Viani e il dolore: un trait-d’union tra arte e vita

Il segno deformante del dolore. Lorenzo Viani

Lorenzo Viani, artista inquieto e introspettivo, sviluppa ancora bambino la consapevolezza di un dolore esistenziale, probabile conseguenza di un’infanzia circondata da uno scenario di miseria e di squallore che plasmerà il suo animo sensibile e la sua poetica tesa verso la realtà dei sofferenti, i suoi eroi.

Lui stesso scrisse: “infanzia, la mia, contesa alla morte che mi ha teso più di un’insidia”.
Questa relazione con la sofferenza umana sembra non interrompersi mai per tutta la sua esistenza, ricca di esperienze e vagabondaggi, inclusa la partecipazione alla Grande Guerra e il contatto diretto con la morte, fino al ricovero degli ultimi anni durante il quale indaga la follia umana.

Viani La Guerra

L.Viani, La Guerra

Viani nasce nel 1882 nella vecchia darsena di Viareggio, non finisce le scuole elementari a causa della sua insofferenza alla disciplina e, ancora bambino, va in bottega da un barbiere. Proprio in bottega avviene il primo contatto con quelli che saranno i suoi soggetti prediletti, uomini e donne toccati dalla sofferenza della vita, personaggi ai margini della società.
In questo periodo inizia a formarsi da autodidatta leggendo e disegnando su fogli di fortuna, conosce Plinio Nomellini, pittore divisionista che lo spronerà a studiare arte a Lucca.

Dal 1900 inizia il vagabondaggio intervallato da tentativi di studio accademico, dapprima a Lucca e poi a Firenze dove è allievo di Fattori.  A Genova collabora con disegni satirici alla rivista anticlericale La Fionda, a Venezia nel 1907 partecipa alla VII Biennale con i due celeberrimi gruppi di disegni I Dispersi e Gli Ossessi, sempre nello stesso anno parte alla volta del suo primo soggiorno a Parigi.
A Parigi alloggia nel dormitorio pubblico della Ruche destinato ad ospitare artisti, derelitti e vagabondi rievocati successivamente nei  cicli Collezione di Parigi e il Dormitorio.
Sono mesi di miseria e patimenti ma allo stesso tempo di esperienze stimolanti e fondamentali per la sua attività artistica successiva.  Quando non vive in solitudine frequenta i musei e le gallerie d’arte, ha modo di conoscere l’arte di Picasso, Matisse, Lautrec, Munch e Van Gogh.
Tornato da Parigi lavora intensamente esponendo in diverse località italiane. In questo periodo inizia a delinearsi più precisamente il suo personalissimo stile che trascende le classificazioni; dipinge mendicanti, zingari, folli, anarchici, marinai, vedove e mogli di marinai, quelli che Viani chiama unificandoli sotto un unico termine i Vageri, “gente d’onore e di rispetto.

Viani Il Folle

L.Viani, Il Folle

Fanno parte del suo immaginario figurativo anche paesaggi marini, con vecchi barconi solitari sulle spiagge della Versilia e le alpi apuane costruite come solidi geometrici.
Nello stile di Viani si possono ravvisare diverse influenze: il naturalismo post-impressionista toscano delle prime opere, l’espressionismo nordico, simbolismo e sintetismo, forme che ricordano la scultura nera e schematismo primitivizzante.
La sua arte cerca un compromesso tra l’essenzialità del segno e la complessità delle sue visioni, quello che primariamente lo interessa è rendere visibile l’interiorità dei suoi soggetti, accentuare la realtà attraverso la deformazione.
Sceglie di lavorare con mezzi poveri sia quando dipinge, costruendo l’immagine attraverso forti impressioni cromatiche tenute insieme da scuri contorni, sia per il disegno in cui convivono semplificazione ieratica e attenzione descrittiva al limite del grottesco.

L.Viani, L'Eroica fonte grafica.beniculturali.it

L.Viani, L’Eroica fonte grafica.beniculturali.it

Viani, parallelamente alla pittura, utilizza la tecnica xilografica collaborando anche con la testata ligure l’Eroica. L’incisione su legno ben si presta alla sua urgenza d’immediatezza e icasticità tramite i contrasti netti tra pieni e vuoti.
Prima dello scoppio della guerra attraversa un periodo di maturazione artistica in cui sembra sintetizzare tutte le esperienze precedenti.
Fra il 1914 e il 1916 realizza la grande opera  Benedizione dei morti del mare, la quale fa parte di un ciclo di grandi tele insieme a Peste a Lucca e Il Volto santo, in cui sembrano fondersi cronaca e mito. I soggetti di queste tele sono ancora una volta le persone del popolo, la morte vissuta come esperienza collettiva.

