Horror, musica e i Caron Dimonio

Intervista ai Caron Dimonio

Post Punk elettronico e oscurità esistenziali dall’Acheronte

 

Caron Dimonio, foto di Mario Dada d'Anelli

Caron Dimonio, foto di Mario Dada d’Anelli

In questo numero di Tuttomondo tra sangue, delitti, mostri, horror, demoni e incubi vi presentiamo, con questa intervista, il lato gelido, introspettivo e asciutto della paura, senza sangue e scene splatter, signori e signore I Caron Dimonio. Duo di base a Bologna formato da Giuseppe Lo Bue che si occupa dei suoni synth/drum machine, della chitarra e della voce (cantante e chitarrista nei Dna2 alternative rock band bolognese) e Filippo Scalzo al basso (bassista dei Black Veils band Post Punk/New Wave bolognese), i due uomini in nero realizzano nel 2014 il loro primo disco, Gestalt, autoprodotto. Musica scarna fatta in due come facevano le formazioni a coppia che spopolavano nell’underground 80’s, musica che picchia forte nelle viscere, che riporta a galla dalla palude sensazioni scomode, disagi e terrori del vivere il mondo, musica che unisce poesie esistenzialiste a rancori sommersi, musica in cui possiamo riconoscerci se siamo animi saturnini e molto sensibili alle paure che ci riserva la vita. I Caronti, come due consoli degli inferi ci traghettano verso un mondo fatto di “comode voragini” (per citare un loro testo dal pezzo recitato dall’artista visivo e musicista Christian Rainer) e ci fanno scoprire un’ atmosfera che risiede latente dentro di noi. Testi stranianti, suoni decomposti e ossessivi, sono l’interpretazione di una generazione che vive ora una forte disillusione in un mondo che cambia sempre più velocemente, come un grido che nostalgico e combattivo cerca di riportare in vita il sound e i contesti della generazione oscura degli anni 80, con una vena intellettuale, colta e filosofica. Ascoltatevi Gestalt, abbiate paura di immergervi dentro i suoi vortici di nebbia, abbiate paura ti tagliarvi con i suoi suoni e con le sue parole ciniche e meditative perchè merita davvero, in particolare se, come me, stravedete per questo genere.

Vi lascio ora alle parole dei Caron Dimonio, introdotte dal cameo di Rainer, ultimo pezzo dell’album:

La verità è che pensiamo a noi stessi come degli eroi, ci immaginiamo eterni. La verità è che la vita è una tragedia comunque, ci adagiamo su comode voragini.

Perché per la band avete scelto questo nome così particolare? Avete dei legami con la letteratura dantesca?

Caron Dimonio era il demone che nell’inferno di Dante traghettava le anime dei morti negli inferi. Già di per sé mi piaceva il suono di queste 2 parole e nei testi dei Caron Dimonio la suggestività delle parole è importante quanto la loro musicalità. Riguardo alla scelta del personaggio basta ascoltare le nostre canzoni per capirne il perché. Trattiamo tematiche per lo più legate alla morte e/o all’esistenzialismo.

Perché avete chiamato proprio Gestalt il vostro primo album? C’è qualcuno di voi che ha interessi o studi in psicologia?

Filippo ha studiato filosofia, io storia dell’arte al Dams di Bologna, la psicologia ci è arrivata per vie indirette tramite gli esami sostenuti.
Gestalt significa forma, schema, rappresentazione. La Gestalt è l’attitudine dello psiche a legare tra loro gli elementi dell’ ambiente che ci circonda costituendo un tutto significativo. Siamo costantemente bombardati da una serie di stimoli, ma il sistema percettivo ne seleziona solo alcuni e li organizza in “strutture significative”, o “Gestalt”. Mi piaceva l’ idea di poter legare questo concetto alla musica dei Caron Dimonio.
E’ attraverso la musica che i Caron Dimonio danno una struttura significante alla loro esistenza, la musica è un mezzo espressivo molto potente e ci permette di stare bene con noi stessi.

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Raccontatemi come e perché è nato il progetto dei Caron Dimonio…

Io e Filippo militavamo già in altre band precedentemente, e tutt’ora Filippo suona anche nei Black Veils, trio new wave molto valido di base a Bologna. Le prime bozze delle canzoni dei Caron Dimonio sono nate a casa mia alla fine del 2012. Ero alla ricerca di un bassista per svilupparle. Conoscevo già Filippo perché avevamo suonato insieme in un progetto che ebbe breve vita e perché frequentavamo gli stessi rock club. Il progetto è nato perché la musica e la voglia di esperirla ( penso di parlare a nome di tutti i musicisti, semplici ascoltatori o amanti di questa arte) nasce da una necessità.

Io amo moltissimo il vostro pezzo Nel Tempo Fuori Tempo, penso di averlo ascoltato mille volte… Cosa volete comunicare con questo brano? C’è una componente filosofica al di sotto?

Penso di averti già dato una mezza risposta alla fine della prima domanda. Il tema trattato nella canzone è il tempo e il senso di smarrimento può nascere nel momento in cui ci relazioniamo ad esso. I testi sono non narrativi, quando scrivo preferisco suggerire più soluzioni interpretative, come disse qualcuno: preferisco elencare delle possibilità, aprire delle porte, voi passate da quella che preferite.

Vi siete ispirati a qualche film o a dei film horror in particolare, anche solo per un momento, per creare i pezzi dell’album? Vi chiedo questo perché La Morte è Mercoledì mi ha fatto venire in mente Il Settimo Sigillo di Ingmar Bergman.

Settimo Sigillo=Filmone. Grazie per l’associazione. No La morte è il mercoledì descrive un triste mercoledì pomeriggio di circa 3 anni fa.

Quali sono i gruppi wave del passato a cui vi sentite più vicini?

Bisognerebbe fare un’ intervista a parte per rispondere a questa domanda. Ci dicono che siamo una sorta di Joy Division elettronici che cantano in italiano. Ci piacciono ovviamente Chameleons, Cure, Depeche mode ma ascoltiamo anche molta roba uscita di recente. Ascolto anche molta musica anni 90.

C’è un filo conduttore, un tema che attraversa tutto il vostro album? 

Ti ho risposto un po’ quando ti ho spiegato il motivo della scelta del titolo dell’album. Se proprio si vuol trovare, il filo conduttore è l’esistenzialismo.

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Caron Dimonio Live @ Alchemica di Bologna

Come giudicate il panorama indie italiano odierno e in particolare la scena neo-dark?

Ci sono molte band valide che possono competere con molte band estere, a Bologna la scena è molto viva. Mi vengono in mente Two moons, Kreatvi in den boden, Be Strass, e ovviamente Black veils, tutte band che ho avuto il piacere di ospitare ad Atmopshere, un format/serata tutt’ora molto vivo che ho creato 4 anni fa per dare un po’ di luce alla cultura dark wave a Bologna e non solo. Ovviamente quando si parla di Dark a Bologna o in Italia si parla di una nicchia ristretta, ma è anche il suo bello.

Posso avere in anticipo degli spoiler sui progetti futuri? 

A gennaio uscirà il video del nuovo singolo “Imago Mortis” che anticiperà l’uscita dell’album prevista per marzo. L’album si chiamerà “Solaris”, stavolta omaggeremo il cinema. La produzione è affidata sempre a Gianluca Lo Presti. Stiamo cominciando a fissare le prime date del tour, sono previste anche delle date all’estero.

Ultima domanda! Se dovreste scegliere un pezzo da proporre per la notte di Halloween…Quale scegliereste?

Pet Cemetary dei Ramones senza ombra di dubbio.

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Virginia Villo Monteverdi

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