Museica Tour, pregi e difetti di un live show
Museica Tour, il tour dell’ormai sesto album di Caparezza, si presenta come il più maestoso ed elaborato che l’artista abbia mai affrontato. Scenografie imponenti, maxi-schermi alle spalle, oltre alle scenette e agli ammennicoli che già da diversi anni siamo abituati a incontrare nei suoi concerti.
Il live del Museica Tour è però diverso dai precedenti: gli intramezzi sulle canzoni prendono quasi il sopravvento, i suoni sono più compressi (anche per colpa dei volumi bassi, dovuti alla location in Piazza dei Cavalieri) e il live è più costruito.
Già dal tour di “Habemus Capa” i concerti di Caparezza avevano iniziato a differenziarsi per il forte aspetto teatrale e recitativo. Era però un recitato più spoglio, istintivo, d’intrattenimento schietto, che non aveva alcuna pretesa di dominare l’aspetto musicale: le canzoni scorrevano una dietro l’altra con poche pause, dedicate a qualche battuta e riflessione.
In “Museica Tour”, forse per via di dei sensi di colpa dovuti all’aver fatto un album concepito per il ritornello danzante e cantabile, lo show acquista un carattere per metà recitativo e teatrale: ogni canzone ha una scenetta introduttiva, dove vengono citati pittori, artisti, fatti di cronaca e si fanno pure battute e sketch. Il live diventa quasi una lezione, dove ogni brano ha un preludio che ti spinge alla riflessione: caratteristica interessante, perché le critiche del Capa sono sempre corrette, le sue osservazioni sullo stato attuale delle cose taglienti come le sue liriche
Il problema è il ritmo del concerto, che viene invece spezzato di continuo, senza lasciarlo mai esplodere, sempre ritornando alle parole ogni qualvolta la danza prendeva il sopravvento.
E’ quindi un concerto più noioso rispetto ai precedenti, perchè nonostate gli splendidi video e le splendide scenografie adottate dal Capa, le scenette non riescono a prendere quanto le canzoni, e non sono ciò che si aspetta un individuo che va ad un concerto.
Per un live così lento, mi chiedo perchè Caparezza non abbia allora preferito concepire un disco più cantautoriale e riflessivo, meno alla ricerca del ritornello e più Gaberiano; perchè non si sia avvicinato di più nelle sue canzoni ad un panorama di Teatro-Canzone, al quale dichiara di ispirarsi, ma dal quale con le sue canzoni dal ritornello esplosivo un pò si distanzia, formando questo continuo contrasto tra una serietà di presentazione ed un ilarità spensierata nelle sue melodie. Il live è “invecchiato” o quantomeno riflessivo ma le canzoni no.
Caparezza però è sempre un grande, è arrivato al sesto album mantenendosi sempre sulle proprie posizioni, e proponendo sempre live sperimentali e moderni.
Tutti quanti prima o poi invecchiano, le etichette invece non invecchiano mai….
Bernardo Sommani
Foto di Luca Passerotti
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