Un presidio silenzioso per squarciare il silenzio

PISA – Una folla silenziosa. Candele accese, piccole luci, piccole speranze nella sera
Alle 19:00 di sabato 17 febbraio si è riunita nei “Giardini A. Solarino” davanti alla casa circondariale Don Bosco di Pisa una piccola folla di persone silenziose che con la loro presenza volevano testimoniare vicinanza e solidarietà ai detenuti e portare all’attenzione dei cittadini il problema dei suicidi in carcere.
Un presidio silenzioso, composto, partecipato. Molti i cittadini qualche consigliere comunale e nessuna bandiera. Alcuni partecipanti tenevano una candela altri un cartello. Sopra il cartello bianco un nome e un numero (l’età) scritti a mano con un pennarello. I nomi e l’età dei 20 morti suicidi in carcere da gennaio 2024. Un momento di riflessione intima e personale. L’unico momento di condivisione, durante il presidio, è stata la lettura di alcuni brani e poesie scritte dai detenuti su un loro giornalino interno. Parole pesanti, a volte di speranza molte altre di solitudine, di vuoti. Grandi vuoti. Dopo la lettura le persone convenute si sono allineate sul bordo della strada, in silenzio, con le loro candele e i loro cartelli, con l’intento di attirare l’attenzione degli automobilisti indaffarati del sabato sera.
Rocco 64 anni è morto tre giorni fa all’interno di quell’edificio davanti al quale passano veloce gli automobilisti. Qualcuno si sarà chiesto cosa facessero queste persone mute con la candela in un freddo sabato sera in prossimità dell’ora di cena? Una società distratta che si abitua a tutto con una facilità disarmante. Dall’altro lato qualcuno che prova a contrastare tutto questo.

Il presidio era stato organizzato dall’Associazione di Volontariato Controluce, associazione che svolge la sua azione all’interno del carcere di Don Bosco. Durante il presidio abbiamo raccolto qualche testimonianza.

Paolo Martinelli – consigliere comunale – «La scelta di fare silenzio, è una scelta di rispetto e di cordoglio per l’ennesimo suicidio interno al mondo carcerario. E’ la volontà ferma e rispettosa di denunciare un’emergenza che registra 19 suicidi a livello nazionale in un mese e mezzo. Un silenzio rispettoso che si oppone e urla contro il silenzio dell’indifferenza che circonda le condizioni del sistema carcerario italiano. Parliamo di persone. Continueremo a chiedere tra le varie cose la realizzazione di uno sportello delle tutele sociali all’interno del carcere Don Bosco che abbia quali obbiettivi l’ascolto, l’assistenza psicologica, la presa in carico , mediazione e orientamento dei detenuti.»

Silvia Buoncristiani – presidente di Controluce – «Abbiamo voluto accendere una luce su una questione drammatica, dimenticata da tutti perché il carcere non è sentito come parte della comunità. Come associazione siamo impegnati nell’accompagnamento delle persone sottoposte ad esecuzione penale, ma anche alla sensibilizzazione di una società ancora molto superficiale sui temi della pena. Confidiamo che la nomina della dott. Valentina Abu Awwad a Garante Comunale dei diritti delle persone private della libertà personale per il Comune di Pisa, giunta proprio in questi giorni drammatici per il carcere, sia un segno di interesse della città per la comunità reclusa»

Enrico Bruni Cagianelli – consigliere comunale – «Allo stato attuale, il carcere non rieduca e non protegge. Bisogna intervenire davanti a questa strage, ogni suicidio è una sconfitta per lo Stato. Con 20 suicidi dall’inizio del 2024, un tasso di sovraffollamento che sfiora il 128%, carenze strutturali e di personale, oggi gli istituti penitenziari rappresentano l’emblema di un sistema che viola lo Stato di diritto. Servono provvedimenti urgenti per arginare il prima possibile una situazione che ci sta spingendo, di nuovo, verso una condanna in sede europea. Dopo quanto emerso anche attraverso la seconda commissione consiliare nel mese di novembre, lavoreremo per portare anche all’interno della casa circondariale Don Bosco di Pisa la campagna “Devi vedere” di Radicali Italiani per iniziare a squarciare il velo che copre quello che quotidianamente si vive in quel carcere»

luci al presidio

Giuliana Peroso – Associazione Casa della Donna – «L’ evento di stasera potrebbe segnare una svolta tra le associazioni di volontariato che entrano in carcere.Data l’ emergenza è stato organizzato in fretta ma l’ auspicio è che si crei una rete tra gli operatori che faccia da filtro e coinvolga nell’attenzione cittadini e istituzioni»

Luigi Sofia – Consigliere comunale – «Vorrei sottolineare l’importanza di garantire la dignità umana e l’assistenza psicologica fin dall’ingresso nel sistema carcerario. Questo è cruciale per affrontare l’isolamento, l’ansia, e la depressione che possono portare a decisioni estreme. Chiediamo un impegno rinnovato dalle istituzioni per allocare risorse a programmi di assistenza psicologica e di reinserimento sociale, trattando i detenuti come individui con diritti inalienabili. La collaborazione tra agenzie governative, organizzazioni non profit come l’Associazione Controluce, e le comunità locali è essenziale. Continueremo a lottare per garantire la dignità di tutti detenuti»

Alda Giannetti – cittadina – «Libertà non è una parola facile da vivere. E allora un pensiero va alla incapacità della nostra società a seguire le persone che a fine pena forse non hanno fuori ad accoglierli case, famiglie, lavoro. La libertà ritrovata diventa una prigione ancora più angusta perché non c’è niente di peggio, credo, del sentirsi sempre considerati carcerati. Troppe cose in questo sistema non funzionano nel modo giusto e la veglia di stasera ha voluto, secondo me, dare voce a tanta disperazione. Ma le luci del carcere sono spente»

presidio
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