Ancora “Fare Teatro” in scena, con il Laboratorio di recitazione di 2° livello condotto da Cristina Lazzari e Erika Gori
DA DARIO FO, “IL DIAVOLO CON LE ZINNE”, OVVERO LA RISATA E LO SGHIGNAZZO PER PARLARE ANCHE DI NOI
In scena nello spazio insolito del Foyer, a partire da martedì fino a domenica sera
Dopo i saggi finali dei Laboratori per bambini e ragazzi, per “Fare Teatro” vanno ora in scena i Laboratori di recitazione di 2° livello, rivolti alla fascia d’età degli Istituti superiori.
Il primo a misurarsi con gli spettatori è quello condotto da Cristina Lazzari ed Erika Gori.
In uno spazio scenico “insolito” – il Foyer del Teatro Verdi – da martedì 17 a domenica 22 maggio, tutte le sere alle ore 21 (il 19, il 20 e il 21 maggio ci sarà anche un matinée per le scuole alle ore 10.30) ecco Il Diavolo con le Zinne dalla nota commedia di Dario Fo, adattamento di Cristina Lazzari e Franco Farina, regia di Cristina Lazzari ed Erika Gori.
I giovani protagonisti sono (in ordine alfabetico): Ilaria Aloise, Antonio Armenante, Alice Bianchi, Ludovica Brocchi, Juan Diego Bianchi, Pietro Cappelli, Emanuele Capo, Matilde Carminati, Lavinia Casalini, Andrea Concas, Isabella Covelli, Giulia Di Sacco, Giorgia Durantini, Susmita Farina, Noemi Forti, Lorenzo Galli, Alessandra Giachetti, Caterina Guerra, Pietro Leopoldo, Alice Lucente, Sara Pagano, Niccolò Puglisi, Matilde Scarinci, Marina Schneider, Giacomo Sommani, Ilaria Soriani.
Scritta da Dario Fo con evidenti allusioni agli anni di “mani pulite”, nella chiave grottesca dello ‘sghignazzo’, fra canti, balli e un linguaggio reinventato tra onomatopea, dialetti e grammelot, Il Diavolo con le zinne, protagonisti Franca Rame e Giorgio Albertazzi, debuttò con grande successo al Teatro Vittorio Emanuele di Messina nell’agosto del 1997 (proprio pochi mesi dopo, il 9 ottobre, a Fo verrà tributato il Premio Nobel per la letteratura).
Nel Diavolo con le Zinne, un giudice laico e incorruttibile viene preso di mira da due diavoli che vorrebbero possederlo per poterlo corrompere ma, per un intreccio di incidenti ed equivoci, uno dei due, anziché entrare nel corpo del giudice, entra in quello della sua serva segaligna, goffa e pettegola, Pizzocca. Costretto a cambiare programma, il diavolo tenterà di corrompere il giudice attraverso di lei…
Spiega Dario Fo: «Dopo anni di ricerca sul teatro del Cinquecento, ecco una commedia dalle tecniche rinascimentali ma che utilizza testi della tradizione italiana. Mi sono liberamente ispirato a ciò che succedeva nelle città post-comunali come Firenze, Roma, Napoli. Tutte soffrivano di una costante: gli incendi. Incendi ai lebbrosari, chiese, ospedali… che prontamente venivano sostituiti da banche, cattedrali, palazzi signorili, e dove, alla base di tutto, vi erano speculazione e corruzione…»
Perché la scelta di questo testo per il Laboratorio di quest’anno? Perché Fo, annota Cristina Lazzari, «come tutti i veri teatranti-giullari ha reinventato le caleidoscopiche, feroci, straordinarie capacità che il teatro possiede per raccontare la nostra umanità e incidere sul mondo e sulla nostra esistenza. Donne e uomini smarriti, impauriti feroci e crudeli, ma anche capaci di guizzi di intelligenza e d’amore che generano bellezza e vita, svelati attraverso lo sguardo obliquo della risata e dello sghignazzo più nobile, per accettare e comprendere, amorevolmente, ma senza sconti la parte più ignobile di noi.»
Forte è l’omaggio di Fo, in questo suo testo come in altri, alla tradizione del Ruzante e di Shakespeare, una tradizione cui ovviamente si è rifatto anche il percorso del Laboratorio, con innesti da un altro lavoro del Nobel milanese (“La colpa è sempre del diavolo”) e alla cui base vi sono le prime prove fatte in diversi spazi cittadini fra cui quello di accoglienza di alcuni ragazzi provenienti dal Ghana e dalla Nigeria. Il tutto amalgamato attraverso un sapiente lavoro di sfrondatura e adattamento, e vibrando su un taglio più circense.
I giovani protagonisti, riconosce loro Cristina Lazzari, «si sono messi alla prova fisicamente, con cuore cervello e anima con gioco e passione e tanta tanta fatica gioiosa per provare ad accendere nuove scintille in loro stessi che potessero scaldare e illuminare il mondo.»
Biglietti in prevendita al botteghino del teatro (intero euro 12, ridotto studenti euro 7); data la capienza dello spazio, pochi i posti disponibili.
Info: Fondazione Teatro di Pisa tel 050 941 111
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