West Side Story è un pietra miliare del musical, è un ulteriore passo verso il musical completamente integrato e segna il più grande successo di Leonard Bernstein. Ma Bernstein, a teatro, è molto altro.
LEONARD BERNSTEIN, UNA CARRIERA POLIEDRICA
Il contributo di Leonard Bernstein (1918-1990) al mondo delle arti performative è indiscutibile. Compositore, direttore d’orchestra, pianista, docente, autore, Bernstein è uno dei più importanti nomi del panorama artistico e culturale americano del Ventesimo secolo.
1. Leonard Bernstein nel 1977.
Come compositore scrive in molteplici stili, inclusi il musical, l’opera, la sinfonia, la musica corale, la musica da camera, il balletto, le musiche scena per teatro e la musica per film.
Bernstein è il primo direttore d’orchestra nato in territorio americano a condurre un’orchestra americana e colleziona altri primati. Ad esempio è, nel 1953, il primo direttore d’orchestra americano a condurre un’opera al Teatro La Scala di Milano: Medea di Luigi Cherubini, diretta da Luchino Visconti e con Maria Callas nel ruolo della protagonista.
Bernstein è una presenza irregolare a Broadway soprattutto a causa delle sue molte altre attività. Tra queste assume il ruolo di assistente direttore della New York Philharmonic nel 1943. Il suo interesse per il teatro comincia da adolescente quando, assieme ad amici, mette in scena le operette di Gilbert e Sullivan e la Carmen di Bizet. Quando ancora frequenta Harvard, dirige The Cradle Will Rock (1937) di Marc Blitzstein. Blitzstein, impressionato dalla produzione, diventa amico di Bernstein.
FANCY FREE, L’ESORDIO DI BERNSTEIN A BROADWAY
L’ingresso a Broadway di Leonard Bernstein avviene nel mondo della danza con Fancy Free (1944). Jerome Robbins, un giovane ballerino dell’American Ballet Theatre, cerca infatti un compositore per scrivere la partitura di un balletto ambientato ai tempi della guerra. Fancy Free racconta la storia di tre marinai in licenza a New York. Robbins trova in Leonard Bernstein il perfetto corrispondente, in termini musicali, alla vernacular dance del balletto. Infatti, all’uso del tip tap e della american vernacular dance corrisponde un altrettanto interessante utilizzo di stili musicali del ventesimo secolo, tra cui il blues, il jazz delle big band e il neo-classicismo russo.
2. Fancy Free, Kansas City Ballet (2013), Photographer Steve Wilson.
Fancy Free va in scena, per la prima volta, il 18 aprile 1944 all’Old Metropolitan House. Le scenografie sono di Oliver Smith e i costumi di Kermit Love. Il balletto si rivela un successo e viene affiancato da un tour nazionale e da una registrazione della Decca. Oliver Smith, insieme al partner d’affari Paul Feigay, intravede l’opportunità di farne un musical. Jerome Robbins e Leonard Bernstein, insieme ai librettisti e liricisti Betty Comden e Adolph Green e alla regia di George Abbott, danno così vita a On The Town. Il musical, dopo il tryout bostoniano, apre all’ Adelphi Theatre di New York il 28 dicembre 1944.
ON THE TOWN: FANCY FREE DIVENTA UN MUSICAL
On the Town include sei sequenze danzate, ognuna delle quali porta avanti la trama in abbinamento a un accompagnamento musicale complesso. Bernstein compone la musica per i numeri di danza invece di affidarli a un designato arrangiatore per i numeri ballati, allontanandosi così da una consuetudine.
Tre di questi si possono ascoltare nel lavoro sinfonico Three Dance Episodes from On the Town: The Great Lover Displays Himself, un movimento swing vivace all’interno del Balletto-Sogno nel Secondo Atto; Lonely Town: Pas de Deux, il cui arrangiamento musicale richiama Copland; e Times Square: 1944, una spigliata esplorazione di New York, New York che serve come finale del primo atto.
I pezzi di On the Town dimostrano la sagace manipolazione, da parte di Bernstein, dell’american vernacular music. I feel Like I’m Not Of Bed Yet utilizza le blues notes e New York, New York invece una dissonante fanfara, ritmica jazz e imitazione a canone. Come Up To My Place è un dialogo tra Chip e Hindy i quali cantano rispettivamente riferimenti al boogie-woogie e al blues. Carried Away è un duetto quasi d’opera in chiave minore. La ballad Lonely Town è probabilmente la canzone che più rispecchia gli stilemi di Broadway di tutto lo show, con una melodia dal sapore blues e l’uso della forma AABA. Carnegie Hall Pavane (Do-Do-Re-Do) comincia come un pezzo di musica classica per poi diventare una parodia delle Andrews Sisters.
