L’Inferno è sempre, sempre interessante ed il Paradiso è sempre, sempre noioso. A Tv Dante all’Arsenale

PISA – A Tv Dante, Cinema Arsenale, 26 maggio 2017

Danteprima”, il festival dantesco ideato da Marco Santagata, in programma dal 25 al 28 maggio in luoghi iconici di Pisa, è sbarcato al Cinema Arsenale per una serata speciale dedicata a Peter Greenaway con la proiezione del video A Tv Dante: the Inferno – (Cantos I-VIII). Gli 8 episodi, realizzati nel 1989 su commissione della tv britannica Channel 4, in collaborazione con l’artista Tom Phillips, rappresentano la trasposizione dei primi otto canti dell’Inferno di Dante nei quali l’elettronica si fonde alla video-arte e al cinema sperimentale tipico del regista. L’evento è stato introdotto dalle parole della docente universitaria Sandra Lischi e da una video intervista realizzata dallo staff del cineclub pisano a Greenaway.

A Tv Dante, come ha ricordato la prof. Sandra Lischi durante l’intervento introduttivo, si ricollega in modo armonico agli eventi pisani visto che questo prodotto televisivo di Greenaway e Phillips fu oggetto di un corso universitario nel 1991, corso che serviva a sviscerare e analizzare gli aspetti cinematografici, televisivi, teatrali e letterari di questi otto canti della durata di 11 minuti ciascuno. A Tv Dante è una miniserie realizzata tra il 1985 e il 1989 per Channel 4, un’emittente britannica che obbligatoriamente doveva trasmettere alcune ore di trasmissioni a carattere sperimentale. Originariamente il progetto doveva coinvolgere l’intera Divina Commedia ma il progetto di Greenaway e Phillips si arenò all’ottavo canto perché l’impresa era lunga e costosa; si tentò nel 1991 di affidare altri sei canti a Raoul Ruiz (IX-XIV) ma dopo questo tentativo la storia di A Tv Dante finì.

Questi otto canti, sostiene la docente pisana, «sono diventati un prototipo di televisione artistica, innovativa e sperimentale». A Tv Dante riesce a inserire in un prodotto televisivo – creato a scopo divulgativo, da mandare in onda in prima serata per un pubblico inglese che non conosce Dante come il pubblico italiano – una ricchezza artistica e figurativa di grande importanza. L’utilizzo del piccolo schermo è per Greenaway un vantaggio visto che secondo lui il piccolo schermo si percorre rapidamente con gli occhi mentre il grande schermo rischia di essere dispersivo. Il piccolo schermo così viene invaso continuamente da riferimenti iconografici, visivi, schermi negli schermi, finestre che si aprono per fare le veci delle note a piè di pagina. La storia dell’arte è per Greenaway un serbatoio immenso (Masaccio, Francis Bacon, la pop-art, la body-art) di immagini, ma non solo. Come ricordava bene Giovanni Bogani nel suo Castoro dedicato al regista, Greenaway utilizza la storia dell’arte e la tecnologia allo stesso modo, ovvero trattandole come se fossero delle mitologie.

Un altro elemento importante di A Tv Dante è l’attualizzazione del testo dantesco. «Se Dante parlava di personaggi del suo tempo, continua Lischi, come si può fare noi per restituire questo afflato? Possiamo parlare delle cose del nostro tempo e vicine all’immaginario dello spettatore televisivo di oggi». Dunque nel video sono presenti spezzoni di film, documentari, cinegiornali, immagini ecografiche e meteorologiche. I personaggi sono quelli del nostro tempo come Giovanni XXIII, Pio XII, Mussolini, i deportati nazisti. A livello visivo e sperimentale, A Tv Dante è importantissimo per il linguaggio estremo televisivo che veniva dato “in pasto” al pubblico generalista, un linguaggio che si muove in direzione opposta a quello classico cinematografico. Gli attori che interpretano Dante e Virgilio (Bob Peck e John Gielgud) utilizzano lo sguardo in macchina in stile presentatore televisivo. Il rapporto con la video-arte è enorme: ci sono coloriture, solarizzazione ed effetti d’avanguardia che guardano alla sperimentazione visiva che è sempre stata una peculiarità dello stile cinematografico-pittorico di Peter Greenaway.

Greenaway, intervistato nella torre del Conte Ugolino, ha parlato del parallelismo dell’importanza di Shakespeare e della Bibbia di Re Giacomo per la lingua inglese e di Dante per l’evoluzione della lingua italiana: «non esiste una lingua italiana, la vostra lingua è sostanzialmente fiorentino ed è stata praticamente creata da Dante Alighieri nella Divina Commedia. Non so se gli italiani sono d’accordo con questo». L’interesse multidisciplinare verso Dante arrivò nei primi anni della sua carriera quando «mi ricordo di essere stato affascinato dalla versione illustrata da Botticelli dell’Inferno dantesco […] poi, probabilmente alla fine degli anni ’70, quando stavo lavorando per la BBC, conobbi il pittore inglese Tom Phillips il quale era appassionatamente interessato in quello che possiamo descrivere come un “Dante illustrato”». Il regista ha raccontato della difficoltà di trovare un modo per visualizzare l’universo di Dante in un modo non particolarmente accademico, adatto da un pubblico più ampio, meno colto, e le difficoltà legate al budget. Sul suo collega di progetto ha dichiarato che: «Tom Philips, nonostante abbia una reputazione da pittore contemporaneo, ha avuto una formazione accademica molto rigorosa essendo stato uno studente dell’Università di Oxford». A distanza di 28 anni dall’uscita di A Tv Dante, Greenaway non disconosce assolutamente il suo operato però, ma lo analizza con gli occhi di una persona più adulta, «farei un uso più libero e innovativo del linguaggio e proverei a dargli un taglio più popolare […] anche Botticelli aveva un pubblico commerciale». C’è molta vicinanza tra la concezione dottrinaria di Dante e lo stile cinematografico di Greenaway: «non sono realmente interessato alla narrativa. Penso che il cinema sia un mezzo poco narrativo e con mio sgomento, delusione e malinconia noi fondamentalmente non abbiamo un cinema basato sulle immagini, abbiamo un cinema fortemente basato sul testo letterario e questo penso sia una tragedia assoluta […] penso che tutti coloro che scrivono per il cinema andrebbero uccisi».

Tomas Ticciati
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