“Dante e/a Pisa” ipotesi e suggestioni sul Poeta in città

PISA – Il 26 maggio nell’Auditorium di Palazzo Blu, all’interno della rassegna di eventi per Dante Posticipato, si è tenuta la conferenza “Dante e/a Pisa” coordinata dal professor Adriano Prosperi con il contributo e gli interventi dei professori Fabrizio Franceschini, Giuseppe Petralia, Diego Quaglioni, Mirko Tavoni e Marco Santagata. La conferenza ha affrontato la questione della presenza di Dante a Pisa e i suoi rapporti con la città, esponendo gli ultimi studi e ricerche sull’argomento al fine di dimostrare il forte legame del poeta con la città e la sua presenza in essa.

dante e a pisa

Da sinistra: i professori Diego Quaglioni, Fabrizio Franceschini e Adriano Prosperi

L’incontro si è aperto con un’introduzione di Prosperi che ha sottolineato l’importanza di Pisa come città ghibellina e decus imperii, a cui è seguito l’intervento del Dott. Fabrizio Franceschini che ha sottolineato l’importanza del culto dantesco nella città di Pisa. In questa città infatti sono vissuti alcuni dei più grandi commentatori danteschi in volgare come Francesco da Buti (cancelliere del Comune ) e Guido da Pisa. Franceschini ha ricordato che il culto dantesco era diffuso anche all’interno degli ordini religiosi, come quello dei Francescani pisani (legati alla corte di Ludovico il Bavaro e anti-avignonesi) che conoscevano il testo della Commedia e i suoi commenti; questi ultimi erano erano spesso citati nelle loro auditiones. Parlare di Dante, commentarlo, citarlo e leggerlo in una città come Pisa era un’azione sempre legata agli andamenti storici e politici del luogo: i Francescani lo usavano come strumento per combattere il papato di Avignone, l’Inferno di Chantilly è stato realizzato come un dono a Lucano Spinola, nobile genovese, per saldare la tregua tra Pisa e Genova. Inevitabilmente la storia del culto dantesco a Pisa diventava una storia del culto della città, andando molto oltre alla famosissima invettiva «Pisa vituperio delle genti».

Il successivo intervento di Quaglioni si è legato a questa introduzione per dimostrare la presenza del Sommo Poeta nella nostra città, ricerca che è stata portata avanti anche dal Prof. Santagata che ha raccolto notizie interessanti e nuove rispetto alla letteratura scolastica su Dante che ci hanno sempre insegnato. Secondo Quaglioni la presenza del poeta a Pisa non è direttamente testimoniata, ma ci sono solo indizi sul suo passaggio. Dante fu a Pisa quando Enrico VII nel 1311-1312 eresse nella città la sua curia e il tribunale imperiale dopo aver lasciato Genova (questo già era stato presupposto da Giovanni Sforza che nel 1873 scrisse un libro dal titolo Dante a Pisa dove viene riportata anche la testimonianza di un giovane Petrarca che incontra Dante a Genova, dove risiedeva l’imperatore). La presenza di Dante nella città della Torre, protetto dall’imperatore Enrico VII, è stata supposta da Quaglioni studiando il De Monarchia di Dante e confrontando il suo lessico giuridico con quello dei documenti imperiali provenienti dal tribunale pisano di Enrico VII. Sono state trovate moltissime coincidenze, stilemi danteschi nei documenti giuridici e viceversa termini del diritto prettamente correlati ai documenti imperiali all’interno del De Monarchia. Questo sarebbe potuto accadere solo se Dante avesse risieduto a Pisa e fosse entrato in contatto diretto con la biblioteca giuridica della corte imperiale. D’altra parte, ha affermato Quaglioni, se Dante ha scritto un’epistola all’imperatore “per confortarlo”, questo poteva accadere solo se Dante era a Pisa o comunque nella Toscana occidentale.