Alla prima seguono 436 rappresentazioni che sottolineano l’importanza e il contributo di On The Town dato all’american theatre dance. Il musical è inoltre degno di nota anche per l’apporto dato alla rottura delle barriere razziali a Broadway: Sono Osato, una ballerina nippo-americana è Ivy Smith, uno dei ruoli principali; il cast è multirazziale e le coppie danzanti sono miste; il primo violino, Everett Lee, è afroamericano e più avanti diventerà il direttore musicale dello show.
L’APPROCCIO ALL’OPERA: TROUBLE IN TAHITI
Il successivo lavoro a Broadway di Leonard Bernstein è la composizione delle musiche di scena per Peter Pan (1950), basato sull’omonimo spettacolo di prosa di J. M. Barrie (1904). Lo show è originariamente concepito come un vero e proprio musical, prevedendo una partitura completa scritta da Bernstein. Per adattarsi alle limitate capacità canore dei protagonisti – Jean Arthur nel ruolo di Peter Pan, Boris Karloff in quello doppio di George Darling e Captain Hook, e Marcia Henderson in Wendy- alla fine viene messo in scena con solo cinque canzoni: Who am I?, Pirate’s Song, Plank Round, Build My House e Peter Peter.
4. Trouble in Tahiti, il cast intorno al tavolo della cucina, Penn State Opera Theatre (2016).
Nel 1952 è la volta di Trouble in Tahiti, un opera-atto unico basata sulla relazione dei suoi genitori, Sam e Jennie. Trouble in Tahiti racconta un giorno nella vita di Sam e Dinah, un coppia sposata disperatamente infelice. Entrambi desiderano l’amore ma si sentono soli e sono incapaci di comunicare. E se, alla fine, la coppia dimostra di volersi sacrificare l’uno per l’altra, non trovano però piacere nel rinnovato impegno matrimoniale. L’opera utilizza anche un trio vocale, definito dallo stesso compositore “un coro greco nato dalle pubblicità della radio” e che richiama un trio jazz scat. Trouble in Tahiti è il secondo lavoro, dopo Peter Pan, in cui Leonard Bernstein è anche paroliere.
WONDERFUL TOWN E IL TONY COME MIGLIOR MUSICAL
Wonderful Town (1953), assicura a Bernstein, Comden e Green un altro successo. Il musical è basato sulla pièce teatrale di Joseph Fields e Jerome Chodorov My Sister Eileen (1940). Entrambi successivamente sono parte, in qualità di scrittori, del team creativo del musical. Lo spettacolo di prosa, e quindi il musical stesso, pescano a piene mani dai racconti brevi autobiografici di Ruth McKenney, prima pubblicati sul The New Yorker sul finire degli anni Trenta e poi raccolte successivamente nel libro My Sister Eileen. Solamente i due ultimi racconti però vengono utilizzati e rielaborati con ampie modifiche.
Wonderful Town racconta la storia di due sorelle, un’aspirante attrice e un’aspirante scrittrice, che dall’Ohio si trasferiscono in un appartamento nel quartiere Greenwich Village di New York in cerca di successo. Lo show è essenzialmente una musical comedy con canzoni strategicamente inserite nel plot.
5. Rosalind Russell in Wonderful Town, illustrazione di Boris Chaliapin per la copertina del Time Magazine.
Il musical include importanti numeri di danza, coreografati da Donald Saddler, con l’aiuto non accreditato di Jerome Robbins. L’evocazione della cultura degli anni Trenta fatta da Comden e Green aiuta a definire tempo e luogo e Bernstein asseconda le parole attraverso la sua musica. Christopher Street apre il musical con un tour di Greenwich Village, arricchito da riferimenti blues e cambiamenti di atmosfera, sia nell’andamento che nel tempo. One Hundred Easy Ways bilancia un testo sagace e un certo interesse musicale mentre sopperisce alle limitate capacità canore di Rosalind Russel. Swing! evoca la musica anni Trenta e Wrong Note Rag mette la complessità armonica e ritmica al servizio della commedia.
Wonderful Town va in scena per un totale di 559 performance, con Carol Channing che sostituisce la Russell negli ultimi sei mesi in cartellone. Lo spettacolo vince cinque Tony Awards, inclusi quelli per miglior musical e miglior coreografia.
