Dittico buffo napoletano: un trionfo barocco

PISA – Il Teatro Verdi di Pisa ha celebrato anche quest’anno la magia dell’opera barocca; il titolo odierno, un inedito Dittico buffo napoletano, ha confermato l’appuntamento barocco come uno dei più attesi e amati dal pubblico, anche extracittadino.

Dopo il successo del pistoiese Girello di Jacopo Melani, l’occhio del Verdi si sposta verso sud e assembla questo dittico buffo unendo due pannelli di una certa rarità, La vedova ingegnosa di Giuseppe Sellitti e il pastiche Il maestro di musica (contenente brani di Pergolesi, Sellitti, Auletta e altri).

Giovanni Toscano

L’operazione è resa ancor più interessante dalla felice intuizione del regista Marco Castagnoli di creare ex novo una cornice capace di contenere e di “giustificare” i due pannelli partenopei, tanto semplice quanto efficace: questo ipotetico preludio in prosa vede il bravo Giovanni Toscano interpretare un ragazzo – qui chiamato Il sognatore  che ritrova un giocattolo costruitogli dal nonno, in buona sostanza un plastico di scenografia in cui si divertiva a inventare storie, utilizzando figure di carta come personaggi. Quest’escamotage ha grandissimo peso nell’economia dell’allestimento, in quanto esso è interamente dominato dall’idea del gioco: le meravigliose scene di Alejandro Contreras sono un continuo ammiccamento a un universo ludico, gli eccentrici, esagerati ed esilaranti costumi di Cristina Ricci derivano dichiaratamente dal mondo dei giocattoli e dei cartamodelli, tanto più che distorcono la fisionomia degli interpreti (uno su tutti il medico Strabone della Vedova ingegnosa), per non parlare dell’ideazione grafica della scena per Il maestro di musica realizzata dall’Imaginarium Creative Studio. In questa illustrazione tridimensionale qualsiasi parvenza di realtà, che comunque è mantenuta nella Vedova, viene totalmente annullata in favore di una distorsione giocosa del mondo: non solo la scenografia è in tutto e per tutto un gioco da tavolo (ricorda davvero da vicino i vecchi giochi da tavolo come Il gioco dell’oca), ma nella scenografia stessa ci sono botole e aperture che conducono lo spettatore in una piacevolmente ridicola deformazione del mondo fenomenico. A caratterizzare ulteriormente, e in modo impeccabile, questo folle divertissement concorre il disegno luci di Michele Della Mea, vicino ora al cinema espressionista tedesco, ora ai cartoni animati degli anni ’70.

La vedova ingegnosa: da destra Martina Barreca (Drusilla) e Niccolò Casi (Strabone)

Oltre che per il gran coraggio (e la vena di “follia”) che ha caratterizzato la messa in scena, questa nuova produzione targata Teatro di Pisa si segnala anche per il grandissimo lavoro del M° Carlo Ipata nel rendere coerente l’unione forzosa di questi due elementi per plasmare un vero e proprio dittico buffo. Per quanto concerne il primo pannello, la Vedova, l’intervento del M° Ipata consta essenzialmente nell’aver aggiunto una sinfonia (attribuita a Pergolesi, ma probabilmente di Galuppi) all’inizio dell’intermezzo – che, in quanto tale, ne è naturalmente sprovvisto – e un secondo brano strumentale in chiusura, per meglio sottolineare la linea di demarcazione tra i due pannelli. Ben diversa è la questione del Maestro di musica: non esistendo una partitura standard, universalmente accettata e utilizzata, l’opera è stata sottoposta a un lungo e complesso lavoro di confronto tra le varie edizioni autentiche, cercando di identificare gli elementi originali e quelli aggiunti posteriormente, fino ad arrivare a una nuova edizione critica a cura del M° Ipata e di Alessio Bacci.

Il maestro di musica

A seguito di uno studio tanto scrupoloso e approfondito dei due elementi del Dittico buffo, non ci si poteva non attendere un’esecuzione di livello da un’orchestra di autentici specialisti come quella di Auser Musici e le aspettative sono state assolutamente soddisfatte, se non addirittura superate. Sotto la bacchetta del M° Ipata, l’Orchestra Auser Musici esalta al meglio la ricchezza timbrica e coloristica delle due partiture, accentuandone la freschezza, il carattere brillante e sagace, le trovate grottesche e i motti di spirito. 
Ugualmente convincente il cast vocale, per l’occasione composto da soli tre cantanti, a cominciare dal basso Niccolò Casi, interprete di Strabone nella Vedova e dell’impresario Colagianni nel Maestro di musica. Oltre a dimostrare ottime doti attoriali nell’interpretare due personaggi quasi opposti sotto un certo profilo, è riuscito a inquadrarli in modo convincente anche attraverso due differenti caratterizzazioni vocali con camaleontiche capacità canore davvero sorprendenti. A parte qualche trascurabile sbandamento ritmico, Casi ha fornito un’interpretazione solida e avvincente di queste due “maschere”.

Doppio ruolo anche per il giovane soprano Martina Barreca, che domenica 9 dicembre ha vestito i panni sia della vedova Drusilla, sia di Lauretta nel Maestro di musica. Una vocalità spigliata e fresca che forse necessita di maturazione ma che ha già individuato la sua strada, molto interessante il suo approccio alla recitazione e alla caratterizzazione dei personaggi, cosa che ha regalato agli spettatori una Drusilla irresistibile.
Ultimo ma non ultimo il tenore Alberto Allegrezza, autentico specialista di questo repertorio e già noto al pubblico pisano e non per l’eccellente performance nel Girello di Melani, è apparso nel secondo elemento di questo folle Dittico buffo interpretando Lamberto, il maestro di musica eponimo. Personaggio brillante ed eminentemente interiorizzato da Allegrezza, il buon Lamberto si avvale di un timbro limpido e preciso, aggraziato e duttile, tanto da renderlo il comprimario perfetto per il truce e viscido Colagianni.

Da sinistra: Niccolò Casi, Alberto Allegrezza e Martina Barreca

Photocredit: Imaginarium Creative Studio

lfmusica@yahoo.com

Follow me!
Condividi l'articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.