Venezia, disse che vincere a Venezia con una commedia è stato come una terapia e, tirando in ballo Obama, che questo premio può far segnare un cambiamento nella concezione di una commedia dentro i confini di un festival: una commedia che parla di cose che sono – per il regista – essenziali come il cibo, il vino, la musica, le donne, il ballo.

10624821_10152368776106780_4144014628716043784_nTomas Ticciati

Tomas Ticciati
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