Narrar Stupendo, il ciclo di incontri targati Il Fortino

Marina di Pisa – La vita associativa del Circolo Arci Il Fortino a Marina di Pisa è vivace e coinvolgente e le loro proposte spaziano da attività sociali e di supporto alla comunità, ad attività ludiche e ricreative per i soci, a interessanti proposte culturali per la cittadinanza, che spesso richiamano il pubblico anche dalla città. Il fil rouge che unisce tutte le diverse iniziative del Circolo è il cibo. La proposta culinaria non manca mai e il Circolo aderisce da anni alla filosofia di Slow food e del cibo a km zero per ” un Circolo che si avvicina al cibo buono, pulito e giusto”.

Oggi abbiamo deciso di approfondire con il presidente Fabiano Corsini una recente iniziativa culturale, (siamo alla seconda edizione) che ci sembra degna di nota: Narrar Stupendo.

Presidente, Il Circolo Arci il Fortino di Marina di Pisa è indubbiamente tra i più attivi e dinamici dei circoli arci della zona e ha proposte di vario genere. Come Tuttomondonews vogliamo concentrarci sulle attività culturali e su una in particolar modo: il ciclo Narrar Stupendo. Quando nasce questo vostro format e come siete arrivati a formulare questa idea?

«Narrar Stupendo è alla sua seconda edizione. Il format è un po’ come l’uovo di colombo: al Fortino abbiamo la fortuna di avere la frequentazione e la collaborazione di molti artisti, docenti, ricercatori e simili. Tutte persone capaci di raccontare qualcosa e con la voglia di farlo. Così abbiamo pensato di chiedere di salire sulla nostra piccola pedana e raccontare».

Ci piacerebbe che raccontasse ai lettori di Tuttomondonews che cos’è Narrar Stupendo, quali elementi lo compongono e cosa lo caratterizza

«Concretamente il ciclo di Narrar Stupendo si ispira al teatro di narrazione, ma si tratta di conferenze-spettacolo. Un narratore, non necessariamente un attore, racconta qualcosa e per dare forza al racconto inserisce una serie di incursioni spettacolari: musica, prosa, video. Il prodotto che arriva al palco è un semilavorato, si fa una prova sola perché il risultato finale si costruisce proprio col pubblico. Lo “stupore” degli spettatori viene anche dalla sensazione di “precarietà” dello spettacolo, del suo completarsi proprio mentre viene presentato».

In queste due edizioni quante messe in scena di Narrar Stupendo ci sono state al Circolo Arci Il Fortino?

«In tutto sono 12, di cui 10 sono già andate in scena. ».

Solitamente i soggetti di Narrar Stupendo non sono mai banali né scontati, come vengono scelti?

«La mia scelta è guidata dalla sensibilità di tutti quelli che collaborano con noi e che ci avanzano le loro proposte. In genere si tratta di proposte di una attualità non scontata, non coincidente con le mode del momento e con le offerte dei circuiti teatrali ordinari ».

Narrar Stupendo, prima edizione

Quale tra i passati eventi di Narrar Stupendo ha avuto maggior successo di pubblico e a quale invece lei è maggiormente legato?

«Il lavoro su Tina Modotti, un bel successo che abbiamo dovuto replicare, registrando per due volte il tutto esaurito. Dobbiamo il gradimento alla qualità delle persone che hanno collaborato e alla straordinarietà del personaggio. Poi, premesso che siamo orgogliosi della qualità complessiva, di tutte le 10 proposte fino ad oggi eseguite, sono particolarmente fiero di avere portato al Circolo Il Fortino i testi di Bertolt Brecht e le musiche di Kurt Weill. Qualcuno mi aveva detto che non sarebbe stato possibile, invece lo abbiamo fatto e la sala era piena e entusiasta. ».

Anche per Narrar Stupendo, come per le altre vostre iniziative il momento del cibo e della cena è sempre fondamentale. Perché è così importante? Qual è il valore aggiunto, secondo voi, di questo rituale collettivo del cibo?

