Jason Samuels Smith: conversazione sulla tap dance di ieri, oggi e domani

Dopo la nostra introduzione al mondo del musical il nostro viaggio prosegue intervistando uno dei nomi più importanti nell’attuale panorama della tap dance.

Intervista a Jason Samuels Smith

Jason Samuel Smith

Photo by courtesy of Jason Samuels Smith.

Oggi, nel mondo della tap dance, uno dei nomi di riferimento a livello mondiale è quello di Jason Samuels Smith, ballerino di tap, coreografo e regista americano.

Figlio dei ballerini e coreografi di jazz Sue Samuels e Jo Jo Smith, Jason cresce e frequenta l’ambiente della danza già da bambino. I genitori insegnano a New York City in quello studio da loro fondato che, da Jo Jo’s Dance Factory, diventerà poi l’odierno Broadway Dance Center. Tra i suoi successi annovera titoli come Bring in Da’Noise Bring in Da’Funk, Imagine Tap e India Jazz Suites. Più recentemente è ospite nella trasmissione televisiva So You Think You Can Dance, è tra i ballerini di Thank You Gregory: A Tribute to the Legends of Tap ed è apparso in un documentario di rilevanza internazionale su Fred Astaire.

Accanto al suo lavoro professionale Jason si occupa di sostenere organizzazioni umanitarie come Dancing Responding to Aids e Tap Into A Cure. Nel 2003 Jason vince un Emmy e un American Choreography Award per il numero di apertura del Jerry Lewis/MDA Telethon in un tributo a Gregory Hines. Nello stesso anno riceve un riconoscimento dalla città di Los Angeles per aver creato il primo Los Angeles Tap Festival. Nella lunga lista di premi annovera anche il President Kenny Award, e, nel 2007, il Gregory Hines Humanitarian Award.

Tra gli obiettivi di Jason troviamo la promozione del rispetto per il tip tap come forma d’arte, l’intento di creare opportunità per i ballerini di tap, e il fornire una guida attraverso il suo ruolo di ambasciatore del tap nel mondo. Ed è proprio con l’intento di far conoscere il suo percorso verso un pieno riconoscimento della tap dance come forma d’arte, con la sua duplice forma di danza e percussione, che nasce questa intervista.

Jason Samuels Smith, cominciamo con la prima domanda. Cosa significa per lei Tap Dance e che cosa ama di questo tipo di danza?

«Tap Dance significa completa libertà di creazione ed espressione, in una delle più autentiche forme di danza. Vuol dire comunità, mentorship, famiglia, linguaggio, cultura, rivoluzione».

Quali sono i suoi spettacoli preferiti in cui lei ha danzato durante la sua carriera e perché?

«Sono stato fortunato per aver preso parte in così tanti spettacoli nella mia vita. Tra quelli che risaltano sicuramente come non citare Bring in Da’Noise Bring in Da’Funk, Soul Possessed, Imagine Tap!, India Jazz Suites, And Still You Must Swing. Tutti questi spettacoli sono stati sfide per me in molti modi differenti e mi hanno cambiato come artista. Sento che questi spettacoli e tanti altri mi hanno aiutato a crescere».

Quali sono i suoi tap dancers (ballerini di tip tap) preferiti e qual è il suo film di tip tap preferito?

«Ho così tanti tap dancers preferiti ma comincerò con persone del calibro di Gregory Hines, John Bubbles, Baby Laurence, Chuck Green, Jimmy Slyde, Baby Edwards, Lois Bright, Clayton Peg leg Bates, The Nicholas Brothers, The Four Step Brothers, Dianne Walker… Il mio film di tip tap preferito è Tap (n.d.a il film è uscito in italia nel 1989 con il titolo Tap – Sulle strade di Broadway, tra gli attori troviamo Gregory Hines e Sammy Davis Jr)».

In che cosa la Tap Dance di oggi è cambiata rispetto a quella di qualche anno fa?

«La Tap Dance è cambiata poiché il modo in cui le persone interagiscono e si scambiano informazioni è cambiato. Anche la musica è cambiata, e dopo questa quarantena il mondo cambierà ancora! Ora le persone hanno più facilmente accesso alle informazioni, il ruolo di guida e mentorship viene meno e così tante parti della cultura (del tap) vengono tagliate fuori».

Come sappiamo la particolarità del tip tap è il trait d’union tra danza e musica, che cosa suggerisce agli studenti e ai ballerini che vogliono sviluppare la loro musicalità e il loro senso del ritmo?

«Io suggerisco ai tap dancers di ascoltare tanto Jazz e Blues quanto riescono ad ascoltarne. Dovrebbero inoltre costruirsi una collezione musicale che include musica dal mondo con differenti ritmi e tempi musicali».

Con grande piacere ricordo il nostro incontro durante il Moscato Tap Fest a Milano nel 2015, spero che lei tornerà di nuovo in Italia in futuro. Qualche consiglio o suggerimento per i tap dancers italiani?

«Il mio consiglio ai tap dancers in Italia è di continuare a praticare e studiare a proposito della cultura del Tap e la sua storia. Fate domande agli anziani nella comunità del tip tap».

Crescere in una famiglia dove si respira e si vive la danza nella routine quotidiana deve essere stato sicuramente emozionante. C’è qualche evento o ricordo particolare che desidera condividere con noi?

«Ricordo mia mamma suonare i dischi a casa e sia ballare, sia soltanto ascoltare una varietà di musica. Passare il tempo al suo dance studio ogni giorno era parte della mia vita e così sono stato esposto a tanta musica e danza durante la mia infanzia. Uno dei momenti salienti per me è stato avere la possibilità di esibirmi con entrambi i miei genitori».

Parliamo adesso delle scarpe che lei ha progettato per Bloch e che possiedo anche io nella versione bianca. Perché ha deciso di progettarle?

«Dopo che Pete, il mio fabbricante di scarpe preferito, morì, volevo essere sicuro che ci fosse ancora uno standard di qualità per i Tap Dancers, a prescindere dalla personalizzazione. Ho passato anni a curarne il design ma sono felice del risultato».

Un paio di scarpe Jason Samuels Smith bianche, photo by courtesy of Maria Giulia Cecchini.

Ultimo ma non meno importante, quali sono i suoi progetti per il futuro?

«I miei piani per il futuro includono registrare la mia Tap dance come uno strumento (musicale) e inoltre di sviluppare più spettacoli utilizzando il Tap come il veicolo principale».

Ringraziamo Jason Samuels Smith per il tempo che ci ha dedicato

Per ulteriori informazioni e approfondimenti potete trovare Jason Samuels Smith su Instagram

Read the interview in English here.

Roberto Romani
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