Psicantria: la musica contro disagi e distrubi

Intervista agli Psicantria

La musica come mezzo per curare, sensibilizzare e mostrare le diverse patologie psichiatriche, con verità e umorismo.

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Avete mai sentito parlare di Jessica l’Anoressica, di Cara Depressione, del Dipendente, del Cowboy Bipolare e dell’Inno Del Malato Immaginario? Questi sono alcuni dei titoli delle canzoni di questa particolare formazione a metà tra musica cantautoriale, folk, blues, latino americano e formazione medico-psicologica. Gli Psicantria raccontano storie e giocano con le rime per mostrare i disagi di alcune delle più comuni malattie della mente umana, mostrando, con allegra ironia, quali sono i sintomi, il decorso e la cura di queste patologie.

La musica che accompagna i loro testi è anch’essa modulata sulle dinamiche e sulle sensazioni che accompagnano il paziente affetto dalla malattia; il ritmo e lo stile di ogni canzone, e quindi di ogni “caso” e di ogni storia, sono costruiti in modo da dare vita a dei contesti particolari che riflettono ogni sfaccettatura del disagio vissuto da chi è coinvolto in prima persona e da chi, “sano”, vive accanto ha chi soffre. Nelle canzoni degli Psicantria si ride e si soffre: sul ritmo di una canzone da balera romagnola, con cinismo e ironia, il gruppo canta di una famiglia paradossale, dando voce ad un bambino: “Ho due mamme e due papà, la mia nonna è gravida, quello zio un po’ effemminato, un bambino si è adottato… Quanta gente sulla giostra, c’è chi viene e c’è chi va, ad ogni festa facce nuove, sembra di essere in un bar, e si allarga la famiglia, la famiglia fisarmonica… ”.

Si parla anche di giovanile dipendenza dai videogiochi, da internet e dal mondo dei social network, dove i bambini non entrano più nella normale fase puberale ma in una “pubertà digitale” esibendo la loro identità sui social, in un mondo autoreferenziale e privo di reali interazioni. Su note rock gli Psicantria raccontano di dipendenze, paure, indecisioni, sofferenze, problemi di sessualità e di identità con un tocco di umorismo: “Dottore ho il terribile sospetto che mio figlio dopo la vacanza studio in Inghilterra mi sia diventato un Emo…Si veste come un giapponese scemo, minaccia di buttarsi sotto un treno, legge manga e ascolta solo i Tokio Hotel”.

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Ma chi sono e quali progetti portano avanti gli Psicantria? I nostri cantautori psicologici sono due, Gaspare Palmieri (psichiatra) e Cristian Grassilli (psicologo e psicoterapeuta), accompagnati dal musicista Lorenzo Mantovani. Essi fanno parte dell’associazione culturale modenese Psicantria che si occupa di divulgare e trattare il tema della malattia mentale e del disagio psichico attraverso l’uso dello strumento canzone, per vincere lo stigma legato alla patologia psichiatrica, con finalità riabilitativa e di integrazione sociale. La musica diventa mezzo di integrazione, cura e unione, un linguaggio universale ed evocativo capace di rilassare, divertire, curare, distrarre e aiutare e di divulgare nuovi messaggi provenienti dall’ambito medico e sociale.

Gli Psicantria si sono esibiti a Pisa il 23 Aprile, al Lumiere con il SISM Tour e mi hanno gentilmente concesso un’intervista.  Vi lascio scoprire un lato più particolare della musica, di quest’arte che ha proprietà curative e che in questo caso, grazie agli Psicantria, si pone come strumento della medicina e della psicologia ….Buona lettura!

Cristian Grassilli

Cristian Grassilli

Come e perchè è nato il vostro progetto musicale?

Il progetto Psicantria è nato dal nostro incontro alla Scuola Bolognese di Psicoterapia Cognitiva alcuni anni fa. Entrambi scrivevamo già canzoni e ci è venuta l’idea di scrivere qualche brano che parlasse del nostro lavoro, del disagio psichico e di quello che noi chiamiamo “psicomondo”. Le finalità del progetto sono psicoeducative e di sensibilizzazione rispetto al tema della salute mentale, anche per contrastare il cosiddetto stigma, quell’attitudine negativa che molte persone hanno nei confronti di questo tipo di problemi.

Cosa affrontate e cosa volete comunicare con il vostro testo, Manuale di psicopatologia cantata, (con prefazione di Francesco Guccini), a cui avete abbinato il vostro disco ?

