L’appuntamento mensile con i libri
Consigli di lettura: Ogni mese vengono proposti dieci titoli eterogenei. Diversi gli autori, le nazionalità, i generi letterari e spesso molto diversi possono essere gli anni in cui i romanzi proposti sono stati pubblicati (la data scritta è l’ultima data di pubblicazione). Ciò che li accomuna è il piacere di leggere. Ci auguriamo che ogni mese i nostri lettori possano trovare almeno un libro da leggere. Il nostro appuntamento è curato dal collettivo di operatrici culturali “Tessera” formato da: Paola Bernardini, Giulia Silvestri, Anna Giannessi e Valentina Gori che ringraziamo calorosamente

Layla Martinez
Il tarlo
La Nuova Frontiera Edizioni
Or.: Español
2023
«Nel romanzo d’esordio di Layla Martinez c’è un sapore di Shirley Jackson ma anche di Agota Kristof. Ogni famiglia si costruisce intorno a un tarlo, si arrovella su un unico tarlo. Si tratta solo di scegliere: farsi mangiare dentro da quel tarlo, finché di te non rimane più niente; o resistere, sollevarsi, combattere.» Antonella Lattanzi
Le case racchiudono le storie di chi le ha abitate, e quella di questo romanzo non fa eccezione. Le sue pareti, che si restringono e si dilatano come i polmoni di un grande animale, custodiscono angeli in cucina, sparizioni mai risolte, ombre e voci che affiorano dai letti. Ed è lì che vive una giovane donna, insieme alla nonna persa in un passato che non se ne vuole andare, un tempo di guerra e povertà che si è lasciato dietro un imprecisato numero di vittime. A sconvolgere le cose è un tremendo delitto, l’ultimo di una lunga catena di vendette e di ingiustizie che affondano le loro radici in quel passato lontano. Con una tensione crescente Il tarlo ci fa immergere in una realtà oscura, a volte spaventosa, utilizzando tutti i meccanismi del romanzo gotico per raccontarci una storia di rancore sedimentato e di rabbia scatenata dalla violenza di genere e di classe.
Julia Deck Viviane Elisabeth Fauville
Adelphi
Or.: Français
2014

In una stanza disperatamente vuota una donna culla su una sedia a dondolo una bambina di pochi mesi. Ha l’impressione di avere commesso qualcosa di terribile, ma non ne è certa, tutti i suoi ricordi sono sfocati. Contempla la piccola quasi si aspettasse da lei una risposta, una rivelazione. Poi, un bagliore: ha quarantadue anni e ha abbandonato il bel marito che la tradiva, la sua casa, una vita invidiabile per rintanarsi lì, in un appartamento spoglio, in un quartiere popolato di bazar orientali dov’è una straniera. Il giorno prima ha ucciso a coltellate il suo analista, incapace di alleviare le crisi di terrore di cui soffre, in segreto, da tre anni.
Di quel che è stata ambiziosa direttrice della comunicazione con ufficio sugli Champs-Elysées, moglie e figlia devota, non le resta che un nome, Viviane Élisabeth Fauville, regale e fragile relitto di un’esistenza inappuntabile, della scrupolosa obbedienza alle leggi dell’abitudine e della necessità. Certa solo del delitto che ha commesso, e del colpo di grazia che non potrà tardare, per tutti minacciosa e impenetrabile, ancorata alla realtà solo dall’ingombrante presenza della figlia, Viviane esce dai binari che guidavano il suo destino, si addentra in una Parigi oscura e parallela, affonda, e ci trascina, in un gorgo di insostenibile angoscia, di acuto disagio sino all’esplosivo epilogo.