incontro con lucifero

Dante e Virgilio incontrano Lucifero: una pagina dell’Inferno di Chantilly

Giovanni Boccaccio e Leonardo Bruni danno inoltre testimonianze della presenza del poeta nei pressi di Pisa; e Sforza, basandosi su questi parametri, afferma che Dante ha scritto quasi sicuramente la seconda parte del Purgatorio in quella città. Nell’inverno del 1311-12 Enrico VII da Genova si trasferisce a Pisa e Dante (che era a Genova, come ci racconta Petrarca) sicuramente lo avrà seguito. Dante era un fuggiasco in esilio, privato dei diritti politici, perseguitato dalle legislazioni e dalle pene di morte, e per spostarsi doveva essere sempre al fianco di un protettore di una certa levatura sociale. Con l’imperatore a Pisa l’atmosfera era più tranquilla e il poeta si trovava in un’atmosfera che tutelava i guelfi bianchi (cosa che non accadeva in altre città). Qui, nella biblioteca imperiale, Dante scrisse il De Monarchia, apprendendo da essa la storia e il linguaggio del diritto. Santagata ha affermato poi che alla morte dell’imperatore nell’agosto del 1313 Dante entrò in contatto con Uguccione della Faggiola, nuovo protettore che gli assicurava la stessa tranquillità del defunto imperatore. Anche la famiglia Malaspina della Lunigiana poteva garantire a Dante la stessa protezione ed è per questo motivo che egli, almeno fino al 1316, non si mosse dalla Toscana occidentale. Santagata riporta un’altra informazione che conferma la presenza di Dante a Pisa: in un’epistola del poeta scritta nel 1314 egli, con un linguaggio ecclesiastico elevatissimo, ordina ai cardinali italiani di eleggere un papa italiano dopo il defunto Clemente V. In un punto del testo Dante si lascia andare ad un’espressione ironica: tutti i vescovi sono corrotti, tranne quello di Luni, il borghese lucchese Gherardino Malaspina, personaggio in concorrenza con i protettori di Dante e spogliato di tutti i suoi averi da Enrico VII. Dante avrebbe potuto avere queste informazioni così dettagliate solo se fosse stato a Pisa, ed è per questo che Santagata ha affermato che il poeta nell’estate del 1314 non si trovava a Verona, ma si muoveva sicuramente tra Pisa e la Lunigiana.
Il 1316 fu infine l’anno decisivo. Uguccione della Faggiola fu costretto a fuggire da Pisa e Dante lo seguì in Lunigiana fino a Verona. Dal 1316 quindi si può affermare che il poeta risiedesse a Verona sotto la protezione di Cangrande della Scala.

conferenza dante a pisa

Durante la conferenza anche Tavoni ha portato altri elementi importanti per capire il legame di Dante con Pisa, analizzando due episodi dell’Inferno in cui sono protagonisti il conte Ugolino e Guido da Montefeltro. In questi passi entrambi i personaggi evocano il tema dell’ “infamia” con accezione politica: Ugolino racconta l’infamia subita ovvero la sua morte cruda e la tecnofagia per far sì che Dante le riferisca al nemico del conte, l’arcivescovo Ruggieri; mentre Guido confessa un’infamia da lui compiuta, ovvero il consiglio fraudolento che aveva dato a Bonifacio VIII, credendo Dante un dannato e non preoccupandosi del riferimento della notizia. Tavoni ha evidenziato che questi personaggi dicono al lettore qualcosa di nuovo e, cosa ancor più importante, le affermazioni proferite sono tutte anti-ghibelline: la prima totalmente pisana e la seconda in parte, perché Guido si trovava a Pisa l’anno successivo alla morte del conte per tentare di risollevare le sorti della città. Dante con questi passi ha voluto mostrare un inferno tutto guelfo, in un momento in cui il poeta ricercava aiuto da quella fazione politica, dipingendo invece una Pisa ghibellina sentita molto più vicina di quanto non si poteva pensare.

La conferenza si è conclusa con l’intervento di Petralia che ha illustrato il testo Enrico VII e Dante a Pisa, 1313-2013, 700 anni di Monarchia, in cui Dante e l’imperatore vengono descritti all’interno di un saldo contesto politico, in sincronia con le vicissitudini comunali dell’epoca, e non come uomini sognatori e fuori dal tempo. Dante a Pisa ha vissuto politicamente vicino a figure importanti, ha scritto il De Monarchia, la conclusione del Purgatorio e parte del Paradiso. Forse avrà letto anche la lapide nella porta aurea della chiesa pisana dei Galletti che riportava un’epigrafe con l’incipit della Sapienza (1,1), epigrafe simile che Dante descrive anche nella porta del Paradiso come incastonata con lettere d’oro… L’epigrafe era ad altezza d’uomo, ha detto Santagata, e sicuramente Dante (che un po’ orbo era) sarà riuscito a leggerla e a farsi ispirare.

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Virginia Villo Monteverdi

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