CANDIDE: L’OPERETTA CHE DEBUTTA COME MUSICAL
La collaborazione con la drammaturga Lillian Hellman, per le musiche di scena di The Lark (1955), una traduzione dello spettacolo di prosa francese su Giovanna d’Arco di Jean Anouilh, porta, nel 1956 a Candide, un’operetta comica basata sull’omonima novella di Voltaire del 1759.
Con Candide, diretto da Tyrone Guthrie, Bernstein e Hellman intendono dimostrare che gli Usa, durante l’era McCarthy, non sono il posto migliore al mondo. La lunga ricerca di un paroliere li porta, in ultima istanza, a lavorare con Richard Wilbur.
Sfortunatamente con Candide i collaboratori non si trovano d’accordo sulla tipologia spettacolare: Hellman scrive una satira molto pesante mentre Bernstein e Wilbur producono un’operetta. Molto è stato scritto a proposito delle difficoltà incontrate durante la sua realizzazione. Guthrie stesso sottolinea lo svantaggio della Hellman poiché si ritrovano ad assumere cantanti al posto di attori. A proposito della sua regia inoltre, non nasconde i suoi dubbi e perplessità. Nonostante una sontuosa produzione e alcune recensioni positive Candide chiude dopo 73 performance. Interessante notare che Candide va in scena, nel 1956, non come operetta bensì come musical.
Ma, Candide, non muore negli anni Cinquanta. La partitura di Bernstein contiene numeri indimenticabili che si ispirano a forme di danza e generi europei e danno il via a molti revival, tra cui la nuova versione degli anni Ottanta, con il libretto della Hellman sostituito da quello di Hugh Wheeler.
Bernstein confeziona la partitura senza le sue solite influenze blues e jazz. Scava in altre tradizioni musicali e produce così, a Broadway, un raro esempio di varietà e sofisticazione musicale. Tra le perle di Candide ci sono l’Ouverture -orchestrata dallo stesso Bernstein – la gavotta Life is Happiness Indeed, l’aria di coloratura Glitter and Be Gay, il tango I am Easily Assimilated e il finale in stile Copland Make Our Garden Grow.
WEST SIDE STORY, UNA COLLABORAZIONE VINCENTE
Il processo collaborativo in West Side Story (1957), a differenza che in Candide, funziona poiché i quattro creatori principali – il regista e coreografo Jerome Robbins, lo scrittore Arthur Laurents, Bernstein e il paroliere Stephen Sondheim – lavorano assieme per fare della danza, del copione e della musica, un continuum artistico.
Leonard Bernstein in West Side Story utilizza diversi stili musicali per descrivere i differenti gruppi nella storia. Ritmiche complesse e cambi di tempo catturano la violenza delle bande rivali in Prologue, Jet Song, Cool e The Rumble. Ritmi latini richiamano il background culturale degli Sharks, la banda portoricana. Bernstein include danza latine in The Dance at the Gym e America, utilizza l’emiolia nell’accompagnamento di Something’s Coming, il tresillo, un pattern ritmico derivato dalla clave per Maria e, per Tonight, la Beguine, un ballo di coppia nato nei Caraibi.
7. Larry Kert nel ruolo Tony and Carol Lawrence in quello di Maria, scena del balcone della produzione originale.
A ciò affianca scelte più tradizionali per i palchi di Broadway come il valzer e le lyric ballad in canzoni che riguardano Tony e Maria. Tra le ballad ci sono Maria, Tonight e Somewhere. One Hand, One Heart è un valzer lento mentre I Feel Pretty è più veloce. La moltitudine di stili di West Side Story convergono in A Boy Like That/I Have a Love, dove la canzone di Anita, violenta e imprevedibile, sfuma fino a perdersi nella dolcezza di Maria nei confronti di Tony.
Da sottolineare è l’uso strutturale dell’intervallo per unificare la partitura: il motivo di apertura di West Side Story, un quarta perfetta ascendente seguita da un tritono ascendente, dichiara l’importanza di quest’ultimo. Il tritono infatti è il primo intervallo che si ode in Maria e Cool, ed è presente anche in Something’s Coming e in altri brani come The Dance at the Gym.
L’orchestrazione della partitura è affidata, seguendo meticolose specifiche dello stesso Bernstein, a Sid Ramin e Irwin Kostal. L’orchestra originale inoltre è composta da trentuno musicisti e include cinque percussionisti, un chitarrista e un pianista in grado di suonare anche la celesta.
