Il ritorno al classico come rinnovamento estetico: il Neoclassicismo

Il Settecento e l’Ottocento sono due secoli che vedono un profondo cambiamento nella società. L’Europa, figlia della rivoluzione industriale, è ben disposta nei confronti di una nuova concezione del rapporto di classe, dimostrandosi, di conseguenza, molto aperta intellettualmente.

Lo stile rappresentativo di questa fase politica e culturale è il Neoclassicismo, ossia il ritorno a quell’ideale di bellezza tipicamente classica, rappresentata da modelli antichi, romani e greci, che nei secoli ha strettamente vincolato il lavoro di pittori, scultori e architetti.

La borghesia funge da traino di questa nuova tendenza, dando avvio ad un libero mercato di opere d’arte, adesso in grado di accontentare le esigenze di un pubblico vasto e non più costituito dal solo committente, come era prassi nel Rinascimento. La classe operaia che sta emergendo, in seguito a una crescente richiesta di manodopera e alla relativa nascita di centri di produzione specializzata, rende tangibile il bisogno di dare un nuovo assetto urbanistico, e quindi architettonico, alle nascenti città che dovevano far fronte a esigenze lavorative e abitative.

In ambito culturale, ciò che caratterizza questi anni è l’Illuminismo. La filosofia illuminista, ossia la metaforica lotta della luce contro il buio, intesa come forza dell’intelletto contro l’ignoranza e la superstizione, si oppone all’idea che possano esistere disuguaglianze legate al ceto sociale. Da questo punto di vista, anche l’arte e la cultura vogliono spogliarsi della loro veste elitaria in funzione di un processo di rinnegamento del passato. Il lume della ragione agisce sulla produzione artistica dibattendo anche sul ruolo dell’arte e dei suoi protagonisti. Nei capitoli dell’Encyclopédie dedicati ai mestieri d’arte e al lavoro  industriale, Diderot rivaluta la gerarchia che, per tradizione, vedeva le arti liberali primeggiare sulle meccaniche. Secondo lo studioso, infatti, è proprio l’accezione di meccanico, e quindi il godere di conoscenze tecniche e pratiche,  a rendere libero un artista.

Il giuramento degli Orazi (David)

Il giuramento degli Orazi (David)

Il Neoclassicismo si dimostra in sintonia con la razionalità del secolo dei lumi ma, per capirne a fondo l’essenza, bisogna tener presente che il concetto di Classicismo si basa sulla contrapposizione con quello di Naturalismo, inteso come imitazione e mimesi della natura. Secondo questa interpretazione, tipica della critica artistica settecentesca, il Classicismo non osserva il reale ma è in grado di rappresentare i principi alla base dei fenomeni stessi, mentre il Naturalismo si limita all’osservazione dell’apparenza dei fenomeni. Il Neoclassicismo vuole ricercare il bello ideale, tanto osannato dagli antichi, che però non esiste in natura ma deve essere inventato dagli artisti stessi, prendendo spunto dagli elementi naturali. L’amore per il nuovo stile è alimentato anche dalle scoperte, in ambito archeologico, di Ercolano e Pompei, seppur inizialmente l’accesso ai cantieri fosse consentito solo a condizione che non si prendessero né appunti né si facessero disegni. Dopo una proficua campagna di scavo, infatti, erano tornati alla luce non solo monumenti architettonici, ma soprattutto dipinti murali a  testimonianza della vita quotidiana dell’epoca che avevano destato l’ammirazione degli studiosi nei confronti di un mondo scomparso ma stupefacente.

