Intervista ai Norimberga

Intervista ai Norimberga: atmosfere industriali  e cupe da Firenze

Anche in questo numero dedicheremo uno spazio alla musica oscura e vi faremo conoscere i Norimberga, un esperimento new wave composto da quattro nostalgici musicisti toscani: Gilberto Forlani (voce e tastiera), Paolo Bruschi (basso), Jody Casini (chitarra), Fabio Sardi (batteria).

I Norimberga nascono nell’estate del 2009 dai componenti del progetto The Colony, nato nell’autunno dell’anno precedente per costituire una tribute-band dei Joy Division. Conosciuti e ammirati tramite questo progetto, all’interno della cerchia degli appassionati del genere, i quattro hanno deciso di far evolvere la tribute band ad un gruppo autonomo producendo pezzi propri. Il messaggio dei Norimberga era, ed è quello di rendere attuali e fruibili le sonorità che caratterizzarono gruppi come Joy Division, Bauhaus, The Cure, Litfiba, Diaframma e CCCP alle orecchie e alle corde di un pubblico non solo di nicchia.

Attualmente i Norimberga hanno 3 cd demo autoprodotti: 1/10 (2010), Fiori Bianchi (2012) e Dimenticare (2013). Tuttomondo li ha intervistati per voi, per farvi scoprire i lati più interessanti e artistici di questa formazione, e per farvi immergere in un mondo, quello della comunità dark che, sebbene passati i decenni, ancora riesce energicamente a vivere e a farsi sentire tra nostalgici, giovani e appassionati. Alla fine dell’intervista avrete anche la possibilità di ascoltare la musica dei Norimberga e di connettervi alla pagina facebook del gruppo per conoscerlo meglio. Buona lettura!

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Sulla vostra pagina facebook vi definite una band dall’estetica paleoindustriale. Questo termine mi ha incuriosito molto. Potete spiegarmi cosa intendete di preciso con questo termine? Da dove nasce il vostro nome?

Beh, sono soprattutto suggestioni e atmosfere che certi ambienti ci ispirano, i luoghi dell’industria in abbandono, i materiali di un tempo, il ferro e l’acciaio etc. Tutto sommato abbiamo un approccio molto materiale alla musica,  per niente elettronico… In pratica siamo grezzi! Il nome è nato dopo una lunga gestazione. E’ stato scelto perché suonava bene e perché richiama, bene o male, la storia dell’Europa, è carico di dramma e ha qualcosa di freddo allo stesso tempo.

I vostri testi sono ricchi di immagini scure, sbiadite, sono come delle fotografie in bianco e nero… Quello che scrivete nei vostri testi è una reminiscenza delle atmosfere lugubri, nordiche e industriali della vecchia new wave e della poesia decadente, oppure volete comunicare qualcosa di nuovo e  strettamente personale?

(Gilberto) Credo che col passare del tempo i nostri testi assumano una piega sempre più personale, all’inizio risentivano di più degli stilemi della new wave, ora credo che rimanga una vicinanza come temi e come inclinazione un po’ cupa… Anche malinconica e vagamente malata, ma ci sentiamo più liberi. In realtà mi auto impongo due vincoli: uno è quello di non strapazzare troppo l’italiano, che è una lingua ricchissima di vocaboli, ciascuno dei quali significa qualcosa di preciso e non equivocabile; l’altro è quello di cercare di scrivere qualcosa che mi coinvolga emotivamente, con la speranza che lo stesso effetto lo faccia sul pubblico, e che questo coinvolgimento mi consenta di cantare nella maniera più efficace possibile. Il che non significa che tutti i pezzi siano autobiografici.

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Al Fiume è un brano che inevitabilmente mi ricorda Impronte dei Diaframma. Qual è il vostro rapporto con questa storica formazione?

Beh, è evidente che i Diaframma, specialmente quelli dei primi anni 80  sono per noi un punto di riferimento. La somiglianza non è stata volontaria, quindi la prendiamo come un complimento, visto che quello era un gran bel pezzo… Pensa che avevamo anche pensato di farne una cover, ma poi la scelta è caduta su Desiderio del nulla, pezzo che viene sempre da Siberia e che a volte suoniamo dal vivo, in una versione un po’ più aggressiva rispetto all’originale. Sarebbe bello un giorno poterla fare su un palco condiviso con Fiumani & Co., chissà.

Qual è la vostra opinione riguardo la scena musicale alternativa italiana, magari più nello specifico quella toscana? Cosa pensate della comunità dark dei giorni nostri?

