La Biblioteca Serantini: difficoltà e speranze

A colloquio con Franco Bertolucci, direttore della Biblioteca F. Serantini

Esterno biblioteca presso la ex sede di Complesso Marchesi

Esterno biblioteca presso la ex sede di Complesso Marchesi

La Biblioteca Franco Serantini è un centro di documentazione sulla storia politica e sociale del XIX e XX secolo nato nel 1979 in ricordo di Franco Serantini, un giovane anarchico di origine sarda, morto a Pisa nel 1972 nel carcere del Don Bosco, dopo essere stato percosso e fermato dalla polizia mentre partecipava ad una manifestazione antifascista.

Scopo principale del centro è quello della conservazione e della valorizzazione della memoria del movimento anarchico, operaio e sindacalista dalla nascita ai giorni nostri; delle “eresie politiche” della sinistra; delle organizzazioni di base, dei gruppi antimilitaristi, femministi e dei movimenti studenteschi sorti in Italia dalla fine degli anni ’60 in poi.

incidenti del 5 maggio 1972 giorno in cui fu arrestato Franco Serantini La Biblioteca Franco Serantini in questi anni ha acquisito importanti fondi documentari, dichiarati dalla Sovrintendenza regionale di “interesse storico nazionale”, l’anno passato ha inaugurato la propria piattaforma digitale sulla quale sono a disposizione oltre 7mila documenti storici (libri, giornali, manifesti, fotografie, biografie etc.) gratuitamente consultabili online; partecipa attivamente al progetto ToscanaNovecento, portale di storia della rete degli Istituti storici della Resistenza; accoglie studenti e docenti di università italiane e straniere che consultano materiali spesso non reperibili altrove.

Il patrimonio complessivo è giunto a contare oltre 42.000 monografie (libri e opuscoli) e 5.250 testate di periodici e numeri unici, con una discreta presenza di materiali in lingua straniera, circa 6.500 fotografie e cartoline illustrate, 6.000 manifesti e dazebao, migliaia di volantini, ottanta fondi archivistici, dichiarati di “notevole interesse storico” da parte della Soprintendenza, numerose registrazioni sonore e video, nonché quadri, gessi, litografie e testimonianze materiali come cimeli, bandiere, stendardi e striscioni.

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In questi ultimi anni però la Biblioteca sta attraversando un momento difficile a causa dell’assenza di una sede per poter svolgere i propri servizi e mettere a disposizione degli utenti il proprio patrimonio, nonché per il taglio drastico dei finanziamenti pubblici che, per quanto pochi, ha dovuto subire in questi anni.

Buongiorno direttore, la prima domanda è una domanda chiarificatrice per coloro che non conoscono bene la vostra realtà, come e perché nasce la Biblioteca “Franco Serantini”?

Foto tessera Franco Serantini

La biblioteca nasce nell’estate del 1979 con in dotazione il fondo di libri che Gino Giannotti, operaio autodidatta di Santa Croce sull’Arno, aveva donato al gruppo anarchico locale nel 1976. Il progetto nacque con lo scopo principale di ricordare Franco Serantini, le sue idee, le sue passioni e la sua tragica morte; fu concepito prendendo spunto da altri centri simili, in particolare quello di Milano dedicato a Pinelli. Inoltre, si pensava che la biblioteca fosse lo strumento culturale ideale per non disperdere la memoria dei movimenti nati nell’epoca della contestazione ed in particolare di quello anarchico che a Pisa poteva vantare una tradizione risalente alla Prima Internazionale. La Biblioteca poi negli anni, grazie alle donazioni, si è ampliata e di conseguenza ha ampliato anche lo spettro dei propri interessi concentrando l’attenzione in generale alla storia contemporanea e sociale con un particolare riguardo alla storia della Resistenza e dell’antifascismo. È per questo che oggi la struttura fa parte, come ente collegato, della rete nazionale degli istituti storici della Resistenza e dell’antifascismo.

Quale fu la prima sede, quali i mezzi e ora dove si trova la biblioteca?

La sede che ha ospitato per alcuni anni la biblioteca è stata quella della Federazione anarchica pisana, aperta in via S. Martino al n. 48 (dove c’era anche la Pubblica Assistenza) nel lontano 1945 dai vecchi militanti che erano sopravvissuti agli anni del fascismo e che si era rivitalizzata durante il biennio 1968-69. Una sede formata da due grandi ambienti, quasi spoglia di qualsiasi arredo, se si escludono alcune panchine da giardini pubblici, alcune file di sedie da cinema e un paio di tavoli riciclati chi sa da dove. Quell’ambiente così povero però trasudava di storia, soprattutto di vite vissute intensamente il cui ricordo rischiava di andar perso per sempre. Non avevamo mezzi economici, solo la voglia di fare e tanto entusiasmo. Quella sede fu chiusa per cause di forza maggiore, visto lo scadere del contratto d’affitto nel 1987. In quello stesso anno venne occupato un appartamento di proprietà comunale abbandonato, sempre in via S. Martino al n. 108. Iniziò così una lunga vertenza con il Comune che si concluse nel 1992 quando la Provincia di Pisa intervenne offrendo una sede “provvisoria” presso l’edificio che ospitava la Biblioteca Provinciale nel Complesso C. Marchesi. Il locale “provvisorio”, ma inadeguato, poi è diventato stabile per circa vent’anni, nel 2012 è stato chiuso e poi restituito alla Provincia dal momento che era praticamente insufficiente per conservare e tutelare il nostro patrimonio. Grazie ad una convenzione con l’Università di Pisa stipulata nel 2008 il patrimonio bibliografico e archivistico è stato depositato presso l’Archivio generale dell’Ateneo posto fuori città in località Montacchiello. L’ufficio di segreteria della biblioteca (12 mq!!) è posto in via I. Bargagna al n. 60 nel quartiere di Cisanello/Pisanova.

