Un bello et vago giardino. Il Museo e l’Orto Botanico di Pisa

PISA – Se durante queste calde giornate estive volete fuggire dalla folla multietnica che in Piazza dei Miracoli cerca di sorreggere la Torre Pendente con mani, braccia, teste e anche piedi (giuro, l’ho visto con i miei occhi!), sorridendo stupidamente davanti a un cellulare, non dovete far altro che girare in via Santa Maria e dopo pochi metri svoltare a destra nella brevissima via Luca Ghini. Vi troverete davanti a un grande cancello e alle antiche mura dell’Orto Botanico, un luogo sconosciuto ai più e snobbato dai turisti, ma di una bellezza calma e sospesa: siete nel centro di Pisa, ma i rumori sono lontani, mentre potete ascoltare il fruscio delle foglie degli alberi secolari e i richiami degli uccelli che vi vivono.

orto botanico

La nascita dell’ Orto Botanico risale alla prima metà del 1500, per opera e merito di Luca Ghini, insigne medico e filosofo, che il Granduca Cosimo I chiamò da Bologna a insegnare a Pisa. Il Granduca voleva dare nuovo lustro all’università pisana, che nel 1543 era stata riaperta dopo otto anni d’inattività. Giunto a Pisa, Ghini chiese e ottenne un terreno sulla riva destra dell’Arno, vicino all’Arsenale Mediceo, dove poter impiantare un giardino utile e bello, luogo di studi e diletto, dove si potesse insegnare osservando direttamente la natura. In pochi anni l’orto divenne così famoso che le sedi delle più prestigiose università europee ne vollero uno proprio. Quello che vediamo oggi però non è lo stesso orto impiantato da Ghini, perché nel 1563, per ampliare l’Arsenale, le piante furono trasferite in un terreno annesso al convento di Santa Marta, e quando anche questa sistemazione si rivelò non adatta, il Granduca Ferdinando I trovò una sede definitiva acquistando nel 1590 il vasto terreno in Via Santa Maria, dove l’Orto Botanico si trova ancor oggi. Insieme all’Orto (Hortus vivus), Ghini intraprese la prima collezione di piante essiccate (Hortus siccus), così da disporre in ogni stagione di materiale per l’osservazione diretta. Nel 1830 la collezione contava 14.000 specie, mentre oggi l’erbario pisano mette a disposizione degli studiosi ben 300.000 campioni. Dal 1591 nella nuova sede furono ospitate anche collezioni di curiosità e rarità botaniche, minerali e animali, libri, quadri e ritratti, insomma una vera e propria Wunderkammer, che è stata ricostruita nel delizioso Palazzo delle Conchiglie che oggi ospita il Museo Botanico.

Prima di entrare nel Museo però vi consiglio di girovagare senza meta nel giardino: bello in ogni stagione, in questo momento vi è fiorito un albero meraviglioso, il Rus Cotinus, che io chiamo albero delle nuvole perché ha delle infiorescenze morbide e dalla forma non definita fra il bianco e il rosa tenue. L’albero fa un arco sopra uno dei tanti sentieri dell’orto, ed è bellissimo fermarsi sotto e guardare all’insù: è come se uno stuolo di piccoli cumuli si fosse impigliato nei rami, il sole gioca fra queste leggere infiorescenze che assumono toni rosati e leggermente dorati, come nuvole al tramonto, insomma, uno splendore!

Avviandovi verso il Palazzo delle Conchiglie troverete poi un’antica e magnifica Magnolia Grandiflora, sotto i cui grandi rami c’è una piccola panchina dove riposarsi. L’altro giorno nel fresco della sua ombra c’era una giovane coppia inglese che si abbracciava: gli Orti Botanici sembrano favorire l’amore e i sentimenti positivi, iniziate a frequentarli!

Ora cercate il grande esemplare di Ginkgo Biloba: piantato nel 1787, è stata la prima pianta di questo genere a essere introdotta in Italia. Guardatela con rispetto, è sopravvissuta a guerre e temporali. Il Ginkgo è una pianta magnifica, dalle speciali foglie a ventaglio che in autunno diventano di uno stupendo giallo oro. Pianta antichissima, superstite della flora prestorica, fu riscoperta in Cina nel XVIII secolo e fu subito amatissima in Europa, tanto che J.W. Goethe la studiò, la dipinse, e ne fece il soggetto di una sua poesia.