«Non so se rituale è la parola giusta, forse si. Del resto la “Comunione” è una mensa, un convivio. In questo senso, noi concepiamo il convivio non come un accessorio che facilita la partecipazione, ma come parte integrante dell’evento. Ricostruire l’unità del convivio (mensa, dialogo, cultura) è anche un modo per contrastare il processo che tende a ridurre lo spettacolo a puro consumo, da fare in solitudine. ».

Veniamo alla stagione 2025 da febbraio a giugno ben 6 rappresentazioni in programma, che spaziano da Bizet a Frankenstein, passando per “David Lazzaretti, il Cristo dell’Amiata” che andrà in scena sabato 7 giugno alle ore 18:00. Chi è Davide Lazzaretti? Anche in questo caso, qual è stata la molla che ha portato alla scelta del soggetto?

Narrar Stupendo, seconda edizione

«Davide Lazzaretti è una figura poco conosciuta, e anche molto fraintesa. Devo dire che la prima volta che ne sentii parlare, e che la sua storia mi affascinò, fu in quegli anni di rivoluzione, non metto le virgolette volutamente, in cui capitava di impegnarsi nella lettura di due tomi fittissimi come quelli del “Proletari senza rivoluzione” di Renzo del Carria, una storia alternativa della vicenda italiana dal Risorgimento al secondo dopoguerra.

Dopo tanti anni, sono tornato a interessarmi di Lazzaretti con l’attenzione e la riflessione puntate su almeno altri due aspetti di quella storia. Il primo riguarda il modo come è morto, meglio il rapporto tra le modalità della sua morte e il modo con il quale Davide Lazzaretti fu protagonista della sua vita. Davide costruisce la propria morte; è consapevole, e lo dice pubblicamente, addirittura intona e fa intonare un canto a quanti lo seguono nella processione che si concluderà con la sua morte. Davide costruisce e interpreta la sua buona morte; buona perché vissuta da protagonista, vittoriosa in qualche modo, perché dimostrazione della verità della sua predicazione e della sua testimonianza. Una morte che conclude la sua vita, ne è il finale proprio, dove morire è un verbo agente, come le morti di Pasolini, del Che Guevara, di Frà Dolcino, e, senza essere blasfemo, quella più nota e clamorosa, del Cristo. Insomma la morte non è né un incidente di percorso, né una morte qualunque e sbagliata come quella di Ivano Ilic nel libro di Tolstoj».

David Lazzaretti è un personaggio dalle mille sfaccettature, come si collega, ad esempio, al movimento risorgimentale?

«Renzo Del Carria, da storico marxista (allora si qualificava così) inquadra il movimento che si sviluppò sulle idee di Lazzaretti, quello dei “giurisdavidici”, assimilandolo al contesto para-risorgimentale, quando l’Unità d’Italia si compie sulle punte delle baionette dell’esercito piemontese, non sempre con il consenso e il plauso delle popolazioni e tanto meno dei ceti subalterni. Nel meridione, ma anche in Toscana e nel nord, ci sono movimenti ostili all’Unità e al nuovo regime, si assiste a un sovversivismo diffuso dove si alleano i filoaustriaci, l’Austria stessa, il clero, il brigantaggio, fenomeno questo che sicuramente non può essere ricondotto esclusivamente al banditismo, che pure si era diffuso come forma di resistenza alle “novità” già ai tempi delle guerre napoleoniche. Ma quello che mi sorprese allora, e che piacque tanto al Del Carria, erano i contenuti sociali della predicazione di Lazzaretti: una sorta di comunismo, si direbbe utopico se non dovessimo subito dopo notare che in quel movimento la propugnazione delle idee innovative fu sempre accompagnata da fatti concreti: creazione di cooperative, messa in comune della proprietà privata, distribuzione degli utili non sulla base delle quote proprietarie ma del bisogno, doposcuola per i giovani, democrazia partecipata ed estesa alle donne».

narrar stupendo - David Lazzaretti

Parliamo dell’evento. Importanti nomi collaborano alla realizzazione della messa in scena. Paolo Giommarelli e Marco Azzurrini, Veronica Risi, Claudio Proietti e Edo Dinelli e ancora Irene Orazini e Ilaria Orselli. Una produzione importante, può raccontare ai nostri lettori qualche anticipazione?