Jean Rhys
Il grande mare dei sargassi
Adelphi Editore
Or.: English
2013
Jane Eyre è un classico della letteratura, i suoi personaggi sono noti, di rado però ci si concentra su un personaggio secondario come Bertha Antoinette Mason, prima moglie folle e segregata di Rochester: viene dalla Jamaica e rappresenta il lato oscuro della politica colonialista e schiavista inglese e un oggetto di censura sociale e umana da parte di Rochester. In Jane Eyre conosciamo Bertha Mason solo attraverso le parole e gli occhi di altri personaggi, compresa Jane. Lo sguardo attraverso cui viene osservata è quello di una cultura dominante, europea e bianca. Non sorprende, dunque, che nel romanzo di Brontë l’unico ruolo attribuibile a Bertha Mason, una donna bianca creola proveniente da una colonia inglese, sia quello di subalterna. È una straniera e non può che rappresentare l’idea che la cultura eurocentrica ha dell’altro, ovvero un mostro, un animale, una subalterna in quanto donna e, oltretutto, pazza che ostacola la relazione amorosa tra Jane e Rochester: solo la sua morte può garantire il lieto fine. Sarà compito di Jean Rhys, autrice inglese nata in Dominica da padre gallese e madre creola, recuperarne storia e origini per dare vita al suo Il grande mare dei sargassi, romanzo in chiave postcoloniale e femminista, che accoglie le vicende di Bertha Mason prima dell’incontro con Mr. Rochester.
Antoinette, vero nome di Bertha, nasce in Jamaica appena dopo l’abolizione della schiavitù in tutte le colonie da parte del governo britannico. Figlia di un ex proprietario di schiavi morto di alcolismo, la protagonista trascorre l’infanzia con la madre creola, vittima della marginalizzazione da parte della società circostante che chiama ambedue “blatte bianche”. Le cose migliorano quando la madre, Annette, sposa un ricco inglese, Mr. Mason che non dà importanza ai timori della moglie, la quale avverte l’odio della popolazione nera del posto e propone di allontanarsi. In una sola notte Antoinette vede bruciare la propria casa, perde il fratello, perde Tia, la sua migliore amica e verrà allontanata dalla madre. Annette, infatti, non è in grado di reagire alla tragedia e impazzisce.
A Antoinette non resta che un matrimonio di convenienza con Mr. Rochester. Sopraffatto dalla vitalità della moglie, incapace di comprendere lei e il suo mondo, rimasto preda del terrore per le leggende soprannaturali dell’isola e intimorito dall’obeah, emanazione del vudu che lì viene praticato, Rochester porta via la ragazza dalla sua terra, in un Inghilterra fredda e spoglia in cui l’attende la ben nota soffitta e la pazzia.
Tayeb Salih
La stagione della migrazione al Nord
Sellerio Editore
Or.: اَلْعَرَبِيَّةُ
2025

Mediante uno schema narrativo di scatole cinesi (o più appropriato è dire: giocando sulla tradizione delle Mille e una notte della cornice, delle storie nella storia, dell’identificazione tra figura narrante e personaggio) questo libro racconta dell’avventura spirituale di una diaspora e un ritorno, e di un definitivo spaesamento. E la figura di un intellettuale arabo che vi è scolpita – bambino adottato al Cairo da una famiglia inglese, studi a Oxford e brillante carriera in Gran Bretagna, libertino che sulle donne vendica un suo senso di morte, fino all’ultimo incontro che lo forza a scegliere tra il suo essere occidentale e il suo essere arabo; il ritorno al villaggio sul Nilo, lo sforzo di dimenticare, e infine la catastrofe per lui, e indirettamente della sua comunità – è una figura indimenticabile, nel senso proprio che ha la letteratura di non dimenticare: cioè le molte traduzioni e ristampe in Europa e nel mondo arabo (alle quali questa italiana si accoda). Ma il tema del libro (il principale, accanto a storie e suggestioni convergenti sulla storia principale) non è solo quello del disagio dell’intellettuale arabo diviso tra speranza e tradizione, tra valori della cultura e miserie materiali. Sembra piuttosto quello più alto dell’unità inevitabile, in una contesa antichissima di amore-odio, tra il mondo arabo e quello cristiano, tra il Nord e il Sud del Mediterraneo.
La stagione della migrazione a Nord è un longevo capolavoro, descritto da Edward Said come uno dei più bei romanzi della letteratura araba moderna e dichiarato, nel 2001 dall’Accademia letteraria arabica, il più importante romanzo arabo del XX secolo. Esso riecheggia nelle vicende di una emigrazione moderna, l’antico periodico andare degli uomini del deserto verso le oasi e le coste, inseguendo sogni d’amore, leggende, mercantilismi, a specchiarsi e contaminarsi con una cultura doppia e necessaria: ad arricchirla e uscirne più ricchi nello scontro. La storia del protagonista è quella dell’illuminante presa di coscienza che «io è un altro».

