Il visionario Terry Gilliam al Lucca Film Festival 2015
Terry Gilliam inaugura l’undicesima edizione del Lucca Festival ritirando il premio alla carriera e alludendo al fatto che continua a dedicarsi al suo interminabile Don Chisciotte su cui lavora da dieci anni. Presenta il suo ultimo lavoro: The Zero Theorem, uscito alla Mostra del cinema di Venezia nel 2013 ed ancora in attesa di distribuzione in Italia. Un film che non è stato ben apprezzato dalla critica, ma del resto il regista di Tideland rivela lui stesso che anche Brazil non era piaciuto molto all’uscita prima di diventare un vero e proprio cult. Summa della grammatica visionaria di Gilliam anche The Zero Theorem tratta di un futuro distopico in una società che opprime i cittadini come nei precedenti Brazil e L’esercito delle dodici scimmie. Il protagonista interpretato dal carismatico Christoph Waltz è un hacker che passa la sua vita a lavorare sulla risoluzione dell’algoritmo Zero theorem. Si trova imprigionato in un interstizio: obbedire al suo capo che non gli lascia pace e non trascurare il lavoro o essere sedotto dalla bella e tentatrice Bainsley. La frustrazione del protagonista e il suo isolamento sociale è in netto contrasto con i cromatismi voluttuosi dei cartelloni pubblicitari. Una polemica visionaria sull’uso dei social network e la mancanza di contatto con la vita che dipinge l’hacker nerd come «una cavia nella gabbia di un laboratorio».
Terry Gilliam è oramai un regista cult, caratterizzato da visionarietà e artificio. Nella lezione di lunedi afferma senza troppi peli sulla lingua che: “Non sono mai stato ad una scuola di cinema. Ho imparato tutto ciò che sapevo guardando film. Devi avere soldi e pazienza.” Brevemente racconta la storia della sua carriera, iniziata da cartoonista e sorride senza troppi freni quando gli viene ricordato l’evento che fu galeotto per la collaborazione con i Monty Phyton: un fotoromanzo surrealista da lui realizzato dove John Cleese interpretava un borghese che si era innamorato della Barbie della figlia. Questa vicenda lo porta a conoscere Cleese e a incontrarlo anni dopo quando dagli Stati Uniti si trasferisce in Inghilterra dove quest’ultimo con i Monty Phyton aveva raggiunto il successo, e ad entrare in collaborazione con loro. Il regista statunitense affronta anche il dolente argomento dei problemi con i produttori: «che vogliono controllare l’incontrollabile, cioè me» e i rapporti non proprio idilliaci con i Weinstein per I fratelli Grimm e l’incantevole strega che allontanano Terry dal direttore della fotografia Nicola Pecorini per averne il controllo e farne un film romantico e non di terrore.
Terry ricorda amareggiato due dei più grandi attori che ha avuto modo di dirigere e che sono prematuramente scomparsi: Robin Williams («una delle persone più straordinarie che io abbia mai incontrato…Se volete vedere il vero Robin Williams guardate La leggenda del Re pescatore, la sua migliore interpretazione») ed Heath Ledger, scomparso durante le riprese di Parnassus- L’uomo che voleva ingannare il diavolo («Un’esperienza dolorosa, il film non sarebbe dovuto continuare, ma Heath aveva fatto un lavoro fantastico; quindi, sarebbe stato un delitto non continuare»).
La retrospettiva ripercorre integralmente l’evoluzione del linguaggio del regista dall’esordio con il medievale fiabesco Jabberwocky, nome del mostro che terrorizza il regno e la città, e che è l’incipit della rappresentazione del terribile apparato burocratico che opprime i cittadini e si sviluppa soprattutto nei cult Brazil e ne Il pianeta delle dodici scimmie, e si conclude appunto in Zero Theorem. L’oppressione sociale insieme alla gravità dell’esistenza ne La leggenda del Re Pescatore, all’artificiosità della fantasia in Le avventure del barone di Münchausen e all’allucinazione in Paura e delirio a Las Vegas, formano gli ingredienti della personalissima ricetta, all’insegna del visionario del cinema di Terry. Mondi visionari che permettono ai loro protagonisti di sopravvivere, di vedere più in profondità, di affrontare un mondo piuttosto crudele che non sembra mai appartenergli .
Così la riuscita grammatica gilliamiana termina il Lucca Film Festival con una suggestiva installazione firmata dal regista che anima la piazza dell’anfiteatro riproducendo personaggi e ambientazioni di tutti i suoi film, compreso Il Don Chisciotte non ancora realizzato.
Francesca Lampredi
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