Gli aspiranti compositori ai tempi di Finale®

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Manoscritto autografo dell’Ave verum Corpus di W. A. Mozart

Inutile nasconderlo: la tecnologia ha rivoluzionato moltissimi aspetti della nostra vita, quotidiana e lavorativa. Anche un ambiente fortemente tradizionalista come quello musicale – dove vengono tuttora impiegati manuali ottocenteschi – si è adeguato al cambiar dei tempi.

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Il pennino a cinque punte

Alcuni secoli fa il compositore doveva fare tutto da sé: questo non significa solo scrivere su carta la composizione, ma addirittura tracciare i pentagrammi, un lavoro davvero lungo e faticoso. Ad esempio Mozart in certi periodi scriveva così tanto che le dita gli dolevano al punto che era costretto a farsi imboccare dalla moglie. Se poi il compositore voleva pubblicare le proprie opere poteva rivolgersi a un editore a pagamento oppure improvvisarsi egli stesso editore: Johann Sebastian Bach scelse la seconda opzione e si suppone che perse in parte la vista a causa delle esalazioni dei prodotti chimici necessari per incidere le lastre tipografiche di rame.
Fortunatamente con l’avvento della stampa industriale fu possibile acquistare i pentagrammi prestampati, già diffusissimi a fine Ottocento, ma anche in questo caso rimaneva qualche nostalgico (come Igor Stravinsky) che preferiva continuare ad utilizzare il classico pennino a cinque punte per tracciare i pentagrammi, ma questo fu l’unico vero progresso tecnologico del compositore in diversi secoli di storia. Sostanzialmente, i compositori dai tempi di Orlando di Lasso a quelli di Béla Bartók continuarono a scrivere musica (letteralmente) nello stesso modo.

Negli ultimi vent’anni, invece, il computer ha imposto un radicale rinnovamento dei metodi di scrittura: così come esiste Microsoft Word per la normale videoscrittura, sono stati creati dei particolari programmi di videoscrittura musicale che permetto di comporre “in digitale”. Ne esistono moltissimi, da quelli più elementari, come Noteworthy Composer, a quelli un po’ più sofisticati come il famoso Sibelius. C’è poi un programma che negli anni si è guadagnato una certa fama nel settore: si tratta del software Finale, sviluppato dalla MakeMusic, diventato, non per pura casualità, il più noto programma di videoscrittura musicale. Innanzitutto si tratta di un programma professionale che oltre a scrivere musica consente anche di impaginarla (infatti è il software utilizzato dalle Edizioni Ricordi), permette inoltre di modificare la partitura senza avere problemi di sorta, cambiare la tonalità in qualsiasi momento, e alzare o abbassare il testo musicale di quanti intervalli si vuole. Insomma consente di fare davvero il bello e il cattivo tempo.

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Logo di Finale 2014

È chiaro che un software tanto potente porta con sé sia vantaggi sia svantaggi: è utilissimo se si vuole scrivere “in bella” la propria composizione, se c’è necessità di stamparla oppure di staccare le singole parti per gli strumentisti di un’orchestra (un’attività veramente noiosa che in questo modo può essere svolta in pochi click), oppure se si deve arrangiare un brano lo si può scrivere direttamente su PC accorciando di molto i tempi di consegna. Di contro però questo programma ha reso visivamente le cose così semplici che grazie a esso in molti si sono improvvisati compositori, perché si sono accorti che qualunque cosa scrivano, con Finale suona sempre bene. Ovviamente c’è un grosso “ma”, e il “ma” è che Finale è un programma informatico e quindi qualsiasi cosa gli si chiederà di fare verrà eseguita alla perfezione. Un programma del genere potrà realizzare ogni tipo di composizione indipendentemente dal fatto che essa sia umanamente eseguibile oppure no e – soprattutto – indipendentemente dal fatto che essa sia grammaticalmente corretta o meno, perché la musica non deve essere solo bella da ascoltare, ma deve rispettare determinate regole.

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Una schermata di Finale 2014

Inoltre, se una persona scrive direttamente su computer, può commettere degli errori perché non si rende esattamente conto di quanto sta scrivendo: finché si tratta di un pezzettino per tastiera di quattro battute può anche andar bene, ma se si tratta di una sinfonia per grande orchestra bisogna essere veramente degli esperti per cavarsela senza far danni.
Questo è il nocciolo della questione: Finale è uno strumento per professionisti e come tale va saputo gestire, per farlo serve molta esperienza, e l’esperienza si crea scrivendo al pianoforte con carta pentagrammata e matita.
Una volta che si padroneggia la scrittura musicale in questo modo allora si potrà passare alla videoscrittura con tutti i suoi vantaggi, primi fra tutti la velocità di scrittura e diffusione del brano (ad esempio, nel caso di un concerto con più strumenti, le parti si possono consegnare in tempi davvero brevissimi), senza contare che così si elimina totalmente il disagio di dover interpretare la scrittura altrui.
I vantaggi sono davvero molti e importanti, Finale è strumento molto sofisticato, e come tale dev’essere impiegato coscienziosamente e – soprattutto – senza abusarne. Solo in questo modo se ne può sfruttare la potenzialità.

Luca Fialdini

lfmusica@yahoo.com

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