Robert Zemeckis conosce bene le sfide e i personaggi dei quattro film di cui parliamo sono messi alla prova continuamente. I protagonisti delle opere di questo autore si ritrovano a sfidare se stessi in maniera inconsapevole, altre volte per mettersi volontariamente alla prova o affrontare qualcun altro. Dalla sua filmografia emerge la predilezione per il genere fantastico o per vite ordinarie che sfociano nello straordinario.
In La morte ti fa bella (Death Becomes Her), film del 1992, Zemeckis racconta la storia di due donne in continua rivalità; le due si conoscono sin dai tempi della scuola, sono entrambe attrici e si detestano. Helen e Madeline sono delle rivali croniche al punto da litigare per un uomo ma solo per dispiacere l’altra. La competizione sfocia in una sfida fatta di colpi bassi e dai toni gotici. Entrambe hanno assunto l’elisir di eterna giovinezza e nel momento in cui realizzano che Ernest, l’uomo del triangolo amoroso, è l’unico che può continuare a preservare il loro aspetto allora si alleano contro quest’ultimo. Zemeckis utilizza i toni della commedia esilarante per raccontare una sfida governata puramente dall’odio e dal risentimento reciproco fra due donne nemiche a tutti i costi. Il regista marca visivamente i miglioramenti corporei delle protagoniste con una continua distruzione di questi ultimi, focalizzandosi sull’aspetto grottesco delle vicende.
Nel film del 1994, Forrest Gump, il regista racconta la storia di un giovane ragazzo dell’Alabama con uno sviluppo cognitivo inferiore alla norma. Forrest non si rende conto delle sue capacità a causa del suo status-quo che lo porta a essere etichettato come “stupido”. Suo malgrado, spronato dalla madre e dall’amica Jenny, il protagonista si ritrova vivere una vita costellata da eventi straordinari come: la conoscenza di John Lennon ed Elvis Presley, diventerà una stella del football, prenderà parte alla guerra in Vietnam e da reduce parlerà a un raduno di hippy, stabilirà un clima di pace tra Stati Uniti e Cina come campione di ping-pong e diventerà poi un imprenditore nel commercio di gamberi. Forrest è un ragazzo chiamato a sfidare la vita in maniera inconsapevole; infatti, il caso e la sua curiosità verso il mondo lo portano a fare cose che qualcun altro reputava impossibili per lui. Questo emerge dai toni utilizzati dal narratore per spiegare la storia; è Forrest stesso, come narratore omodiegetico, a raccontare la sua vita. Con l’illusione di un bambino, Forrest sottolinea gli episodi che lo hanno visto protagonista come del tutto anonimi. L’intenzione di Zemeckis è chiara; il regista fa capire allo spettatore che la vita di Forrest è stata continuamente una sfida contro il suo quadro clinico e il pregiudizio sociale. Grazie ai suoi affetti e al suo potenziale, Forrest diventerà un uomo eccellente.
In Cast Away, Zemeckis, torna a lavorare al fianco di Tom Hanks a sei anni da Forrest Gump. La pellicola del 2000 racconta di un uomo sopravvissuto a un disastro aereo ed è forse tra le più complesse del regista; infatti, i tempi di ripresa si sono protratti a causa dei ciak effettuati alle isole Fiji e per permettere all’attore una drastica perdita di peso. Chuck Noland, come nella migliore tradizione letteraria di viaggio, si trova in completa solitudine su un’isola in pieno oceano. Il protagonista sfiderà se stesso e gli agenti atmosferici in ogni sua forma per quattro lunghi anni; l’arte della sopravvivenza diventerà la necessità primaria sull’isola. Pescare, accendere il fuoco e costruire una zattera sono alcune delle sfide quotidiane che Chuck, uomo d’affari metropolitano, si trova a dover compiere da novello Robinson Crusoe. Il regista affonda l’occhio della macchina da presa proprio sul calvario corporale e sullo sforzo fisico che diventa psicologico per il naufrago.
The Walk, del 2015, è l’ultimo film di Robert Zemeckis. Il regista trae il soggetto dalla vera storia di Philippe Petit, funambolo e giocoliere, che nel 1974 attraversò le Torri Gemelle su un cavo d’acciaio e senza nessuna protezione. Anche in questo film il narratore è lo stesso protagonista che con i toni dell’irriverenza racconta la sua grande impresa. Il Philippe dei primi anni a Parigi sembra il figlio diretto di un giovane Méliès ma a differenza di quel Forrest Gump è completamente consapevole della sua tempra e del suo talento. Philippe è ambizioso e deciso nei suoi obiettivi, dopo ogni esibizione conclusa è sempre pronto alla successiva. Il protagonista programma al millimetro ogni sua impresa e la vive come una sfida nei confronti del suo corpo, della sua psiche e delle sue naturali possibilità.
In questi film di Robert Zemeckis emerge in maniera chiara un dato: ogni personaggio è guidato, in maniera consapevole o meno, verso un miglioramento o un cambiamento della propria condizione naturale. Questo processo è vissuto dai protagonisti dei suoi film come una sfida da affrontare in maniera inesorabile; infatti, ogni personaggio zemecksiano si aggrappa alle proprie capacità per migliorare se stesso o distruggere il prossimo. Attualmente il cineasta americano sta lavorando a un thriller con protagonista Brad Pitt ambientano durante la Seconda guerra mondiale, un’altra sfida quasi assicurata.
Antonio M. Zenzaro
- La narrazione antologica di American Horror Story - 31 Ottobre 2016
- The social network e Citizenfour. Le interazioni nell’era digitale - 1 Ottobre 2016
- Tutti vogliono qualcosa. Il ritorno di Richard Linklater - 15 Luglio 2016