Oggi è difficile sentir parlare di Lord Byron come intellettuale e autore al di fuori dei corsi di letteratura inglese; quando se ne parla, di solito, è per rinverdire la sua fama di scapestrato, donnaiolo, turbolento, indomabile e sovversivo. Ci si dimentica sovente – così per Byron come per infiniti altri grandi – che dietro queste trincee di chiacchiere e aneddoti esiste un titano, la cui orma ha modificato in modo irreversibile il cammino della letteratura (e non solo inglese).
Lord Byron è stato prima di tutto un faro per il Romanticismo europeo, ai tempi ancora ai primordi, ed è proprio grazie al sesto barone di Byron se la corrente ha assunto alcuni dei suoi connotati caratteristici. L’opera di Byron ha inciso fortemente sulla fisionomia del Romanticismo, tanto per le sue opere quanto per la loro influenza diretta sull’attività di altri autori contemporanei: scrittori, poeti, pittori, ma soprattutto musicisti.
L’opera di Lord Byron ha influenzato in modo capillare la produzione musicale dell’Ottocento, sia per quanto riguarda la messa in musica di sue poesie, nella veste di Lieder e simili (fenomeno in realtà nemmeno poi così diffuso), sia per quanto riguarda il fortunato fenomeno della trasposizione musicale di intere sue opere, nelle vesti di poemi sinfonici, riduzioni operistiche e quant’altro.
Il fenomeno della trasposizione in musica di lavori di George Gordon Byron è avvenuto sostanzialmente fin da subito, quando l’autore era ancora in vita – come nel caso di My Boat is On the Shore di William Crathern, trasposizione per canto e piano del poema A Thomas Moore, composta nel 1820 – a incontrovertibile evidenza della fama che il poeta britannico incontrò fin da subito presso l’intellighenzia europea. In diversi casi accadde anche che la stessa opera ispirasse più adattamenti (talvolta, curiosamente, anche cronologicamente vicini). È, ad esempio, il caso del dramma Manfred che ispirò l’omonima ouverture e musiche di scena a Robert Schumann ma anche la Sinfonia in si minore op. 58 “Manfred” a Pëtr Il’ič Čajkovskij. Allo stesso modo, Luis Hector Berlioz musicò Le Corsaire, ouverture tratta dal poema Il Corsaro, e la sinfonia in quattro movimenti con viola obbligata Harolde en Italie, trasposizione sinfonica del poema Childe Harold’s Pilgrimage; inoltre si contano almeno quattro opere liriche cavate direttamente da altrettanti omonimi testi byroniani: la Parisina e il Marino Faliero di Gaetano Donizetti, ma soprattutto I due Foscari e Il Corsaro (anch’esso derivante dal summenzionato poema) di Giuseppe Verdi.
Un caso veramente singolare è costituito dal Mazeppa, un poema epico pubblicato nel 1819 e basato sulla figura del condottiero cosacco Ivan Mazeppa. La figura dell’atamano, immortalata non solo da Lord Byron ma anche da Victor Hugo, causò un vero e proprio florilegio di composizioni ad essa dedicate: basti pensare che il solo Franz Liszt gli dedicherà uno dei dodici Studi Trascendentali, vale a dire il n. 4 in re minore, e persino un lungo poema sinfonico (Mazeppa S. 100). Sull’onda del poema di Lord Byron e, successivamente, della pièce teatrale di Hugo, molti altri autori scrissero testi sulla figura di Mazeppa: è il caso di Aleksandr Puškin, il cui poema Poltava fornì a Čajkovskij il soggetto per l’opera Mazeppa quasi settant’anni dopo che Lord Byron aveva per primo acceso i riflettori su questa affascinante figura storica.
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