In ambito pittorico, il caposcuola della tendenza neoclassica è Anton Raphael Mengs: boemo, ma attivo a Roma dalla metà del XVIII secolo, Mengs elabora Riflessioni sulla bellezza, un’opera critica sui modelli antichi, in virtù della definizione di nuovi canoni estetici. Una tale ricerca pare concretizzarsi nel Parnaso, affresco eseguito tra il 1760 e il 1761 per la Villa Albani a Roma. L’autore propone una fedele rilettura dell’antico, reinterpretato in chiave rinascimentale e soprattutto raffaellesca. L’esperienza romana, stimolo per l’arte neoclassica dato il grande patrimonio antico presente in città, è un punto in comune tra Mengs e un altro artista, parigino ma giunto a Roma nel 1784, Jacques-Louis David. Roma è un effettivo polo di attrazione per artisti emergenti, soprattutto dopo che  Papa Clemente XII, nel 1734, aveva deciso di rendere pubblica la collezione del Musei capitolini; quindici anni più tardi, Benedetto XIV aveva fondato una pinacoteca nel Palazzo dei Conservatori per permettere agli allievi della scuola di nudo dell’accademia di esercitarsi dal vivo. È proprio a Roma che David realizza il dipinto neoclassico per eccellenza, ossia Il Giuramento degli Orazi: l’impianto scenico molto rigoroso e l’uso del colore, di ascendenza carraccesca, richiamano la tradizione classicista italiana. È grazie a David che il Neoclassicismo diventa l’espressione, in particolare, di una Francia nuova, prima rivoluzionaria, e poi napoleonica, che si avvale di una pittura di storia per parlare del presente, rifacendosi a temi antichi.

Monumento funebre di Maria Cristina d'Austria (Canova)

Monumento funebre di Maria Cristina d’Austria (Canova)

Ma è Roma a restare il polo principale, anche per la scultura: Antonio Canova, che aveva studiato a Venezia, vi arriva nel 1799 per poter ammirare i capolavori di un grande maestro, Bernini. Canova si avvale degli esempi berniniani, rielaborandone gli insegnamenti, però, in chiave semplificata in termini di bellezza ideale. L’artista infatti si attiene ai dettami di Winckelmann, il massimo teorico europeo del Neoclassicismo, in materia di scultura greca e romana. Secondo Canova l’ideale estetico di una scultura deve riuscire a trasmettere naturalità, lasciando trasparire le passioni e i sentimenti, attitudine che, in fase finale, portò il celebre scultore ad una sorta di patetismo più lampante, in linea con le mode del momento. È il periodo napoleonico a sancire il riconoscimento internazionale a Canova: il Monumento funebre di Maria Cristina d’Austria e la Paolina Bonaparte diventano modelli assoluti, nell’ambito del monumento funebre e della ritrattistica, verso cui guardano artisti di tutta Europa.

Paolina Bonaparte (Canova)

Paolina Bonaparte (Canova)

Il Neoclassicismo vede anche fiorire l’amore degli stranieri nei confronti del patrimonio artistico italiano; la scoperta di meraviglie archeologiche, infatti, fa sì che l’Italia diventi meta prediletta di giovani rampolli delle famiglie benestanti europee che, come esperienza formativa essenziale per la loro educazione, erano soliti compiere il Grand tour, ossia “il viaggio in Italia”, favorendo così anche il mercato antiquario del paese.

Ritratto di Sir Wyndham Knatchbull-Wyndham (Pompeo Batoni)

Ritratto di Sir Wyndham Knatchbull-Wyndham (Pompeo Batoni)

È in questo contesto che sono nati i ritratti di viaggiatori, spesso elegantemente abbigliati, immortalati in un paesaggio italiano popolato da statue e monumenti antichi, come se si trattasse di una moderna foto di viaggio. Uno dei maggiori artisti nell’ambito del “ritratto-souvenir” è Pompeo Batoni che predilige una sorta di interpretazione intellettuale del personaggio come a suggerire la levatura culturale del soggetto raffigurato, intenditore di arte e uomo raffinato.

Il Neoclassicismo, visto dagli occhi di pittori, scultori, architetti, e, soprattutto, teorici, considera l’arte greca e romana come conoscenza imprescindibile per dar vita ad un vero e proprio processo di rinnovamento non solo estetico, ma anche etico.


Cristina Gaglione

Francesco Bondielli
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