La produzione originale apre al Winter Garden Theatre a Broadway il 26 Settembre 1957, dove rimane per 732 performance. Dopo il tour nazionale ritorna nuovamente al Winter Garden per altre 249 repliche.
8. Tony pugnala Bernardo dopo che quest’ultimo ha pugnalato Riff, produzione originale di Broadway.
Leonard Bernstein assume, proprio quando West Side Story è in scena, il ruolo di co-direttore della New York Philarmonic insieme a Dimitri Mitropoulos. L’orchestra presto designa Bernestein come direttore musicale.
1600 PENNSYLVANIA AVENUE, UN FLOP ALLA CASA BIANCA.
Nel 1964-65 cerca di adattare, senza successo, in musical The Skin of Our Teeth di Thornton Wilder, insieme a Robbins, Comden e Green. Nel 1968 è il turno dell’adattamento della pièce di Bertold Brecht The Exception and the Rule, anch’esso rivelatosi un vano tentativo. Per l’apertura del Kennedy Center a Washington compone nel 1971 Mass che include alcuni elementi derivati da Broadway.
L’ultimo musical di Leonard Bernstein è 1600 Pennsylvania Avenue (1976) su libretto di Alan Jay Lerner. Lo show, un appello alla tolleranza razziale, racconta eventi e vicende legate alla Casa Bianca tra L’Ottocento e il Novecento, focalizzandosi sulle relazioni interrazziali: dalla relazione amorosa tra Thomas Jefferson e la sua amante Sally Hamings, una schiava afroamericana fino agli eventi dopo la guerra di secessione e l’impeachment di Andrew Johnson.
1600 Pennsylvania Avenue è basato su un concetto centrale e rinuncia a una narrativa lineare a favore di una serie di scene ambientate in epoche storiche differenti. Gli attori principali recitano molteplici ruoli; ad esempio Ken Howard interpreta tutti i presidenti e Patricia Routledge tutte le first ladies. Il musical è originariamente pensato come uno show dentro allo show, dove gli attori, uscendo dai personaggi, commentano il plot e le relazioni interrazziali da un punto di vista coevo a quello dell’audience. Questo lato metateatrale viene però quasi del tutto accantonato durante i tryout di Philadelphia e Washington.
Lo show apre a Broadway al Mark Hellinger Theatre il 4 maggio 1976 ma chiude subito dopo sette spettacoli, risultando un grosso flop. Benché 1600 Pennsylvania Avenue sia l’ultima partitura originale di Bernstein per Broadway, il suo lavoro di compositore non si ferma qui.
A QUIET PACE, L’ULTIMA OPERA DI LEONARD BERNSTEIN
Un esempio è A Quiet Place (1983), il seguito di Trouble in Tahiti su libretto di Stephen Wadsworth. Inizialmente è un atto unico ma viene rielaborato in una forma a tre atti dove, nel secondo atto, Trouble in Tahiti viene inglobato sotto forma di un lungo flashback. A Quiet Place, ambientato trent’anni dopo, racconta gli eventi dopo la morte di Dinah in un incidente stradale e si sofferma sulle difficoltà di Sam nel riconciliarsi con il figlio ormai adulto. La prima, a cui partecipa lo stesso Bernstein, avviene il 17 giugno 1983 alla Houston Grand Opera.
10. A Quiet Place, produzione Opera Zuid, Maastricht 2018.
A riprova dell’immenso contributo di Leonard Bernstein alle arti performative, la lunga serie di premi vinti e nomination contiene Tony Awards, Emmy e Grammy. Bernstein è inoltre membro sia dell’American Theatre Hall of Fame che della Television Hall of Fame. Ancora oggi i suoi lavori teatrali vengono rappresentati in tutto il mondo come dimostrano la produzione olandese di A Quiet Place del 2018, o il revival di West Side Story a Broadway nel 2020, interrotto quest’ultimo dall’emergenza covid.
Photocredits: 1. By Jack Mitchell, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15047519 2. By KCBalletMedia 3. by Source, fair use 4. photo by The School of Music, School of Theatre, and Penn State Opera Theatre, NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0) 5. Illustration of Rosalind Russell in Wonderful Town, used for the cover of Time magazine, Volume 61 Issue 13; time magazine archive e National Portrait Gallery Collection 6. https://en.wikipedia.org/w/index.php?curid=7501091 9. http://www.playbillvault.com/Show/Detail/5790/1600-Pennsylvania-Avenue 10. © Joost Milde
‘s-Hertogenbosch, 27 november 2018
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