Fino a una decina di anni fa, non avremmo pensato di scrivere articoli su il cibo e la moda, e sicuramente non su la moda del cibo. Oggi invece il cibo è una gran moda. E, come è normale che sia, la moda, intesa proprio come grandi stilisti, passerelle, gioielli, sfilate si lascia tentare dal cibo e gioca con esso. Dei grandi nomi delle sfilate, da Armani a Gucci, da Anna Fendi alla linea di Dodo di Pomellato, da Frankie Morello a Jeremy Scott, nessuno rimane indifferente al cibo e alle sue tentazioni. Così c’è chi apre ristoranti, caffè, chi disegna abiti che lo evocano, chi usa stoffe con riferimenti culinari di ogni genere.
Che il cibo sia una gran moda anche questo è indiscutibile: tv, libri, riviste, programmi, radio, tutto con un tema dominante: il cibo. Come si combina tutto ciò, tutto questo parlare, guardare, fotografare di cibo, con la moda, e con il concetto di “forma” e di “linea” che è ormai un binomio imprescindibile con la moda e anche con la salute?
Ecco che nascono tutte le forme possibili e immaginabili di diete, di alimentazioni alternative, di stili di vita e con essi di stili alimentari. E, ancora, le riviste, i social, la rete si riempiono di cucina molecolare, chilometro zero, vegani, fruttariani, metatariani, locavori e chi più ne ha più ne metta.
Vogliamo parlare anche della rappresentazione del cibo? Corsi e scuole di fotografia si moltiplicano per diventare fotografi specializzati di cibo, passato il tempo dei fotografi dei matrimoni ci si specializza in food photography, e a questo punto si scopre che serve anche un’altra figura professionale il food stylist. Già, dietro ad ogni singolo scatto di cibo che troviamo su riviste e/o online ci sono ore di lavoro e il cibo fotografato diventa assolutamente non commestibile (ma di questo, forse, scriveremo in altra occasione).
Per non parlare poi di tutte le iniziative che si moltiplicano sul territorio, certo almeno in Italia e in estate le varie “sagre” hanno sempre avuto uno spazio considerevole ma, ci si limitava a quelle, ed avevano un sapore di cosa antica, di tradizione, di evento che ricorda l’infanzia. Adesso per loro la sopravvivenza è dura, la concorrenza è diventata spietata, si va dal Festival dello Street Food, al Cacciucco Pride, dalle Cene con Delitto, agli Show Cooking, e per finire i Fashion&Food.
Come posizionarsi in mezzo a tutto questo proliferare di food? Il cibo come forma di esibizione? o come piacere? Ma il gusto del piacere in quanto qualità e ricercatezza o solo piacere effimero, piacere del momento dell’apparire (e qui potremmo inserire tutte gli aperitivi/apericene tanto di moda, in cui la qualità del cibo è veramente modesta, se non discutibile)? Il cibo diventa solo un mezzo per assicurare il successo di un evento, di una manifestazione, e, allo stesso tempo non si vuol sapere cosa c’è dietro il cibo. La filiera di ciò mangiamo non è mai al centro di tutto ciò di cui abbiamo parlato finora e raramente si parla di cultura del cibo.
Senza demonizzare, pensiamo che tutto si può fare e che ben vengono le iniziative, la voglia di stare insieme che comunque è da sempre connaturata al cibo e alla sua condivisione, quindi a una cena o anche a un semplice spuntino. Ma quale delle tante idee e delle tante facce del cibo TuttoMondo vuole mettere in evidenza, far conoscere? Sicuramente quello nascosto, quello che non appare, quello che inizia nei campi, per questo, vogliamo finire questa breve riflessione sulla moda del cibo con le parole di Carlo Petrini: «Oggi a zappare ci vanno, ci vorrebbero andare, quelli che studiando hanno capito che è a partire dal cibo che si cambia il mondo, e si migliora l’ambiente, la salute, la qualità della vita di tutti».
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