Gianna Manzini
Ritratto in piedi
Mondadori Editori
Or.: Italiano
2024
In una narrazione intima e naturalmente poetica, Gianna Manzini ripercorre la propria infanzia, esplorando il complesso rapporto con il padre, Giuseppe Manzini, fervente anarchico scomparso nel 1925 dopo un’aggressione fascista. Un padre che alla figlia trasmette la sua più profonda convinzione: «Non basta averlo un ideale; bisogna esserne degni: capaci cioè di sacrificargli qualsiasi cosa, a cominciare da se stessi». Un padre che nella figlia si riconosce: «”Tu” disse infine “sei come me.” Pensava: “Non ti tireresti indietro, tu”». Nell’intrecciare i propri ricordi con le riflessioni sulla figura paterna, la sua integrità morale e inflessibilità, «l’autrice-narratrice – sostiene Cristina Savettieri – esplora lo spazio interiore dei suoi personaggi dandogli voce e immaginandone i pensieri e le emozioni, e varca così il confine che separa le scritture rigorosamente dal vero dall’invenzione narrativa».
Ritratto in piedi (1971) è un’opera modernista dallo stile insolito, disarticolato, in cui rievocazioni epifaniche e pensieri emozionati si muovono in un groviglio di voci narrative – la bambina, l’universitaria, la scrittrice anziana – e piani temporali distinti. Un memoir che è una meditazione sulla vergogna, sul dolore, sulla perdita e la riconciliazione, una storia che ci interroga «sul potere dell’arte di liberarci, sulla sua capacità di dare forma anche alla propria insufficienza».
Nadifa Mohamed
I gentiluomini di fortuna
Fazi Editore
Or.: English
2025

Cardiff, 1952. Mahmood Mattan, un giovane marinaio somalo, è disoccupato e si è sistemato in una stanza presso un affittacamere di infima categoria: la moglie Laura – gallese, bianca – non vuole più averlo tra i piedi se non si decide a rigare dritto. Mahmood, però, non intende rinunciare ai suoi figli, a cui è molto legato, né alla sua donna e per provvedere a loro va avanti a piccoli furti e scommesse: ha un carattere orgoglioso, testardo, riottoso, ma è fiero delle sue origini e della sua storia; è analfabeta, ma è un poliglotta e un uomo d’esperienza. Tutto cambia, per lui, quando Violet Volacki, una negoziante ebrea della zona, viene brutalmente assassinata, e la famiglia offre una ricompensa di duecento sterline a chiunque fornisca elementi validi per trovare il colpevole. All’inizio Mahmood è convinto di poter ignorare le voci che cominciano a circolare su di lui: sarà pure un giocatore d’azzardo e un ladruncolo, ma non è un assassino. È un padre, è forte della sua innocenza e ha fiducia nella giustizia. Con l’avvicinarsi del processo, però, la sua prospettiva cambia, e il giovane uomo si trova a dover lottare strenuamente per la sua vita, con tutte le carte contro di lui: un’indagine scadente, un sistema legale disumano e un razzismo pervasivo e radicato nella società. All’ombra del cappio del boia, Mahmood inizierà a rendersi conto che anche la verità potrebbe non essere sufficiente a salvarlo.
In questo romanzo Nadifa Mohamed, scrittrice somala naturalizzata britannica, ricostruisce con grande cura la vera storia di Mahmood Mattan, l’ultima persona a essere giustiziata per impiccagione a Cardiff e la prima a essere riabilitata dopo che, nel 1998, fu dichiarato vittima di un caso di malagiustizia.

Edouard Louis
Lotte e metamorfosi di una donna
La nave di Teseo
Or.: Italiano
2021
«Per gran parte della sua vita mia madre ha vissuto nella povertà e nel bisogno, isolata da tutto, schiacciata e umiliata dalla violenza maschile. La sua esistenza sembrava limitata per sempre da questo doppio dominio, quello della classe e quello legato alla sua condizione di donna. Eppure, un giorno, all’età di quarantacinque anni, si ribellò a questa vita, fuggì e, a poco a poco, conquistò la sua libertà. Questo libro è la storia di quella metamorfosi.» Édouard Louis
Édouard Louis è uno scrittore francese. Nato nel 1992, ha pubblicato il suo primo romanzo, Farla finita con Eddy Bellegueule nel 2014, a poco più di vent’anni. Il libro è diventato subito un caso editoriale in Francia, dove ha venduto oltre trecentomila copie, e è stato tradotto in una ventina di lingue. Ha scritto poi Storia della violenza e Chi ha ucciso mio padre, intrecciando sempre l’autobiografia e i temi sociali e politici, dalla povertà alla violenza di genere, dall’eredità coloniale della Francia ai diritti delle persone lgbt. Dopo Lotte e metamorfosi di una donna ha pubblicato Metodo per diventare un altro dove torna a parlare della sua storia con un romanzo malinconico, lucido e affascinante. Una storia di apprendimento, di lotta e di cambiamento per sfuggire alla povertà, alla violenza e all’esclusione. Il racconto del percorso lungo e doloroso che l’ha portato da un’infanzia difficile, segnata dalla miseria economica, morale e culturale, a affermarsi come una delle voci più forti e interessanti della letteratura francese: un viaggio che, da racconto autobiografico, si fa denuncia della società e del sistema di valori in cui viviamo.
Paul Murray
Il giorno dell’ape
Einaudi Editore
Or.: English
2025

