Stryper, difensori delle sacre scritture

Stryper – Soldiers Under Command,1985

Quattro cavalieri in difesa delle Sacre Scritture

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L’anno era il 1985 e l’Hard & Heavy stava vivendo uno dei periodi più prolifici dell’intera storia di questa musica. Nel biennio 1984-1985 venivano pubblicati album che hanno raggiunto lo status di vere e proprie pietre miliari del genere come: Powerslave degli Iron Maiden, Ride The Lightning dei Metallica, il debut-album dei Bon Jovi, Tooth & Nail e Under Lock and Key dei Dokken, i primi vagiti del trittico tedesco Destruction-Kreator-Sodom, la furia iconoclasta di Bathory, la conferma dell’epic-sensation Manowar e quella dei Dio, e così potrei continuare per tutto l’intero articolo. La cosa rilevante da dire è che gran parte dei dischi usciti in quel biennio sono tutt’oggi ricordati come i migliori lavori delle sopracitate band.

Tra le variegate proposte che la scena Hard & Heavy dava in pasto ai famigerati kids, un gruppo californiano e una scena intera, di cui avremo modo di parlare in seguito, trovarono il modo di far parlare di sé mettendo in risalto il loro credo religioso e la loro passione per la musica dura.

Gli Stryper – nome derivato da un versetto del libro di Isaia 53:5 ed il cui acronimo sta a significare Salvation Through Redemption, Yealding Peace, Encouragement and Righteousnessnascono in quel di Los Angeles nel 1981. Nati come Roxx Regime, confermano la formazione composta dai fratelli Michael Sweet (voce e chitarra) e Robert Sweet (batteria), Oz Fox (chitarra) e Tim Gaines (basso) quando prendono il nome di Stryper. Il primo loro lavoro in studio è chiamato The Yellow and Black Attack, titolo che rimanda al loro modo di abbigliarsi in sede live, ovvero con delle tute gialle e nere. Già in questo album è possibile leggere il percorso di avvicinamento alla fede che porta Michael Sweet a scrivere e cantare versi come:

I’ve changed my ways from wrong to right.

The devil never pays, no, he robs just like a thief in the night

So many bands give the devil all the glory

It’s hard to understand, we want to change the story

Dopo un intenso tour (The Yellow and Black Attack Tour) che coprì larga parte della California e del Nuovo Messico, alternando date in luoghi profani – il celeberrimo Country Club di Reseda, tanto per citare una venue molto ambita nel campo Hard ‘n’ Heavy – e in luoghi sacri come la Calvary Chapel di Downey o la West Community Church di Covina che rimandano al passato di Michael Sweet nelle vesti di worship leader nella Sanctuary Church di Pastor Bob Beeman, gli Stryper si rinchiusero negli Smoke Tree Studios inseme al produttore Michael Wagener (uno che nella sua carriera ha forgiato il sound di band come Accept, Dokken, White Lion, Skid Row…) per registrare Soldiers Under Command. Con questo album il combo dei fratelli Sweet decise di mettere nero su bianco (o meglio, giallo su nero) i loro propositi di guerrieri e difensori delle sacre scritture attraverso l’Heavy Metal melodico.

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Il disco è aperto dalla title-track, Soldiers Under Command, un brano che mischia sapientemente la lezione californiana di acts coevi e conterranei come Armored Saint (il riff di apertura è di pura scuola Saints) ad una coralità angelica che solamente chi aveva fatto parte di cori cattolici poteva concepire. La preparazione tecnica della band è veramente alta per essere una band di 22enni: svetta la voce di Michael Sweet e il drumming mai banale del fratello Robert, mentre gli assoli di chitarra di Michael & Oz Fox sono sempre alla ricerca dell’intuizione melodica pur mantenendo in certi frangenti strutture puramente shred. Soldiers…racconta del loro ruolo di musicisti con una missione ben precisa da compiere:

We are the soldiers under God’s command

We hold His two-edged sword within our hands

We’re not ashamed to stand up for what’s right

We win without sin, it’s not by our might

And we’re fighting all the sin

And the good book – it says we’ll win!

Makes Me Wanna Sing prende in prestito il rifferama dei Judas Priest – il brano Running Wild lo sta a testimoniare – per costruirci intorno un brano dai toni allegri che racconta la felicità dei musicisti di rendere grazia all’Altissimo attraverso la loro musica. E sullo stesso filone si pone la successiva Together Forever. First Love è invece la prima slow-ballad dell’album: una canzone cantata da Michael Sweet con tutta la grazia possibile ed immaginabile. Tramite questa canzone, che racconta l’incontro con un primo amore (i credenti possono vederci l’incontro col Divino, i non credenti un incontro con una creatura divina, sempre di amore si tratta), è possibile tirare alcuni fili attorno alla scena rock cristiana americana: First Love potrebbe benissimo far parte del repertorio degli Styx, il cui singer Dennis De Young è probabilmente la maggior influenza del cantante degli Stryper, ma è anche riscontrabile la forte influenza delle ballads della Sweet Comfort Band o dei Petra, gruppi che dalla metà degli anni ’70 posero le radici melodiche per tutte quelle band che negli anni ’80 usarono l’Heavy Metal per raccontare tematiche cristiane. Per capire meglio l’argomento vi rimando un articolo d’approfondimento del giornalista Vincenzo Ferrara.

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Soldiers Under Command non finisce qui, e se togliamo l’altra ballad Together As One (poche erano le band metal che riuscivano ad inserire due lenti di alto valore all’interno di un unico Lp) ci restano in mano pezzi veramente massicci come Surrender e The Rock That Makes Me Roll  dove Michael Sweet ci regala un acuto formidabile, o brani più accessibili come Reach Out o (Waiting For) A Love That’s Real. Chiude l’album il canto Glory Glory Hallelujah, ribattezzata per l’occasione Battle Hymn of The Republic. Il successivo Soldiers Under Command Tour fece registrare moltissime date in tutti gli States (non soltanto più California), Canada e Giappone. Le loro performances live fecero scalpore perché la band aveva l’abitudine di lanciare delle Bibbie verso il pubblico: uno dei tanti modi per fare spettacolo nei concerti nella magica decade dell’Heavy Metal.

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Tomas Ticciati

Tomas Ticciati
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