Una passeggiata al PBF

Incontro con tre editori di Provincia

Una calca inaspettata. È questa la prima, spontanea considerazione che sorge nel varcare la soglia del Pisa Book Festival (PBF), rassegna libraria dedicata alla piccola editoria indipendente, svoltasi dal 7 al 9 novembre presso il Palazzo dei Congressi.

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Oltre 200 eventi, 150 espositori provenienti da tutta Italia e 26mila presenze: questi i numeri forniti dall’organizzazione a distanza di una settimana. In un Paese il cui mercato editoriale versa in crisi perenne, fanalino di coda europeo in quanto a lettori, incontrare un così alto numero di persone attratte dai libri genera un compiacimento confuso: ma non dovevamo essere quattro gatti?

L’affluenza è alta, non c’è dubbio. Ma presto ci rendiamo conto che lo scarso spazio fra uno stand e l’altro e la ridotta dimensione dei corridoi giocano un ruolo fondamentale. La cornice è minimale: pochissime le decorazioni, qualche cartello appeso indica le varie stanze in cui si tengono gli incontri. Il resto lo fanno gli editori, con la loro semplice presenza e i titoli in catalogo.

Ci lanciamo alla ricerca dei “nostri”, quelli con le radici in Toscana. La prima che incontriamo è la giovanissima Micol Carmignani. Ci accoglie con un sorriso soddisfatto, il suo tavolo è accerchiato dai curiosi. «Le cose vanno bene, siamo solo al primo giorno» dice Micol. «I libri si vendono, la gente non viene soltanto a guardare e questo fa la differenza per un piccolo editore». La Carmignani ha sede a Cascina, la sua avventura è iniziata quest’anno: vuole dare spazio alle storie che vengono dal territorio, come molti altri suoi colleghi, e presta un occhio di riguardo ai racconti al femminile.

Ci intratteniamo a lungo con Micol. Conosciamo anche un suo autore, Mario Pellegrini, ex assessore al Comune di Calci, autore de Il sogno Mancino. In una conversazione torrenziale ci racconta aneddoti di vita politica racchiusi nelle pagine del libro: scontri fra preti ai tempi del fascismo, l’aggressione a un questore fra i tafferugli nel giorno della morte di Che Guevara, e via così, per un quarto d’ora di avventurosa rievocazione.

imagePochi metri più avanti, sempre nella stanza centrale, troviamo un editore pisano. La Sidebook ha il quartier generale in Piazza S. Francesco, anch’essa è molto giovane, nata appena un anno fa dalla collaborazione di Stefano Mecenate, navigato professionista del settore, e due giovani esperti di comunicazione, Francesco Sani e Davide Ferro. «Ho notato spesso cialtroneria e sciattezza nel trattare gli autori – spiega Mecenate. – Noi curiamo al massimo il rapporto. Chiediamo un contributo editoriale, ma non si tratta di speculare sugli esordienti, bensì di entrare in società con loro nella promozione del libro, che seguiamo con la più grande cura».

La Sidebook lavora molto anche sul piano mediatico: Francesco ci mostra un booktrailer destinato al web, con un montaggio degno di uno spot cinematografico. Internet sembra ormai l’arma principale in mano ai piccoli editori, costretti a lottare per un po’ di visibilità: «Sul nostro sito ogni autore ha diritto a un dominio personale – racconta Francesco – un blog che può gestire nella più assoluta libertà, per farsi conoscere e raggiungere un pubblico maggiore».

imageLa dodicesima edizione ospitava anche una sezione Junior, dedicata ai piccoli. Qua incontriamo Ilaria Saba, della Editrice Campanila. Dopo aver ripetuto innumerevoli volte di non essere la persona adatta per l’intervista (i titolari sono momentaneamente assenti) Ilaria si concede alle nostre domande. Le copertine colpiscono l’attenzione per la vivacità dei colori e l’estrema cura del particolare. «Puntiamo moltissimo sull’aspetto estetico. I libri devono contenere storie accattivanti, ma soddisfare anche l’occhio e il tatto del bambino. Cerchiamo inoltre di coniugare grandi artisti a storie fiabesche, per far conoscere ai bambini i grandi della pittura». Fra i volumi esposti ne spicca uno intitolato Marco Polo: la copertina si apre come uno scrigno, e suscita addirittura il timore di danneggiarla.

Al termine della prima giornata capiamo che il Pisa Book Festival è soprattutto questo: una galleria di volti e un “mercato” di incontri, prima ancora che di libri, grazie al quale condividere la propria idea di mestiere, conoscere altri modi di tradurre una passione in professione, tornare a casa con le idee ispirate, una lista di contatti aggiornata e una buona scorta di libri, venduti o acquistati.

285634_4032932391029_344287144_nFilippo Bernardeschi

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