«Il passato è così, vero? Credi di essertelo lasciato alle spalle, poi un giorno entri in una stanza e lo trovi lì ad aspettarti».
Un irresistibile romanzo familiare di desideri, solitudini e macerie senza fine ma, forse, con un inizio preciso. La famiglia Barnes è nei guai. La concessionaria di Dickie sta per fallire, ma lui, invece di affrontare la situazione, trascorre le giornate costruendo un bunker a prova di apocalisse. La moglie Imelda, nel frattempo, si è messa a vendere i gioielli su eBay, la figlia adolescente Cass, ex prima della classe, sembra voler sabotare la sua carriera scolastica e PJ, il figlio dodicenne, sta allestendo un piano per scappare di casa. Che cosa è andato storto per i Barnes, al punto da mandare tutto in rovina? Al tempo stesso affresco famigliare e ritratto della contemporaneità, Il giorno dell’ape è un indimenticabile tour de force pieno di umorismo e calore umano”.

Tash Aw
Stranieri su un molo – Ritratto di una famiglia
ADD Editore
Or.: English
2017
Tash Aw esplora la vitalità culturale dell’Asia moderna in un memoir poetico che racconta la complicata storia della sua famiglia: una vicenda di migrazione e adattamento, di distanze e sottintesi, di accettazione cieca e amore silenzioso. Gli stranieri smarriti su un molo sono i nonni dopo l’insidioso viaggio in barca per fuggire dalla Cina verso la Malesia negli anni Venti. Dal porto di Singapore, a una corsa in taxi nella Bangkok di oggi, a un’abbuffata da Kentucky Fried Chicken nella Kuala Lumpur degli anni Ottanta, Aw tesse storie di inclusione ed esclusione, tra scenari che saltano da villaggi rurali a club notturni e una varietà vertiginosa di lingue, dialetti e slang, per creare un ritratto intricato e vivido di un luogo stretto tra il futuro in rapido avvicinamento e un passato che non si lascia andare.
Omar El Akkad
Un giorno tutti diranno di essere stati contro
Gramma Feltrinelli
Or.: English
2025

Il 25 ottobre 2023, dopo tre settimane di devastanti bombardamenti su Gaza, Omar El Akkad pubblica in rete queste parole: «Un giorno, quando sarà sicuro, quando non ci sarà alcun rischio personale nel chiamare le cose con il loro nome, quando sarà troppo tardi per ritenere qualcuno responsabile, tutti diranno di essere stati contro.» Il post viene visualizzato più di dieci milioni di volte. La sua veemente denuncia dell’ipocrisia dell’Occidente dinanzi al genocidio di Gaza, del tradimento della sua promessa di libertà e giustizia per tutti, suscita un’eco enorme. Un giorno tutti diranno di essere stati contro, il libro che El Akkad decide poi di scrivere dopo la morte di migliaia di donne e bambini nella Striscia, è la cronaca di quella promessa tradita, il resoconto della fine dell’idea che regole e principi, le “verità manifeste” della democrazia occidentale, servano davvero a combattere il male e non a preservare il potere. Se il male, infatti, non è semplicemente muovere guerra contro un nemico, ma annientare un popolo intero riducendolo a nuda vita priva di ogni dignità e pietà umane, Gaza è oggi uno dei nomi per designare il suo irrompere nel mondo, il nome di un genocidio imperdonabile sotto ogni riguardo.
Disgusto o rabbia dinanzi a un simile evento non hanno senso in questo libro crudo, doloroso e vulnerabile, nutrito dalla certezza che vi saranno sempre esseri umani ritenuti non degni della promessa di libertà, non soltanto arabi o musulmani o immigrati, ma chiunque non rientri nella terra del privilegio chiamata Occidente. Nelle sue pagine, l’unica possibile risposta sta in una rottura totale con il credo dell’Occidente. La stessa rottura che risuona in ogni parte del pianeta, nelle strade delle grandi città, nei campus universitari, nelle scuole. E che, nella scrittura lucida di El Akkad, capace di mescolare racconti toccanti con spietate considerazioni sul linguaggio dei media, trova la sua più formidabile eco.

Buona lettura.
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