Chloë Hanslip e Danny Driver incantano ai Concerti della Normale

Hanslip_1PISA – Raffinatezza ed eleganza, queste sono state le parole d’ordine del concerto del 10 maggio che ha visto protagonisti la violinista Chloë Hanslip e il pianista Danny Driver al Teatro Verdi di Pisa per la quarantanovesima stagione dei Concerti della Normale. Raffinatezza ed eleganza a partire dalla scelta del programma, formato da composizioni non particolarmente note al grande pubblico ma assolutamente pregevoli e interessanti, come nel caso della Sonata in re maggiore per violino e pianoforte op.12 n.1 di Ludwig van Beethoven.

L’insidia principale di questa sonata è che si tratta di una composizione giovanile, periodo in cui Beethoven era ancora molto legato allo stile di Mozart e Haydn, quindi si gioca tutta su un delicato equilibrio di precisione tecnica e finissima musicalità. Hanslip e Driver hanno saputo trasformare questa consapevolezza nel loro punto di forza, interpretando la seducente pagina cameristica con preziosità musicale e con uno stile esecutivo cristallino, dimostrando totale controllo delle espressività del proprio strumento. A proposito di questo, una menzione speciale va al Maestro Driver per come è riuscito a rimanere sempre esattamente accanto al violino della Hanslip senza mai sovrastarlo, come accade fin troppo spesso. All’invidiabile intonazione del violino si unisce l’autorevole e preciso tocco del pianista e questo straordinario insieme è riuscito ad evocare nello spettatore una grazia chiara e limpida, una gioia intensa sotto la cui superficie corre un fuoco sottile.

Hanslip Beethoven

Incipit della “Sonata per violino e pianoforte op.12 n.1” di Ludwig van Beethoven

Un salto temporale di centosessantasei anni ci porta al secondo punto del programma, la Sonata n.1 per violino e pianoforte di Al’fred Šnitke, uno dei primi compositori russi a utilizzare il sistema dodecafonico di Arnold Schönberg (se non addirittura il primo). In tutta onestà, più che quelle di Schönberg, Šnitke segue le orme di Alban Berg e del suo Concerto per violino, impiegando la parte più dolce, più mitigata della dodecafonia, non demolendo completamente il sistema tonale e facendone affiorare qua e là le macerie come “punti di riferimento” per l’orecchio dello spettatore. Una Sonata certamente atipica ma ricca di fascino – interpretata dal duo con una buona dose di ironia, soprattutto nel movimento finale in cui appare la beffarda parodia della famosa Cucaracha – e che richiede una presenza tecnica e una raffinatezza interpretativa notevoli. Una scelta molto felice l’includere nel programma questa composizione, perché ha permesso al duo di porsi di fronte al pubblico sotto una luce insolita ma assai interessante.

Conclusa la prima parte del programma, i Maestri Hanslip e Driver hanno fatto ritorno sulle tavole del Verdi con le Cinq mélodies op.35b di Sergej Prokof’ev. Si tratta di una suite composta negli anni Venti, in California, periodo in cui Prokof’ev si è divertito a sperimentare lo stile modernista, sperimentazioni che hanno portato prima alla suite Cinque canti senza parole op.35 per soprano e pianoforte e poi a questa rivisitazione in chiave violinistica dell’op.35. Brani brevi, colorati e raffinati come miniature medievali, ma anche con un certo retrogusto sauvage, perfetti per mettere a proprio agio lo spettatore in un’atmosfera più distesa, quasi domestica, in vista del corposo finale: la celebre Sonata per violino e pianoforte in mi bemolle maggiore op.18 di Richard Strauss.

È questa titanica composizione l’ultimo punto del ricco programma selezionato dal duo ed è anch’essa molto particolare, come quelle che l’hanno preceduta, perché nel momento in cui la scrisse Strauss si trovava a un crocevia tra il repertorio cameristico, che stava per lasciare, e quello sinfonico-operistico. Non è un caso, infatti, che la parte pianistica di questa Sonata sembri quasi la riduzione di una parte orchestrale, quasi un concerto per violino e orchestra. Anche il tipo di linguaggio adottato dal compositore merita una riflessione perché se l’invenzione armonica è di impostazione wagneriana, la forma prescelta riflette quella di Johannes Brahms – ai tempi, ultimo esponente del classicismo viennese – e in questo modo Strauss si ricollega a tutta la Scuola Viennese, come a voler sottolineare d’essere l’erede diretto di Hayden, Mozart, Beethoven e Schubert. Ed è proprio questo che la strepitosa esecuzione ha rimarcato: l’impeccabile gusto viennese che permea la Sonata.
Sarò sincero, l’op.18 non mi è mai piaciuta e probabilmente non mi piacerà mai, ma l’atteggiamento, il modo di porsi e la verve della Hanslip e di Driver sono stati tanto coinvolgenti che mi hanno costretto ad apprezzarla. Quando un esecutore riesce ad inchiodare lo spettatore alla poltrona, l’esito non può che essere questo.
Prima di congedarsi, Chloë Hanlisp ha annunciato un bis, quasi un omaggio affettuoso del duo al proprio pubblico: un ultimo malinconico saluto sulle note di Summertime di George Gershwin.

Il concerto è stato senza dubbio un successo, come testimoniato dal calore del pubblico nel salutare l’uscita dei due artisti, il che conferma una volta di più (se ancora ce ne fosse il bisogno) l’alto standard garantito dai Concerti della Normale. Il prossimo e ultimo appuntamento per la stagione è con il Coro Vincenzo Galilei sabato 11 giugno.

Luca Fialdini

lfmusica@yahoo.com

Follow me!
Condividi l'articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.