Non ne abbiamo un quadro così completo, per quel che vediamo ci sono molti gruppi che fanno musica ad ottimi livelli e per fortuna c’è una certa varietà, anche se poi i nomi che girano più spesso sono magari inquadrabili in un certo approccio. I problemi maggiori riguardano la fruizione della musica dal vivo che per carenza di spazi ma soprattutto di cultura. In questo senso, sta diventando una cosa per pochissimi appassionati.

Sono cambiati talmente tanto la comunicazione e i rapporti tra i giovani che addirittura i concerti sono eventi organizzati visibili attraverso i media invece che di persona. Fino a quindici anni fa per andare a vedere un gruppo o un artista ci si doveva spostare, magari con gli amici… Sembra che ora invece tutto sia a portata di mano con una tastiera o uno smartphone, e alla fine paradossalmente risulta quasi più difficile oggi rispetto a un tempo creare interesse verso un’artista, un a band o un movimento. Per la comunità dark vale un po’ lo stesso discorso. Il numero delle persone che assistono ai concerti o acquistano musica è piuttosto esiguo, nonostante ci siano anche in Italia gruppi interessanti, ci vengono in mente i Soviet Soviet, o anche altri con cui abbiamo condiviso il palco tipo i Dystopian Society o gli italo-svizzeri Yabanci, ma anche i Spiritual Front, giusto per fare nomi di gruppi che incarnano interpretazioni anche molto diverse tra loro della musica dark.

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Come componete i vostri brani? Partite da improvvisazioni, nasce prima il testo o la musica… Cominciate da una suggestione, da un’immagine, da un ricordo… Raccontatemi.

In pratica tutte le cose che hai detto possono accadere, dipende da chi parte l’idea e non è detto che poi il pezzo formandosi rimanga quello che sembrava quando era partito. Personalmente (parla Gilberto) tendo ad avere un approccio vocale, ovvero quando i pezzi nascono da me vengono fuori da una o più frasi che comincio a cantarmi per poi prendere una struttura… Jody è quello più improvvisatore, che magari ci “scatena” contro dei riff di chitarra che poi prendono forma di canzone… Paolo arriva con giri di basso per strofa e ritornello… Fabio è invece quello che cerca di arrangiare e strutturare il pezzo stabilendo i rapporti tra le parti e gli strumenti.

Ascoltate anche musica folk orientale (di paesi balcanici, paesi arabi, grecia etc.) o new wave slava come i Borghesia o i Siekiera? A volte ho sentito questo sound in alcuni pezzi… Come in Alluvione e in Cotone. Magari è solo un pensiero mio, però volevo chiedervelo.

No, e dei gruppi slavi ne abbiamo una conoscenza molto superficiale. In realtà queste melodie vagamente arabeggianti sono presenti in molta new wave dei primi tempi… Pensa ai Cure o a Siouxsie and the Banshees, ai Virgin Prunes, pensa ai primi Litfiba! Ogni tanto ci viene fuori, specialmente a Jody, magari influenzato anche da altri ascolti, tipo System of a Down.

Foto di Leonardo Bruni

Foto di Leonardo Bruni

Prossimi live che farete? Dove e quando…

Al momento non abbiamo live in programma, in questi giorni stiamo completando alcuni pezzi che dovremmo registrare nelle prossime settimane; un paio sono stati già suonati in pubblico, mentre altri sono completamente inediti e sconosciuti.

Ultima domanda… In questo numero di Tuttomondo parleremo di cibo e alimentazione. Nelle vostre canzoni esiste questa tematica? L’avete mai indagata? E ancora una domanda curiosa ma inerente al nostro tema della rivista… Qual è il vostro cibo o la vostra bevanda che preferite? Magari quella che preferite dopo un live….:)

Fammi pensare, direi di no. Anche se a volte i riferimenti al cibo sono serviti nei testi per dare luogo a immagini di quotidianità; il caffè, il vino… Tra i  pezzi che stiamo preparando si parla spesso di rapporto con il proprio corpo, ma non di cibo. Potrebbe essere uno spunto che ci dai!  Già sento parlare di lasagne e bistecche… Personalmente dopo i live ho bisogno di zuccheri, quando è possibile bevo Mojito!

Grazie per la disponibilità! E perdonatemi per la sfilza di domande… Ma d’altra parte non potevo farne a meno…

Grazie a te! È grazie all’entusiasmo degli appassionati come te che gruppi come come il nostro trovano le energie per fare musica nonostante le difficoltà!

PAGINA UFFICIALE: https://www.facebook.com/NORIMBERGA.Official.Page?fref=ts

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Virginia Villo Monteverdi

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