La Dodicesima Notte, successo con qualche neo

Il Teatro Verdi di Pisa ha ospitato sabato 13 e domenica 14 febbraio “La Dodicesima notte” di Carlo Cecchi, attore e regista italiano conosciuto per la sua interpretazione di “Finale di Partita” di Beckett e, nel cinema, per “Morte di un matematico napoletano”.

Al fianco del Premio Gasmann 2007 come migliore attore vi erano Vincenzo Ferrera, Daniela Piperno, Eugenia Costantini, Dario Iubatti, Barbara Ronchi, Remo Stella, Loris Fabiani, Federico Brugnone, Davide Giordano, Rino Marino, Giuliano Scarpinato che si muovevano sulla scena gestita da Sergio Tramonti e nei costumi di Nanà Cecchi.

LA DODICESIMA NOTTE-photo-by-Alessandro-Cecchi

La dodicesima notte shakespeariana parla del naufragio di Viola in Illiria. La protagonista, convinta di aver perso il fratello gemello decide di prenderne le sembianze e riesce ad entrare come paggio alla corte del Duca Orsino, del quale si innamorerà.

Spesso nelle commedie di Shakespeare ricorrono battute che permettono al pubblico di collocare la scena dentro un mondo, quasi fantastico, all’interno del quale i personaggi sono liberi di muoversi. La fiducia è tutta da riporre nel pubblico. Spetta agli spettatori immaginare i palazzi, i giardini, le coste o i mercati dentro i quali vive la commedia. Tuttavia un piccolo aiuto da parte della scena è gradito, e questo, forse, Sergio Tramonti lo sa. Ciò che ha costruito per questo spettacolo è molto semplice anche se, da un lato, forse un po’ ricercato: ha posto al centro della scena una piattaforma circolare e girevole, sopra la quale gli attori possono camminare e gli oggetti possono spostarsi da un lato all’altro. I pochi oggetti presenti, sono trasportati in scena ogni volta o dalla servitù o da tecnici. Ai lati di questa piattaforma si trovano i musicisti Luigi Lombardi d’Aquino, Alessandro Pirchio, Alessio Mancini, Federico Occhiodoro con le musiche di Nicola Piovani (premio Oscar per le musiche de “La via è bella”). Nanà Cecchi con i suoi costumi ispirati al ‘700 colloca l’opera non solo in un luogo distante e quasi magico per noi, ma anche in un’epoca lontana.

Gli attori inoltre sono facilitati dai microfoni posti a fine palco per permettere che la voce raggiungesse la platea anche nei dialoghi intimi.

Certamente uno spettacolo interessante, ma come ogni sfida anche questa ha avuto le sue difficoltà.

Carlo Cecchi LA DODICESIMA NOTTE-photo-by-Alessandro-CecchiLa traduzione della poetessa Patrizia Cavalli rende il taglio musicale che Cecchi ha dato alla commedia, grazie a delle frasi che spesso sembrava in rima. Tuttavia può risultare difficile da seguire in certi casi, soprattutto quando dai palchetti non si riescono a sentire le parole degli attori, perché girati di spalle dalla piattaforma. La pedana girevole, inoltre, è sfruttata bene in alcuni momenti e meno in altri: nella scena della taverna tra Sir Toby, Sir Andrew e il buffone Feste sembrava quasi che il vorticare della pedana richiami all’ubriacatura dei due personaggi che ascoltano il buffone mentre canta una canzone; mentre un’altra volta è adoperata semplicemente per camminare sul posto. Queste sono piccolezze, come l’ingresso della siepe portata in scena con poca cura, che tuttavia possono debilitare lo spettacolo. Mentre è molto interessante lo stratagemma della botola sotto il palco che rappresenta la “prigione” dove il personaggio di Malvolio è stato rinchiuso perché ritenuto pazzo, e dalla quale avviene un bel dialogo tra Dario Iubatti e Carlo Cecchi. Per non parlare delle parti cantate dal Buffone Feste che non provocano tanto il riso, quanto un divertimento amaro forse cercando un effetto di straniamento.

Quindi la sfida della dodicesima notte si conclude con alcuni trionfi per questa compagnia di professionisti, che hanno cercato di rappresentare, con più o meno difficoltà, una delle opere mature del Bardo. Forse i problemi maggiori sono stati provocati dalle tempistiche delle prove: spesso per questioni di soldi gli spettacoli vengono preparati in pochi giorni e il tutto viene affidato alla bravura degli attori e dei registi che, essendo umani, in qualche replica possono commettere errori.

 Daniele Matronola

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