CrossRoads e l’avventura del Pisan circle: Shelley e Byron a Pisa

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Fermati sul ponte di marmo, posa lo sguardo, se non sei abbagliato, sul fiume che risplende quasi fosse infuocato: segui poi la curva aggraziata dei palazzi sul Lungarno, fin dove l’arco ha come perno quella massiccia torre adibita a prigione (erroneamente detta di Ugolino) che spicca, come in rilievo, e dimmi se c’è niente che possa superare un tramonto di Pisa.

P.B.Shelley

Per la seconda generazione di poeti romantici Inglesi, l’Italia fu una vera e propria patria spirituale. Fu guardando al suo passato, prendendo a modello i grandi poeti latini, facendosi ispirare dai suoi paesaggi gravidi di storia che Shelley, Byron e Keats crearono la loro poesia.

Tutti e tre vissero in Italia per alcuni anni, visitando Roma, Venezia, Firenze, Napoli. Ma per Byron, e Shelley in particolare, una tappa fondamentale del loro viaggio fu Pisa.

Shelley pisan circle

Shelley

Proprio il soggiorno pisano dei due grandi poeti inglesi ed il Pisan Circle è stato il tema del primo degli incontri organizzati nell’ambito del progetto Crossroads, tenutosi a Palazzo Blu il 18 febbraio. A questo incontro, faranno seguito altri due appuntamenti in lingua inglese,  17 marzo (Ruskin on the “Lungo l’Arno” 1840-1882″) e il 28 aprile (A Professional Orchestra and Vocal Soloists in Eighteenth-Century Pisa: Who? What? Where?).

Il primo dei tre incontri ha visto protagonista, in una lezione in lingua inglese, impreziosita dalla lettura dei versi di Byron e Shelley a opera di Adrian Hughes dell’English Theatre Company, il professor Anthony Leonard Johnson, docente di Lettaratura inglese all’Università di Pisa, che ha ripercorso il breve ma intenso periodo del cosiddetto “Pisan Circle”, il cenacolo di poeti e letterati inglesi riunitisi nella città toscana tra il 1820 e il 1822.

Pisa, con i suoi tramonti abbaglianti e lo scorcio affascinante dei Lungarni, fu “la cosa più simile a una casa” che Shelley avesse avuto dalla sua partenza dall’Inghilterra. Vi giunse nel 1820, dopo aver attraversato l’Italia con la moglie Mary e la famiglia, e vi trovò una sorta di porto sicuro nel suo peregrinare in giro per l’Europa. Mai aveva soggiornato così a lungo nello stesso posto: quella città quasi disabitata, dal profilo antico riflesso nelle acque dell’Arno, esercitava su di lui un fascino irresistibile. Né Roma, con lo sfarzo decadente delle sue rovine, né Venezia, opulenta e raffinata, potevano competere con la sua malinconica tranquillità.

Fu un periodo felice nella tormentata vita di Shelley; un periodo fervido di idee e di ambiziosi progetti. A quegli anni risale una delle sue opere più famose: l’“Adonais”. Scritta in occasione della morte di Keats (per cui Shelley nutriva un’ammirazione fortissima), l’elegia è uno dei capolavori della sua produzione (“the least imperfect of my works”, la definirà egli stesso, “perhaps better in point of composition than anything I have written”), un canto struggente in cui la natura e l’universo intero piangono la scomparsa del poeta. Anche la moglie Mary (non ancora venticinquenne, ma che aveva già pubblicato il suo capolavoro Frankenstein) trovò ispirazione dal soggiorno pisano: il risultato fu Valperga, un romanzo storico incentrato sulla figura di Castruccio Castracani.

L’intenzione di Shelley era di fare di Pisa il proprio “quartier generale”, di trasferirvisi stabilmente, e di creare un circolo di gentiluomini inglesi, (che sarà poi il Pisan Circle, appunto) liberi di esprimere le proprie opinioni e di dedicarsi alla poesia. Vi riuscì, in parte: per due intensi anni il suo appartamento all’ultimo piano dei Tre Palazzi di Chiesa (di cui sul Lungarno non restano che le rovine, e una targa) divenne la sede del Pisan Circle, un centro culturale in cui si riunì parte dell’intellighenzia inglese di passaggio in Italia.

Byron pisan circle

Lord Byron

Fu su invito di Shelley che nel 1821 anche Byron raggiunse Pisa. Il suo arrivo in città fu teatrale e suntuoso: vi giunse accompagnato da un codazzo di domestici e un serraglio di animali esotici. Byron si stabilì a Palazzo Toscanelli: un edificio imponente, affacciato sul Lungarno Mediceo, al cui interno è ancora possibile vedere un affresco in cui il poeta si fece immortalare in abito greco, assiso tra le muse.

Hunt pisan circle

James Leigh Hunt

Terza (e tardiva) anima del Pisan Circle fu James Leigh Hunt. Poeta e giornalista, “scopritore” del talento di Keats, Hunt arrivò a Pisa poco prima della morte di Percy Shelley. Qui, assieme a Byron i due fondarono The Liberal, un periodico di argomento letterario e politico che avrebbe dovuto ospitare i lavori dei membri del circolo. La rivista ebbe vita breve, appena quattro numeri in cui comparvero il Vision of Judgment, composta da Byron a Pisa, e una serie di traduzioni del Faust fatte da Shelley.

Nel 1822 Shelley fu costretto a lasciare la città, a causa di un incidente con un ufficiale italiano, e si trasferì a Lerici. Poche settimane dopo avrebbe perso la vita nel naufragio della Boscombe. Sul suo cadavere venne trovato un libro di poesie di Keats e i manoscritti delle opere composte a Pisa. Dopo il funerale di Shelley, Byron si trasferì a Genova. Mary Shelley tornò in Inghilterra, dedicandosi alla scrittura e curando le edizioni postume delle opere del marito.

Ebbe così fine l’avventura del Pisan Circle; e, assieme ad esso, ebbe termine un grande, irripetibile periodo della poesia romantica inglese in Italia.

Stefano Pipi

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