L’attesissimo Simon Boccanegra

Intervista al regista Lorenzo Maria Mucci

In una Genova notturna della metà del 1330, sta per essere eletto il nuovo rappresentante del popolo. Due fazioni si contendono il potere: l’aristocrazia da un lato e il popolo e i mercanti dall’altra. Simon Boccanegra, famoso corsaro della Repubblica genovese, accetta, dopo molte insistenze, di essere eletto, con  un colpo di mano contro gli aristocratici, Doge di Genova. Quella stessa notte scoprirà che la donna da lui tanto amata è morta.

10922522_886606631434078_5832736297565129584_nInizia così una delle opere più amate di Giuseppe Verdi, su libretto di Francesco Maria Piave (con aggiunte e modifiche di Arrigo Boito) tratto dal dramma omonimo di Antonio Garcia Gutiérrez.

Con questa opera inaugura il 10 e 11 ottobre prossimi la nuova stagione 2015/16 del Teatro Verdi di Pisa. C’è una grande attesa in città per questo capolavoro verdiano che non va in scena a Pisa da oltre 15 anni, ed anche il cast si presenta di altissimo livello, a tal fine citiamo soltanto Stefano Antonucci/Elia Fabbian nelle vesti del protagonista, Valeria Sepe / Ilona Mataradze nel ruolo di Amelia e nel ruolo di Fiesco Andrea Concetti/Roberto Scandiuzzi il cui successo internazionale è dovuto proprio all’interpretazione dello stesso personaggio fatta al Covent Garden sotto la direzione di Georg Solti.

Il melodramma in un prologo e tre atti è un nuovo allestimento del Teatro di Pisa in coproduzione con il Teatro del Giglio di Lucca, il Teatro Goldoni di Livorno e il Teatro Sociale di Rovigo.

Per avere qualche anticipazione sulla produzione e sull’allestimento, in assoluta anteprima abbiamo intervistato il regista Lorenzo Maria Mucci.

Lorenzo Maria Mucci, tu sei un regista da tanti anni, ma solo da pochi hai iniziato a dirigere anche l’opera lirica, perchè e come ha avuto inizio il tuo rapporto con la lirica?

In realtà è un rapporto iniziato presto come spettatore e ancor prima come ‘ascoltatore’. In casa mia non si ascoltava musica né si andava a teatro ma io ero molto attratto non so perché da questo mondo. Da ragazzo frequentavo il loggione per la prosa e i concerti organizzati mi pare dalla Gioventù Musicale. Appena riuscii ad accaparrarmi un impianto stereo decente tra le prime cose che comprai c’era un cofanetto del Rigoletto. Era una vecchia registrazione live degli anni ’50 al Metropolitan che ancora conservo. Forse lo comprai perché avevo letto una biografia (un po’ romanzata per la verità) di Verdi. Poi venne Aida, Gounod e via così. Dopo tanti anni (ormai il teatro era la mia professione) ho cominciato a insegnare recitazione ai cantanti nei corsi di alta formazione musicale del Teatro Verdi e alla fine (dopo qualche occasione mancata) mi è stata affidata la regia del ‘Falcone e Borsellino’ nella stagione 2012/2013. Ho diretto poi alcune opere da camera e ora ecco il Simon Boccanegra. Colgo l’occasione per ringraziare della fiducia accordatami il Direttore artistico e il Teatro.

11885339_1486934971619757_5705676073188182008_nPuoi dirci quali sono le maggiori differenze, registicamente parlando, tra lirica e prosa? Ci sono maggiori difficoltà nell’una o nell’altra, e quali sono le diverse soddisfazioni?

La differenza è una: la musica. Nell’opera la musica è drammaturgia. Nella prosa, anche quando assume un ruolo importante, è comunque, se non di contorno, un elemento al pari di altri. Non si può fare una regia lirica se non si entra nei meccanismi della drammaturgia musicale. In Verdi poi questo aspetto è portato all’ennesima potenza. Le difficoltà ci sono in un campo e nell’altro. Possiamo dire che nella lirica, visto il numero maggiore di artisti che concorrono al risultato finale, è necessario avere alle spalle un’organizzazione robusta

Sono molti i registi oggi che lavorano sia nella lirica che nella prosa? E nel passato se ne ricordano?

Non sono in grado di dare una casistica precisa però non è inusuale, basti pensare a Emma Dante che ha diretto Carmen a La Scala qualche stagione fa o più recentemente all’Aida di Peter Stein sempre a Milano (per rimanere in Italia). Per il passato come non ricordare Giorgio Strehler che proprio a La Scala firmò nel 1978 un’edizione storica del Simon Boccanegra con l’orchestra diretta da Abbado (ma credo che avesse iniziato ben prima, agli inizi degli anni ’50).

Parliamo dell’opera tanto attesa, il Simon Boccanegra, senza svelare troppo ovviamente, puoi dirci come l’hai interpretata, che tipo di scelte hai effettuato?

La linea di interesse principale per me è lo scontro tra pubblico e privato, tra il desiderio di felicità individuale e le necessità, anche crudeli, della gestione del potere. Simone si trova in qualche modo incastrato in questo scontro e ne paga il prezzo prima con una solitudine lunga 25 anni e poi con la vita. Solo il mare riesce a dare sollievo a Simone. Perde il mare quando accetta di confrontarsi con il potere nella speranza (poi delusa) di trovare la propria felicità cioè sposare Maria, la donna che ama e con cui ha avuto una figlia. Tutto il suo essere dipende dal mare: la sua qualifica, la sua identità, l’esercizio del suo potere può essere in relazione al mare. Lo cercherà infine come estremo conforto negli ultimi attimi di vita dopo aver ritrovato la figlia perduta. Tutto questo è già nella musica di Verdi ed è lì che la mia regia scava per trovare gli elementi necessari alla scena

Il pubblico quindi deve aspettarsi una rappresentazione classica o una rivisitazione contemporanea?

Rispondendo toglierei la sorpresa al pubblico. Un po’ di curiosità nell’attesa non guasta. Sappiamo però quanto moderno sia il pensiero di Verdi e quanto certe passioni siano immutabili nel tempo

image-15-09-15-10-00L’opera si sta costruendo, nel vero senso del termine, in questi giorni, Emanuele Sinisi (scenografo), Massimo Poli (costumi), Michele Della Mea (luci) hai già lavorato con loro? 

E’ la prima volta che lavoro con Emanuele. Ho deciso di rivolgermi a lui dopo aver visto i suoi lavori precedenti. Nel disegnare le scene ha il tipo di ‘segno’ che cerco. Ci siamo trovati subito in sintonia e siamo arrivati a definire la struttura dello spazio scenico molto velocemente. Con Massimo e Michele ci conosciamo e lavoriamo insieme da molti anni. Con loro è sempre un ritrovare una piacevole complicità artistica

Chi ti conosce sa che affronti ogni tuo lavoro con acribia e con uno studio meticoloso, in tutti questi mesi cosa hai scoperto e amato di più nel Simon Boccanegra?

Ho scoperto delle sfumature che non conoscevo, soprattutto nei personaggi. E ho continuato ad amarne la musica.

Maf

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