In Benedizione dei morti del mare Viani interpreta l’antica usanza di celebrare il suffragio in ricordo dei morti del mare, le protagoniste sono le mogli e le madri dei dispersi.
La composizione gremita di figure e divisa simmetricamente in due dal volto santo ricorda una rappresentazione religiosa. Unitamente al dolore che sembra non trovare consolazione, la presenza dei bambini e l’abbraccio al naufrago ci ricordano la continuità della vita. Viani sceglie un linguaggio scarno dal gusto primitivo per rendere i sentimenti di immediata ricezione.

Viani Benedizione dei morti del mare

L.Viani, Benedizione dei morti del mare

 

 

 

Il dolore nell’arte di Viani, nelle sue molteplici rappresentazioni, è sempre vissuto con grande dignità.
Anche nel Volto Santo, conosciuto dai viareggini come l’affogatino in ricordo di un bambino annegato in un canale, l’immagine di Cristo e della vergine dominano una scena di disperazione in cui una donna tiene per le mani il figlio morto. Questa tela, che si differenzia dalle altre due per un segno più leggero e per la scelta dei colori tipici dell’affresco, rosa, gialli e azzurri, trasmette un senso di dolore vissuto con religiosa fraternità.

Viani Il Volto Santo

L.Viani, Il Volto Santo

In Peste a Lucca l’atmosfera mortifera dell’epidemia si traduce nella durezza del disegno e nella lugubre  cromia. Per gli appestati abbandonati al loro destino la morte  si trasforma in redenzione.

 

Viani Peste a Lucca

L.Viani, Peste a Lucca

Dal 1916 al 1918 Viani partecipa alla guerra combattendo sul Carso e sull’altipiano di Asiago, in questi anni disegna incessantemente ritraendo soldati e prigionieri. Il suo stato d’animo sembra riflettersi nel segno che si fa formicolante.

Nel periodo successivo all’esperienza della guerra prende avvio la carriera di Viani scrittore, che trasferisce in racconto il suo popolo di sofferenti.
Dal punto di vista figurativo si dedica a ritrarre gli scolaretti della moglie, Giulia Giorgetti, sposata nel 1919 e insegnante a Montecatini. Anche a contatto con i bambini sembra non riuscire a tenere a freno l’urgenza del suo animo che lo spinge a indagare gli aspetti più cupi dell’infanzia attraverso immagini di bambini  spesso sofferenti.
Nel 1922 viene premiato alla XII Biennale Veneziana per La benedizione dei morti del mare.
Sarà ancora il dolore a ispirarlo negli ultimi anni della sua vita durante i quali è tormentato da continue crisi d’asma che lo costringono a ricoveri alterni e durante i quali non smette comunque di dipingere e collaborare parallelamente con diverse riviste, tra cui il Corriere della Sera.
Nascono in questo momento le visioni laceranti dai colori stridenti delle Cliniche, in cui i degenti sembrano torturati da spettrali aguzzini e i disegni del manicomio di Maggiano nei quali indaga con precisione le diverse anomalie psichiche.

Viani Clinica all'aperto

L.Viani, Clinica all’aperto

Nei ritratti di alienati fissa i vari aspetti deformanti usando un segno rapido e sottile, sono volti trasfigurati dalle ossessioni, dal riso isterico o smarriti nell’assenza.

L.Viani, La Sciacquaintrugli

L.Viani, La Sciacquaintrugli

L.Viani, Il Biasciabodde

L.Viani, Il Biasciabodde

L.Viani, Il Cicerone

L.Viani, Il Cicerone

Poco prima di morire dipinge una Deposizione che sembra presagire la sua fine prossima che avverrà il giorno dei morti del 1936, per macabra ironia lo stesso giorno in cui venne battezzato. Solo nell’ultimo biennio della sua vita, tornato al mare nella sua casa di Fossa dell’abate, sembra trovare una misura interiore più armoniosa, mai conquistata prima, che si traduce in un segno meno travagliato.

La sofferenza del Cristo raffigurato nella sua umana vulnerabilità si riflette nel paesaggio desolato, il segno è ruvido e dal sapore primitivo per tradurre un dolore universale.

Viani Deposizione

L.Viani, Deposizione

 

Adele Repetto

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