“Somewhere Else”. Wolfgang Laib alla Chiesa della Spina

PISA – Nella piccola, stupenda chiesa della Spina, sul lungarno pisano, si è appena aperta una mostra site-specific dell’artista tedesco Wolfgang Laib, Somewhere Else.

Entrando resterete forse stupiti dal minimalismo dell’installazione e dal profumo sottile che pervade il rigoroso interno della chiesa. Posate sul nudo pavimento di marmo, sei barche, di diverse dimensioni e senza remi né vela, sembrano seguire la corrente del fiume che scorre sotto le finestre dai vetri piombati. Spoglie come l’interno della chiesa e realizzate in cera d’api, emanano un profumo mistico e dialogano idealmente con la purezza dell’interno medioevale. Non vi fate prendere dalla fretta, lasciatevi catturare dall’atmosfera silenziosa, dalla luce filtrata dalle bifore, dal contrasto del marmo freddo e antico con il caldo giallo della cera, e acuite i vostri sensi per percepire l’essenza astratta di questa installazione.

Le barche vanno verso un altrove in un ultimo viaggio, ma rappresentano anche tutte le barche dell’antica Repubblica marinara pisana che per secoli hanno solcato i mari, e insieme le barche dei migranti che cercano rifugio da guerre e carestie. Su una di queste l’artista ha deposto una piccola piramide di polline, uno dei suoi materiali iconici, che rappresenta per lui l’inizio della catena della vita. L’insieme rappresenta il cerchio eterno dell’esistere, il principio e la fine, la caducità e la bellezza. Per rafforzare il legame della sua installazione con la spiritualità del luogo, Laib ha chiesto e ottenuto eccezionalmente dall’arcivescovo di Pisa che la Reliquia della Spina (che ha dato nome alla chiesa ed è conservata nella chiesa dell’ospedale di Santa Chiara) tornasse dal 2 all’8 aprile fra queste mura.

Wolfgang Laib

 Wolfgang Laib è considerato uno fra i maggiori artisti tedeschi. Laureato in medicina e studioso di religioni orientali, ha abbandonato la medicina per indagare il senso profondo dell’esistere attraverso le sue sculture e installazioni, realizzate con materiali naturali che ci riportano alle origini della vita: polline, latte, riso, cera d’api. L’artista ha un aspetto gentile, gesti lenti e misurati, voce calma e occhi curiosi e attenti, come se vedesse ogni cosa per la prima volta. Quando crea i suoi grandi tappeti di polline ha le stesse serenità e concentrazione di un monaco buddista che realizza un mandala, e come un mandala molte delle sue opere sono effimere, e forse anche per questo di grandissima suggestione e profonda intensità emotiva. Laib raccoglie personalmente il polline nei boschi e nei campi, in giorni e giorni di silente lavoro, riempiendo un barattolo dopo l’altro con questo materiale dall’incredibile colore vibrante, sostanza impalpabile, volatile, effimera come la vita. Con il suo profondo percorso artistico, Laib è riuscito a cogliere la potenza e la bellezza della natura, in opere essenziali e di grande spiritualità, come questa installazione in cui riesce a stabilire un dialogo mistico fra l’opera creata e il luogo che la contiene.

La mostra resterà aperta alla chiesa della Spina fino al 5 giugno. Orario: lunedì 14-18, martedì-sabato 11-18, sabato e domenica 10-19. Dal 2 all’8 aprile sarà esposto il tabernacolo della Reliquia della Spina.

Claudia Menichini
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