Bill Viola a Firenze. Una mostra senza tempo

A Palazzo Strozzi: Bill Viola. Rinascimento Elettronico

FIRENZE – Firenze ospita a Palazzo Strozzi Bill Viola. Rinascimento Elettronico una delle mostre più importanti di Bill Viola. In onore all’artista, che, ventitreenne mosse qui i suoi primi passi nel campo della videoarte sviluppando le principali caratteristiche che lo hanno poi reso uno tra i maggiori artisti del panorama mondiale in quest’arte.

La mostra è sviluppata su due livelli: il primo ripropone, i grandi capolavori che hanno reso celebre Bill Viola, otto istallazioni tutte realizzate dal ’95 in poi. Particolarità della mostra è aver affiancato ad alcuni video, il dipinto o l’opera che ne è stata l’ispirazione. Nella strozzina, la mostra riproduce, quasi interamente, le opere del Bill Viola, “giovane”, quelle dagli anni Settanta in poi e quindi, per la maggior parte, opere realizzate prima dell’avvento rivoluzionario del digitale.

Bill Viola

La mostra è spettacolare, per la disposizione, la costruzione, l’atmosfera in cui riesce ad immergere lo spettatore. La sensazione è che ogni cosa sia al posto giusto, posizionata e pensata accuratamente. È una mostra emozionale che stimola sensazioni, e sopratutto è una mostra che ha bisogno di tempo. Non si può guardare in fretta e tutto sembra tornare a ritmi dimenticati, sconosciuti ormai. Crediamo, che l’intento principale dell’artista, sia stimolare la meditazione, far nascere nel fruitore percezioni e idee, che affiorano con il tempo. “L’arte è senza tempo” frase di Bill Viola, riportata anche all’interno della mostra, ha sicuramente molteplici letture. Nei video installati al piano nobile del Palazzo, infatti, l’effetto più usato in assoluto è il rallentamento, che distorce la realtà e mette in moto pensieri e relazioni.

Alla luce di ciò, riteniamo che l’opera che maggiormente rappresenta e innesca la riflessione è il video: the Deluge, che insieme a the Parth è anche il più lungo.

In the Deluge lo spettatore si trova davanti l’architettura di un edificio appena restaurato, che funge da scenografia per circa 20 minuti al passaggio di molteplici personaggi che svolgono azioni normali, veri e propri rappresentanti della quotidianità.

Bill Viola

La gente, esce dall’edificio, ci passa davanti, in un senso o nell’altro, qualcuno invece sta fermo, come il “vagabondo” che chiede l’elemosina. Ognuno, comunque, sembra totalmente immerso, nella propria vita e nei propri progetti. Bill Viola ricostruisce azioni abituali, rappresenta la normalità; i personaggi vanno a ritmi differenti, a qualcuno cadono delle cose, alcuni si scontrano tra essi, un bambino attraversa con un palloncino che in quel momento scoppia, un uomo distribuisce i volantini, il barbone fermo è notato solo da alcuni, altri lo ignorano, e solo una donna si ferma a parlare con lui e lo fa alzare. Lo spettatore, quindi, si lascia trasportare, all’inizio magari cerca un nesso logico tra le azioni, ma poi, il tempo lungo, e le azioni ripetitive, lo cullano con i suoi pensieri, lo trasportano come un flusso, lo inducono, appunto, alla meditazione. La routine è quella classica, a volte accentuata dai suoni (clacson e rumori cittadini), di una metropoli di tutti i giorni. Così il fruitore contemporaneo è totalmente immerso nel video, si perde nei propri pensieri, aspettando e cercando di intuire cosa succederà, perché qualcosa dovrà accadere.

L’artista, infatti, mette in gioco, alcuni stratagemmi, anche per fuorviare i conoscitori dell’opera, ogni tanto il sonoro subisce un crescendo, i personaggi accelerano i loro movimenti, alcuni personaggi, attraversano lo spazio più volte e in modi diversi (il tipo con le videocassette). Tutto però alla fine è vacuo, e l’attesa, lo scorrere inesorabile del tempo, diventa la componente fondamentale e estenuante del video. Molto spesso l’uomo passa la vita ad attendere una cosa, un evento che lo spaventa terribilmente, vive e fugge in funzione di qualcosa che non sa se arriverà, e quando arriverà.

L’evento, però, poi arriva, improvvisamente, forse anche quando alcuni non se l’aspettano più, quando si comincia a credere che il video, come the parth, sia ciclico, atto a innescare un intenso flusso di pensieri, dove il fruitore ritrova se stesso, dove la lentezza e la circolarità, diventano l’essenza; la nostra vita è un ciclo continuo. Invece, in brevi attimi tutto si velocizza, personaggi ora corrono disparati, scappano sulla scale, si combattono quasi tra loro, cercando la salvezza e poi un boato squarcia il silenzio cosìcchè, anche coloro che continuavano a essere immersi nei propri pensieri, vengono di riportati alla realtà. L’evento, appunto, è un’esplosione d’acqua, elemento caro all’artista, simbolo forse principale, secondo Viola, della fragilità e transensorialità, caratteristiche preponderanti, della visione dell’artista.

L’acqua, appunto, travolge tutti; anche e sopratutto i pigri, coloro che erano rimasti al sicuro all’interno della loro dimora, immersi e ignari nella loro tranquillità quotidiana e irrompe nel loro mondo privato, cioè all’interno della loro casa. L’acqua erompe da porte e finestre, distrugge tutto, ma al tempo stesso pulisce, purifica. Finita l’inondazione, infatti, la strada e l’edificio sono calmi, perfetti, la forza distruttrice, diventa al tempo stesso ciò che ristruttura. L’idea, è che il paesaggio dopo è tranquillo, in pace e la ripresa dei classici rumori cittadini sullo sfondo sonoro fanno pensare ad un nuovo inizio. Dopo la catastrofe, comunque l’uomo è pronto a ricominciare da zero, purificato dai propri errori e pronto a ripartire.

Il video si ispira ovviamente ai cicli biblici apocalittici del passato, in primis il diluvio universale. Vicino ad esso, infatti, è posta la lunetta di Paolo Uccello, con le storie di Noè e in particolare il diluvio. La lunetta viene dal Chiostro Verde di Santa Maria Novella, vediamo come quest’opera riprenda appunto le principali innovazioni fiorentine del periodo, sopratutto per quanto riguarda le soluzioni compositive e spaziali, tra di esse la prospettiva, ma, come l’artista le utilizzi in opposizione, cioè, anziché verso l’idea di ordine e pulizia tipica del periodo, verso un caos. Il dipinto sembra una rappresentazione onirica, caotica e confusionaria, dove la sproporzione di alcuni personaggi, l’irrealtà dei colori e la duplicità dei punti di fuga, siano espedienti che il pittore utilizza per far comprendere la drammaticità della scena al fruitore.

Ecco quindi come, a moltissimi secoli di distanza, entrambi gli artisti utilizzano stereotipi dei loro rispettivi periodi, usandoli in antitesi, atti a stravolgere la quotidianità, con un evento che va al dì là dei canoni usuali.

Una mostra imperdibile e visitabile fino al 23 luglio 2017

Informazioni utili

Bill Viola. Rinascimento Elettronico

Dal 10 Marzo al 23 Luglio 2017

Palazzo Strozzi

Piazza degli Strozzi, 50123 – Firenze

www.palazzostrozzi.org

Dario Soriani
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