Il nostro primo libro-CD, uscito nel 2011, comprende tredici canzoni che raccontano i diversi disturbi psichiatrici, spesso con un tono ironico. Crediamo che l’ironia e l’autoironia risultino importanti di fronte a certe rigidità che caratterizzano sia la malattia mentale che l’istituzione psichiatrica. Nel libro ci sono scritti “più seri” di colleghi che raccontano i diversi disturbi e testimonianze di pazienti.

I vostri pazienti sanno della vostra attività musicale? Potrebbero diventare protagonisti delle vostre canzoni?

Già da alcuni anni teniamo gruppi di composizione di canzoni (songwriting) con pazienti psichiatrici nell’ambito di progetti riabilitativi sia residenziali che semiresidenziali. Gli obiettivi di questi gruppi sono quelli di scrivere canzoni insieme e anche di suonarle pubblicamente quando capita in occasioni di feste o manifestazioni legate alla salute mentale.

Ciò di cui parlate nei vostri brani è tratto da esperienze che avete vissuto o c’è anche qualche caso inventato o preso da manuali di psicopatologia?

Nei nostri brani ci sono sicuramente esperienze vissute che ci hanno ispirato, frammenti di storie di persone che abbiamo conosciuto, ma anche concetti e nozioni che abbiamo studiato. Il tutto viene arricchito dalla nostra fantasia.

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Gaspare Palmieri

Il tema di maggio per la nostra rivista sarà il cibo e l’alimentazione. Nei vostri brani vi siete occupati anche di disturbi alimentari. In base alla vostra esperienza, quanto secondo voi la musica può influire sulla cura e sulla terapia di queste patologie?

Come per altri disturbi gravi la musica può essere una piccola parte di una strategia terapeutica più ampia e articolata che comprende la psicoterapia, i farmaci, la relazione con i curanti, etc. Oltre ai gruppi di songwriting teniamo gruppi di ascolto con i pazienti ricoverati, in cui la canzone diventa un reattivo per mostrare parti di sé e per analizzare significati personali.

Anoressia nervosa, bulimia nervosa, binge, obesità e altri disturbi del comportamento alimentare non specificati sono ancora considerati dei tabù, nonostante nella nostra società molte persone ne soffrono. I vostri brani che affrontano questi problemi vogliono contribuire a far recepire tali patologie come qualcosa di cui non avere paura, da affrontare senza vergogna e come qualcosa da cui si può guarire?

Sicuramente nelle nostre canzoni c’è un’attitudine alla sdrammatizzazione e un tentativo di rendere meno spaventoso il mondo della malattia mentale. Canzoni come Cara Depressione contengono proprio il messaggio che da certi disturbi si può guarire completamente. In altri brani, usando la fantasia, cerchiamo di rendere i personaggi delle canzoni più umani, persino simpatici, come Il Cowboy Bipolare.

Secondo voi quali sono i generi musicali migliori con cui si può intraprendere la musico terapia e con cui si può generare empatia tra i soggetti al fine di vincere l’indifferenza sociale e lo stigma legato alla patologia psichiatrica ?

Molti cantautori della tradizione italiana hanno scritto brani memorabili che affrontano il tema della follia, del disagio esistenziale e sociale. Si pensi a certe canzoni di Guccini, De Andrè, Gaber. Per noi psicantrici restano senza dubbio dei punti di riferimento.

Gli Psicantria sono:

Gaspare Palmieri (in arte Gappa) psichiatra, psicoterapeuta, dottore di ricerca in Psicobiologia dell’uomo e cantautore. Lavora come psichiatra presso l’Ospedale Privato Villa Igea di Modena e ha autoprodotto nel 2008 il suo primo CD Cervello in fugaE’ autore di 20 pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali di psichiatria e psicoterapia. E’ web journalist per il portale di informazione psicologica “State of mind

Cristian Grassilli è psicologo, psicoterapeuta, musicoterapeuta e cantautore. Svolge attività libero professionale a Bologna come psicoterapeuta e musicoterapeuta e collabora con diverse associazioni del territorio in progetti di prevenzione, formazione e integrazione scolastica con l’utilizzo della musica. E’ tra i vincitori del Musicultura Festival (edizione 2008), con il brano Sotto i portici di Bologna, contenuto nel suo primo CD “Io promo” (2007). E’ coautore insieme a Gaspare e a Francesco Guccini della canzone Notti, contenuta nell’album l’ Ultima  Thule (2012).

Lorenzo Mantovani è un musicista polistrumentista. Svolge attività come libero professionista e collabora con diverse realtà musicali.

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Virginia Villo Monteverdi

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