Arlecchino e il cibo

Cucina e maschera o cibo e maschera. Non è certo semplice il tema di questo mese.

Ma se penso a Maschera la prima cosa che mi viene in mente, senza ombra di dubbio, è Arlecchino, la Maschera per eccellenza. Dopodiché, per associazione di idee, tutta la Commedia dell’Arte, ed ancora tutte le varie maschere regionali che in seguito sono nate. Ma Arlecchino rimane ineguagliabile.

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Comincio a chiedere in giro per capire se qualcosa di speciale possa legare Arlecchino al cibo. Scopro così che esiste un “lazzo” che gli amanti e conoscitori della Commedia dell’Arte ricordano: “Il lazzo della mosca“.

E’ molto difficile da trovare e pochissimo rappresentato, ormai. Del testo probabilmente non esiste più traccia. Come saprete, persino i testi delle rappresentazioni della Commedia dell’Arte erano solo dei canovacci, semplici tracce in cui erano indicati gli elementi essenziali della trama dell’opera, i personaggi con le loro caratteristiche e le loro entrate e uscite. Tutto il resto era lasciato all’improvvisazione degli attori. Figuriamoci per i lazzi: intermezzi, brevissime scene spesso usate tra una rappresentazione e l’altra.

Trovare quindi traccia scritta del testo non è cosa semplice ma, cercando in rete, sono riuscita a trovare questa “chicca” in cui Fabio Mangolini ci mostra il mitico “Lazzo della mosca” dove un Arlecchino più affamato del solito, dopo aver sognato di mangiare piatti succulenti, decide di acchiappare e poi mangiare una mosca “bella grassa

Come Arlecchino, anche Pulcinella è caratterizzato da una fame atavica, da una voglia spasmodica di cibo che non riesce mai a soddisfare pienamente.

Dopo Arlecchino tante altre maschere regionali sono nate caratterizzate dallo stesso rapporto con il cibo, o meglio dal desiderio e dalla mancanza di questo. Stenterello, ad esempio, maschera tipica fiorentina, ha persino il nome che richiama gli “stenti”, è magrissimo, pallido, patito (come si dice in Toscana), insomma il ritratto della fame.

Possiamo concludere, dicendo che, come scrive Massimo Bubola in un articolo sul Corriere:

Il cibo rappresenta la mappa umana del pellegrinaggio nella storia, delle sue molte stagioni magre e delle sue poche età dell’abbondanza. In questo percorso possiamo ancor oggi individuare due cammini che si cercano paralleli: il cibo della fame e il cibo dell’abbondanza” .

Da un lato quindi il cibo sognato dalle maschere della Commedia dell’Arte, il cibo voluto dai contadini delle rivolte del pane, il cibo inventato con niente, con le briciole, con gli avanzi del giorno prima; e, dall’altro i grandi banchetti, medievali prima, rinascimentali poi, il cibo a corte e il relativo spreco di cibo.

Comunque sia, rimane certo che, sia nella fame che nell’abbondanza, il cibo e la cucina rimangono parte ineludibile della storia dell’uomo.

Maf

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