Generi di tabù. Le hijras e il binarismo sessuale

E’ difficile  definire cosa sia un tabù quando di parla di sessualità. Passati gli anni, turbolenti, del perbenismo e della borghesia vittoriana oggi sembra assurdo dover ancora trattare tematiche come quelle che escludono dal panorama sociale alcune pratiche o modi di pensare o di, peggio ancora, di essere. Ma in realtà qualcosa ancora deve essere del tutto messo a nuovo. Come le concezioni riguardanti genere e sesso e soprattutto i personali utilizzi che ognuno di noi ne fa: si pensi ai feticismi, alle parafilie, oppure alle transizioni sessuali.

Elencando uno per uno i presupposti che danno vita ad un tabù, in fondo, ci si rende conto di quanto sia del tutto privo di fondamento pensare che nascondere, sottintendere o, meglio ancora, celare la realtà agli occhi di un qualsivoglia giudice possa rendere meno ansiosi rispetto alla performance da compiere agli occhi della società. E oggi più che mai è necessario affrontare un tema scottante che ha riscosso il giusto interesse per la critica letteraria, antropologica, religiosa, politica e quotidiana: quello riguardante il famigerato Gender. Sì! Ne abbiamo sentito parlare parecchio, soprattutto in relazione alle sommosse alzate da vari genitori intimoriti dal Gender. Pare stia entrando nelle scuole, si stia facendo avanti sotto mentite spoglie e voglia mettere in testa ai nostri figli che il sesso, la sessualità, il genere siano solo invenzioni fantascientifiche codificate da un sistema di freaks che cerca in tutti i modi attuare metodi escatologici per giustificare finalmente la propria anormalità.

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Dal senso del magico al tabù. Viaggio intellettuale con Ernesto De Martino

Impegnato nella riscoperta dei capisaldi della civiltà occidentale, lo storico Ernesto De Martino (Napoli, 1° dicembre 1908 – Roma, 9 maggio 1965) ne coglie i momenti di crisi e di rottura, segnalandosi per la distanza dai propri stessi maestri: la scuola storico-religiosa di Adolfo Omodeo (1889-1946) e a quella filosofica di Benedetto Croce (1866-1952). La lettura crociana della storia, infatti, è quella di un «teatro di antagonismi perpetui»:  scenario in continua evoluzione, sottoposto a fluttuazioni utili allo sviluppo dello Spirito dell’Uomo. L’utile contaminazione di De Martino con l’esistenzialismo e il materialismo marxista –con un percorso che giungerà alla maturazione del concetto di etnocentrismo critico in un periodo più tardo- rende lo storico molto più profondo nell’analisi dell’Occidente in via di disfacimento.

Il Mondo Magico è il prodotto di una serie di scritti sulla realtà dei poteri magici, sul problema della conoscenza, sul magismo, sui fenomeni paranormali che vanno dal 1941 al 1945 e sono pubblicati per la casa editrice Einaudi nel 1948. L’autore, oltre a tracciare un metodo di approccio alla questione del magismo, propone una visione della magia come intervento, favorito dall’uomo, utile a riscattare la fragile esistenza dell’individuo nel mondo. L’indagine si snoda nei meandri della psiche umana, nel suo rapporto con le rappresentazioni culturali collettive, nel dramma persistente della presenza nel mondo, nel ricorso ai poteri magici, «eventi inclusi nella decisione umana»: scandalosa constatazione per la cultura occidentale. La risposta non si farà attendere: Mircea Eliade (1907-1986), con Scienza, idealismo e fenomeni paranormali, muoverà a De Martino l’accusa di aver reso equivalenti i fenomeni magici, emblemi, a parer suo, della autenticità storica, a quelli paranormali, come la schizofrenia, che segnerebbe il distacco dell’individuo dalla comunità e dal suo determinato impianto storico-culturale.

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