“It Follows” l’orrore ti perseguita

It Follows (David Robert Mitchell, 2014)

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It Follows che potrebbe essere tradotto in italiano come “ti segue” o “ne consegue” è l’ultimo film di David Robert Mitchell, particolarmente apprezzato nelle sale americane e presentato al Toronto Film Festival del 2014. Considerato insieme a Babadook uno dei migliori horror degli ultimi anni, non è ancora uscito in Italia, dove le sale sono in trepida attesa.

In una plumbea Detroit suburbana abitata solo da adolescenti, la bionda Jay ha un appuntamento con un coetaneo appena conosciuto con il quale ha un rapporto sessuale. Dopo l’amplesso la ragazza si sveglia narcotizzata dal suo amante che le rivela di averla contattata come “ancora di salvezza” per liberarsi da una terribile maledizione che adesso le ha trasmesso e dalla quale sarà immune finché lei resterà in vita. L’unico modo per sbarazzarsi da questa mortale maledizione è trasmetterla a qualcun altro attraverso il sesso. Lo scopo di Jay è cercare di uscire viva da questa situazione.

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Questo film può essere letto seguendo più chiavi di lettura. Una prima analisi moraleggiante potrebbe voler interpretare il film come una critica ai costumi degli adolescenti americani che vivono la sessualità con voracità e superficialità al punto di non proteggersi durante i rapporti. Quindi sembra una scelta del regista, quella di voler alludere, attraverso la maledizione, alle malattie veneree ancora ad ampia diffusione. La grigia Detroit, il sesso dopo il secondo appuntamento, l’assenza del mondo degli adulti, che diventano una presenza marginale o malefica, potrebbero essere indizi dello status di decadenza e di abbandono che vivono i teenager nella società occidentale contemporanea.

Eppure ciò potrebbe essere una lettura assolutamente epidermica di una tematica dalle radici ben più profonde. L’horror si può considerare la versione contemporanea delle vecchie fiabe che si tramandavano tramite tradizione orale. Ci sono molti aspetti in comune tra i due generi: in entrambi regna una trama inverosimile, personaggi dicotomici – buoni o cattivi – e come l’horror, la fiaba è spesso analizzata in termini psicoanalitici, sottolineando una certa implicita simbologia di rimando al rito di iniziazione. Vladimir Propp sostiene che il sonno di Biancaneve, ad esempio, rimandi all’usanza di antiche tribù, i cui stregoni somministravano stupefacenti ai bambini per farli cadere in una morte apparente; il risveglio sarebbe stato simbolicamente l’ingresso nel mondo adulto. Spesso questo rito di passaggio era segnato dalla perdita della verginità, a cui allude molto una fiaba come La bella addormentata nel bosco. Anche in It follows il sesso è quel rito di passaggio che conduce alla maturità, ad una presa di coscienza della vita che inevitabilmente allude ad una consapevolezza maggiore della morte. Quando si è adulti ci si avvicina gradualmente alla fine della vita. Inoltre il topos del passaggio dall’adolescenza all’età adulta caratterizza anche il primo film del regista: The Myth of the American Sleepover che è una sorta di American Graffiti.

La maledizione non è altro che la morte: essa non ha un volto, ma assume più sembianze, quella di una malata psichiatrica, quella di un gigante, perfino quella di una persona cara ed è sempre vestita di bianco. Segue la protagonista lentamente e inesorabilmente e può essere vista soltanto da quest’ultima.

La paura è amplificata dall’utilizzo della macchina da presa, che recita a fianco degli attori con i suoi movimenti e soprattutto con lunghi piani sequenza. Magistrale l’uso della musica. It follows riesce a creare angoscia, lo spettatore si sente costantemente perseguitato e spaventato. Un unico neo: la scena della piscina che crea qualche piccola incongruenza testuale, ma si rivela assolutamente perdonabile a fronte di un’ottima ricetta orrorifica.

Francesca Lampredi

 

Tomas Ticciati
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