«Questa non è una storia facile da raccontare, del resto non ho potuto vedere come lo ha fatto Simone Cristicchi. Fortunatamente in questa impresa mi aiutano professionisti straordinari, quelli che lei ha citato. Io farò il narratore, ma la storia sarà accompagnata da una sorta di coro recitante , da riproposizione di canti popolari di quel contesto, ma con contaminazioni provocatorie. Il racconto drammatico, oltre che nella sua partitura orale, sarà riproposto in una partitura musicale, con pianoforte e musica elettronica, per accompagnare lo spettatore al dramma finale».

David Lazzeretti è stato profeta, combattente risorgimentale, eretico, giurisdavidista, predicatore. Il suo pensiero e la sua figura sono stati oggetto di studi, libri, spettacoli, documentari. Il vostro spettacolo come vuole inserirsi in ciò che già è stato detto ma soprattutto quale aspetto di questo personaggio così controverso avete deciso di prediligere? Quale David Lazzaretti narrerete? E soprattutto, sarà stupendo?

«Forse prevale nel discorso una sorta di ribellione davanti all’insulto che si continua a recare a Lazzaretti ogni volta che dopo averlo classificato come pazzo o pazzoide, si archivia la sua storia come un prodotto di superstizioni e ignoranza plebea. Lazzeretti dice di fare tutto quello che fa non per decisione sua, ma in ottemperanza a ordini che a lui vengono impartiti durante frequentazioni di emissari di Dio, che a lui appaiono in visione. In epoca vicina, scrittori come William Butler Yeats affermano di aver scritto interi manoscritti sotto dettatura di soggetti “alieni”, e le vite dei santi sono piene di fenomeni di questo genere, di estasi o stati simili, provocati da intromissioni di soggetti alieni , eppure mai si ricorre a liquidare queste storie classificandole come superstizione. Si pensi invece che il cranio di Lazzaretti è stato esposto pubblicamente in un vasetto presso il museo Cesare Lombroso, a Torino, referto lugubre che asseverava una diagnosi di pazzia.

Nel mio lavoro ho voluto “spiegare” questa pazzia riconducendola al contesto, o meglio alla unità con un ambiente, un territorio, una cultura, dove nella coscienza popolare le montagne sono altari, il Monte Amiata stesso, antico vulcano spento, è sempre stato un luogo di confine tra cielo e terra.  L’Amiata respira da sempre di luoghi magici: la Grotta di Merlino, il Sasso della Strega, la sedia del Diavolo, Le foreste di castagni sono “cripte naturali”, dove eremiti e ribelli trovano rifugio. Nelle grotte, come quella dove meditò Davide Lazzaretti, si praticavano riti di purificazione: digiuni, veglie, dialogo con le ombre dei santi contadini. Insomma Lazzaretti e il Lazzarettismo non si spiegano solo con la vicenda della storia del risorgimento, e nemmeno studiando il cranio dei protagonisti. E’ una storia più profonda, che va studiata, e dovremmo cercare di non archiviarla frettolosamente. Quello che sicuramente traspira è una grande voglia di libertà, un anelito insoffocabile a superare le restrizione del secolo e a parlare all’uomo liberandolo dal suo tempo.

Non sarà stupendo, ma sicuramente stupirà. Almeno ce lo auguriamo».

Ringraziamo Fabiano Corsini – presidente del Circolo Il Fortino – per il tempo che ha voluto dedicarci e ricordiamo a tutti i nostri lettori gli ultimi due appuntamenti della seconda edizione di Narrar Stupendo:

  • Sabato 7 giugno ore 18:00David Lazzaretti. Il Cristo dell’Amiata” a seguire cena di pesce
  • Domenica 29 giugno ore 19:00Frankenstein come non lo avete mai letto” a seguire cena di pesce

Prenotazione obbligatoria al numero 050 36195. Costo spettacolo + cena € 27,00

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