Il giardino nasconde poi molte altre meraviglie: una Quercia della Virginia piantata nel 1829, una Washintonia Filifera alta trenta metri, un romantico boschetto di bambù, il Giardino dei Semplici con molte piante medicinali, la piccola serra della meta del XIX secolo con le piante da climi caldi: caffè, tamarindo, orchidee e bromelie tropicali. E ancora la serra della Victoria (ninfea tropicale con foglie giganti e fiori dall’intenso profumo), piccole vasche con i Fior di Loto, Araucarie centenarie, alberi della canfora, magnolie denudate che all’inizio della primavera si ricoprono di grandi, stupendi fiori bianchi sui rami ancora spogli, cactacee che fioriscono meravigliosamente solo per poche ore, antiche camelie, e ben trecento varietà di salvia.

Cercate fra i vialetti la pianta che preferite, e tornate a ogni stagione per vedere come cambia. Ogni pianta vive più momenti di incanto, non solo quando è fiorita: c’è il periodo delle gemme, quello delle foglie e quello in cui restano solo i rami senza ornamenti, spesso di una bellezza sottile da osservare con attenzione. Non fermatevi mai alla prima osservazione di una pianta, più la guardate più ne scoprirete l’essenza, e anche nella più piccola potrete ritrovare la grandiosità della natura.

orto botanico pisa

Dopo aver scelto la vostra pianta del cuore, siete pronti per le stanze del Museo Botanico, riaperto da poco al pubblico dopo un bell’intervento di restauro. Il Museo è ospitato nel cosiddetto Palazzo delle Conchiglie, chiamato così perché ha una magnifica facciata del 1751, completamente decorata da conchiglie, spugne fossili e sassi colorati che formano finte lesene, architravi, timpani, e un magnifico stemma con le insegne dei Lorena e dei Medici. All’interno sarete colpiti dall’antico portone d’ingresso del Giardino: è del XVI secolo, realizzato in noce e ripartito in quattro riquadri, scolpiti con alcune delle piante più rappresentative del giardino, fra cui la Fritillaria Imperiale, diventata il simbolo dell’Orto Botanico. Poi perdetevi osservando gli oggetti raccolti nella stanza delle meraviglie, vi troverete i Naturalia, gli Artificialia e i Curiosa, tipici delle Wunderkammer del XVI e XVII secolo, c’è perfino un piccolo caimano appeso al soffitto! Proseguite osservando i numerosi ritratti dei prefetti e dei direttori che si sono susseguiti nella direzione del giardino, quasi tutti raffigurati con in mano una pianta, un fiore o un libro con tavole botaniche e, spiace dirlo, quasi tutti un po’ bruttini!

Salendo al primo piano potrete ammirare antichi libri ed erbari, riproduzioni ottocentesche in ceroplastica di funghi e frutta, perfettamente restaurate, vecchie stampe botaniche, tavole didattiche, e attrezzi per l’essiccazione, la conservazione e l’annotazione dei campioni raccolti sul campo. Leggete l’affascinante storia del Jasminun Sambac Granduca di Toscana, l’inebriante gelsomino indiano portato da Goa per ordine del Granduca Cosimo III dei Medici, che se ne era innamorato, e che lo fece coltivare in serre appositamente riscaldate. Alla sua corte, per merito del medico e naturalista Francesco Redi fu ideata la cioccolata al profumo di gelsomini, una sorta di cioccolata modicana fatta con zucchero, fave di cacao tritate e, messi a strati, i profumatissimi gelsomini che le davano un aroma unico. La ricetta fu mantenuta nel più assoluto riserbo, una sorta di segreto di stato, e anche la coltivazione dei gelsomini per più di un secolo fu di esclusiva proprietà della corte. Ora si può coltivarli liberamente, ma se pensate di farlo sappiate però che sono piante molto delicate, che richiedono attenzione continua. Vi ripagheranno però con fiori opulenti, dal profumo unico e raro, colmo di suggestioni orientali.

Tutto il complesso dell’ Orto Botanico è però fonte di suggestioni, entrateci almeno una volta e i profumi, i silenzi e i colori vi affascineranno, e sarete finalmente lontani dalla pazza folla.

Con l’orario estivo il museo e l’Orto Botanico sono aperti tutti i giorni dalle 8.30 alle 20. L’ingresso costa 4 euro, all’interno sono in vendita semi e piccole piante, e sono organizzati regolarmente seminari di pittura botanica. Per i residenti è possibile un abbonamento annuo.

Claudia Menichini
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