La lezione di George Romero: filmate, è meglio di una scuola di cinema

LUCCA – Con l’incontro di giovedì mattina il Lucca Film Festival 2016 ci ha avvicinato all’universo e alla poetica che George Romero ha sempre avuto in testa sin dal lontano 1968, anno di produzione de La notte dei morti viventi. Ma è con la masterclass di sabato 9 aprile che Romero ha messo i cosiddetti “puntini sulle i” sulla sua visione del mondo e del cinema. Nelle due ore che il regista classe 1940 ha trascorso insieme ai giornalisti Paolo Zelati e Francesco Alò (www.badtaste.it) e al numerosissimo pubblico accorso al Cinema Moderno di Lucca sono stati toccati gli argomenti necessari per conoscere un uomo che ha cambiato la storia del cinema moderno. Dio seguito sono riportati i passi salienti della lezione.

George Romero Masterclass 3
I primi passi del giovane George Romero e l’importanza di trovare una distribuzione nella Pittsburgh di fine anni ‘60.

«Eravamo spinti da un ottimismo irrefrenabile ed era molto diversa la situazione da quella odierna. Vi erano molti piccoli distributori per cui era più facile far distribuire il film e più difficile realizzarlo; oggigiorno avviene il contrario. Infatti la distribuzione è tutta in mano alle majors. Io e il mio partner andavamo in giro con la pellicola nel bagagliaio per farla vedere ai produttori; fummo fortunati perché trovammo The Walter Reade Organization che ci distribuì Night. Anche la Columbia Pictures aveva chiesto i diritti, ma volevano delle modifiche sul finale e noi rifiutammo con molto coraggio».

La première di Night of the living dead tra drive-in e cinema.

«Noi volevamo fare un film, amavamo il cinema e avevamo grandi speranze. Ci fu una serata d’anteprima in un cinema di Pittsburgh e il giorno dopo fu invece proiettato nel drive-in. Solo lì ci rendemmo conto di aver fatto quel film!».

La notte dei morti viventi è anche un prodotto commerciale?

«C’eravamo subito resi conto che avevamo bisogno di fare un qualcosa che fosse anche commerciale e quindi cercammo di trovare un soggetto che ci permettesse di comunicare il nostro pensiero in maniera scioccante. Nel contempo pensavamo al contesto sociale e soprattutto fare un film su un gruppo di individui che non riescono a trovare l’unità ed il dialogo, rimanendo intrappolati nelle loro piccole meschinità».

George Romero Masterclass 2

Knightriders e Martin.

«Il film che preferisco tra quelli che ho girato è Martin, ma nel mio cuore ci sarà sempre Knightriders perché è quello più vicino alla mia sensibilità. Knightriders è un film su di me essendo un film che parla di una persona che rimane coerente con i propri valori. Furono gli studios di Hollywood che mi consigliarono di mettere le motociclette al posto dei cavalli: all’inizio rifiutai, sei mesi dopo mi resi conto che forse avevano ragione e accettai di farlo con le moto».

Gli zombi possono correre? Il giudizio su Edgar Wright e Zack Snyder, registi rispettivamente di Shaun of The Dead e del remake di Dawn of The Dead.

«Con Edgar ho veramente un ottimo rapporto e siamo diventati anche cari amici. Quando uscì Shaun of The Dead, che io ho amato moltissimo, mi mandarono una copia da visionare e mi piacque molto. Ci siamo incontrati a Toronto, dove vivo con mia moglie, quando lui ha girato Scott Pilgrim vs. The World. Per quanto riguarda Zack: non l’ho mai conosciuto. I primi 10/15 minuti del remake potevano andare abbastanza bene, però dopo quelli non ho capito il senso di quel film. Anche perché gli zombi non possono correre».

Da Creepshow agli attuali cine-comics.

«Gran parte dei film che derivano dal mondo dei comics sono film ad altissimo budget, devono avere una grandissima risonanza mediatica e sono impossibili da fare senza effetti speciali. Questo è il genere di cose che non mi interessa fare. Trovo veramente difficile una connessione emotiva con dei film che sono basati sui comics. Magari in uno trovi lo stupore per la rappresentazione di una scena, un altro ti diverte per scelta della traduzione filmica, ma si arriva solo fino ad un certo punto perché all’interno di questi prodotti non c’è l’arte, arte che invece c’è nelle pagine degli albi».

Dario Argento e Dawn of The Dead.

«I patti erano chiari sin dall’inizio. Argento mi dette carta bianca per la mia versione americana sapendo che lui avrebbe fatto la sua versione per il mercato europeo e questo comprendeva anche l’utilizzo della musica dei Goblin».

Bruiser e gli anni di stop con la New Line Cinema.

«Bruiser era un mio modo di reagire visto che stavo pensando molto a ciò che mi era accaduto. In quel periodo avevo iniziato a lavorare con Peter Grunwald e mi pagavano per scrivere sceneggiature che poi non venivano mai realizzate. Questo perché gli executive di Hollywood volevano i grandi nomi, le grandi star. Era un periodo molto frustrante per un regista indipendente come me. Tuttavia devo “ringraziarli” perché dopo questa disavventura mi trasferii in Canada ed è stato un processo di crescita importante per la mia carriera».

Consigli per i giovani registi

«Il primo consiglio che posso dare ai giovani ragazzi che vogliono intraprendere questo lavoro è quello di filmare qualcosa. Prendete in prestito la macchina da un vostro zio o un amico, ma filmate. Non basta andare fuori e dire di saperci fare, ma dovete dimostrare di sapere quello che state facendo. Io ho avuto occasione di vedere molti corti di studenti e già nei corti si poteva vedere una scintilla di talento. Filmare qualcosa serve di più che andare a un’università o una scuola perché la cosa più importante è vedere la realtà tramite l’obiettivo».

Tomas Ticciati

Tomas Ticciati
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