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Qual è il rapporto con il Comune?

Il rapporto con il Comune di Pisa non è mai stato facile per tanti motivi. Le varie amministrazioni che si sono succedute negli ultimi tre decenni non hanno mai voluto concretamente e seriamente prendere in considerazione le nostre richieste per uno spazio adeguato per conservare il patrimonio della biblioteca che voglio sottolineare riguarda la storia di tutta la nostra comunità negli ultimi due secoli e non solo una parte politica. La biblioteca dopo molti anni e grazie alla mediazione della Provincia e in particolare dell’ex assessore alla cultura Aurelio Pellegrini è riuscita a regolarizzare tramite una convenzione annuale i rapporti con il Comune. Questa convenzione è l’unica risorsa pubblica stabile della biblioteca, si tratta di 5mila euro di contributo annuo. Nell’ultima campagna elettorale l’attuale sindaco, Marco Filippeschi, ha promesso di trovare una soluzione per la sede della biblioteca individuando nel costruendo complesso di via Gioberti la sede idonea ad ospitarla insieme ad altre importanti strutture della città. Ricordo che quell’edificio doveva ospitare la Biblioteca Provinciale e credo anche la Biblioteca della Casa della donna oltre a quella del Centro Nord-Sud. Oggi noi chiediamo che il Sindaco mantenga gli impegni presi e destini quell’edificio alla sede di una “grande istituzione culturale cittadina” che raccolga la memoria e la storia della nostra città. Questa struttura andrebbe a coprire un vuoto culturale che oggi è particolarmente drammatico dal momento che molte istituzioni pisane vivono un periodo di grave difficoltà (vedi ad es. la Biblioteca Universitaria, la Domus Mazziniana etc.).

Notizia della morte di Franci Serantini data da Umanità Nova

Quindi adesso se uno studente universitario o un qualunque cittadino, avesse necessità di consultare del materiale del vostro centro di documentazione, esattamente cosa deve fare?

Gli utenti devono scrivere (email: segreteria[at]bfs.it) o telefonare (0509711432) per prenotare i libri, poi noi ci occupiamo di andarli a prendere all’Archivio dell’Università e li consegniamo alla ns. segreteria che si occupa della distribuzione. Ovviamente tutto questo comporta oltre che un impegno economico e organizzativo considerevole anche un disagio per gli utenti che a volte sono costretti ad aspettare anche alcuni giorni magari solo per consultare un testo per pochi minuti.

Quanti utenti ha mediamente la biblioteca?

La biblioteca ogni hanno è frequentata da un migliaio di ricercatori e studenti, negli ultimi anni questo dato si è sensibilmente ridotto mentre ha preso il sopravvento il servizio online di document delivery. In poche parole un utente ci scrive cosa gli serve e noi glielo spediamo tramite posta elettronica. Inoltre, dallo scorso maggio è entrato in servizio la nostra piattaforma digitale che ad oggi contra oltre 8mila immagini di documenti, libri, periodici e fotografie. Gli utenti possono navigare e consultare gratuitamente i materiali in alta definizione (http://bfscollezionidigitali.org/)

L’attività della biblioteca si esplica su diversi fronti tra cui le attività editoriali, come è nato questo progetto?

Le edizioni BFS nascono nel 1992 come mezzo di sviluppo e approfondimento dell’attività culturale intrapresa dalla Biblioteca. In realtà il centro aveva già iniziato saltuariamente a pubblicare alcune ricerche negli anni precedenti e sono stati soprattutto i lettori e i ricercatori a stimolare l’idea di dotare la biblioteca di un proprio strumento editoriale. L’attività in questo campo è sempre stata vissuta come ricerca costante, svolta in maniera il più possibile indipendente dalle aride leggi del mercato e retta da una tensione “utopica” volta a trasformare – in meglio – il nostro presente e il nostro futuro. Un lavoro non facile, per le inevitabili difficoltà che le piccole realtà controcorrente incontrano in un mare dove domina la logica del monopolio e della cultura come merce. Nei suoi oltre 200 titoli pubblicati le edizioni BFS hanno inoltre rivolto la loro attenzione alle culture alternative, al cinema, al teatro e all’arte d’avanguardia, alle problematiche ambientali, alle trasformazioni del mondo del lavoro e dell’economia, ai movimenti sociali.

Funerali di Franco Serantini

TuttoMondo ha recensito recentemente due libri della casa editrice BFS “Oreste Ristori” e “Migrantes” ed entrambe hanno avuto un ottimo riscontro in numero di lettori, quindi seguiamo con attenzione le vostre nuove uscite, ma la crisi del centro documentale, potrebbe avere ripercussioni anche sulla BFS edizioni?

Certo che le difficoltà economiche e strutturali che incontra la biblioteca possono avere forti ripercussioni sulle attività editoriali, le due realtà si alimentano a vicenda e sono inscindibili. Se non si troveranno soluzioni è inevitabile una riduzione drastica delle attività e anche, forse, una chiusura temporanea. Spero che questo non avvenga ma noi da soli non possiamo fare miracoli.

Un ultima domanda, se lei potesse vedere realizzato un suo sogno rispetto alla Biblioteca F. Serantini, come e dove la vedrebbe per i prossimi anni?

Il sogno è sempre lo stesso quello di dotare della biblioteca di un ambiente idoneo, una sede sicura e adeguata a conservare il suo patrimonio e a renderlo maggiormente fruibile ai cittadini, questa sede dovrebbe essere cocllocata nella città di Pisa, non vedo altre alternative.

Massimiliano Bacchiet                    

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