Justin Boccitto: Common Ground, un ponte tra stile Musical e Rhythm Tap

Salutate l’Italia e Ilaria Suss, Tuttomondonews intervista Justin Boccitto, performer, coreografo e regista statunitense co-fondatore di Common Ground Tap.

Justin Boccitto

1. Photo by courtesy of Justin Boccitto, JBIH Photography.

Justin Boccitto è docente di tip tap e theatre dance presso il Broadway Dance Center e il Marymount Manhattan College. Tra i suoi allievi troviamo nomi dal calibro di Lady Gaga, Adam Chanler-Berat (Next to Normal, Peter and the Starcatcher), Sophia Anne Caruso (The Sound of Music per la NBC), Sean Fosse (nipote di Bob Fosse and Gwen Verdon), and Stanley Martin (Aladdin). Ha inoltre insegnato a Stephen Colbert come ballare il tip tap ed è apparso, come coach, in MADE su Mtv.

Justin è docente ospite presso The Juilliard School, The Pulse, Broadway Donation, Steps on Broadway, and Broadway Artists Alliance. Ha all’attivo numerose master class negli Stati Uniti grazie al suo progetto Commond Ground, creato insieme a Germaine Salsberg.

Justin Boccitto, insieme al collega Sol Bloch, ha fondato la compagnia no-profit New Generation Theatre in Rockland County, con cui produce musical per studenti delle superiori, contribuendo così alla loro formazione.

Come regista e coreografo Justin lavora per molteplici compagnie e artisti a teatro, in televisione e al cinema. Tra questi la produzione Off-Broadway di One Night With Fanny Brice, The Seven Little Foys e la produzione NYMF di What Do Critics Know? e il recente corto Cocaine, basato sulla pièce teatrale di Pendleton King.

A ingaggi nazionali affianca produzioni regionali come Singin’ in the Rain presso il MacHaydn Theatre (Chatham, NY), Sweeney Todd  al White Plains Performing Arts Center e, per la Virginia Opera, Orpheus in the Underworld.

Per la sua produzione di Hairspray alla Lipscomb University in Nashville, Justin Boccitto riceve inoltre un Kennedy Center College Award alla miglior regia.

Come tap dancer invece ha preso parte, tra gli altri spettacoli, a Tap City, Tap Extravaganza, The United Nations  Broadway to Brunswick.

Nel 2018 Justin Boccitto crea i Phonic Evolution, un progetto musicale che, attraverso la collaborazione con compositori, musicisti, coreografi e ballerini crea musica intimamente legata al ritmo e al movimento.

Justin infine è un membro della Actor’s Equity Association e della Society of Directors and Choreographers.

Salve Justin Boccitto, grazie per l’opportunità di fare questa intervista. Che cosa significano tip tap e danza jazz per lei e che cosa ama di questi stili di danza?

«Per me, tap e jazz dance sono quello che faccio quando mi sento completamente soddisfatto dall’esperienza. Non importa che tipo di giornata sto avendo, danzare migliora sempre il mio umore. Ciò è divenuto particolarmente chiaro durante la pandemia. L’assenza della danza ha davvero influenzato la mia vita di tutti i giorni. Va detto che so che ritornerà.

Nelle classi e durante le prove è dove mi sento più in sintonia con le altre persone. Similmente all’atletica, c’è qualcosa nel fare tutti la stessa attività e avere gli stessi obiettivi che crea questa sorta di mentalità del “nessun Io nel Team”. Ma con la danza sei veramente sincronizzato con il corpo e la mente. Tutti si muovono esattamente allo stesso tempo. Penso che la danza sia l’unica occasione dove creiamo la perfetta armonia tra mente, corpo e spirito».

Justin Boccitto

2. Photo by courtesy of Justin Boccitto, JBIH Photography.

Qual è il suo spettacolo preferito in cui ha danzato durante la sua carriera e perché?

«Singin’ in the Rain è stata la mia esperienza preferita come performer. Sono cresciuto con quel film e avevo una grande ammirazione per Gene Kelly come ballerino e coreografo. Far parte di questo spettacolo e interpretare il suo ruolo è stato per me un importante momento formativo. Mi ha insegnato che benché Gene ha dato origine al ruolo di Don Lockwood, ciò non significa che io non abbia potuto trovare nuove sfaccettature del personaggio per relazionarlo di più a me come persona. Una volta permesso questo a me stesso, mi ha dato la libertà di omaggiare l’interpretazione di Gene Kelly e nel contempo avere l’opportunità di farlo mio».

Justin, ha qualche ballerino, performer e musical che preferisce?

«Gene Kelly ovviamente. Anche Gregory Hines è per me un modello di riferimento. Il modo in cui ha quasi da solo riportato in auge il tap nel mondo spettacolare mainstream negli anni Ottanta è stato un momento molto importante nella storia della danza.

Non è un musical, ma ricordo che Tap Dogs ha avuto un grosso impatto su di me da giovane. È stata la prima volta in cui ho visto il tip tap non soltanto come forma di intrattenimento, ma perfino come uno strumento di narrazione. Tap Dogs ha inoltre tirato fuori la mascolinità nella danza, cosa ottima per me a quel tempo».

Parliamo adesso del suo lavoro come coreografo, lei ha qualche metodo coreografico specifico?

«La musica è tutto. Mi ricordo di essere stato assunto per una nuova produzione di In The Heights a Brooklyn e in verità, di sfuggita, conoscevo Andy Blankenbuehler. Così, mi feci coraggio e gli spedii una email. Ammisi con estrema vergogna, di non aver visto la sua produzione originale a Broadway dello show, che gli è valsa un Tony Award. Sostanzialmente gli chiesi se pensasse che dovessi andare al Lincoln Center per vedere la sua produzione prima di iniziare il mio processo creativo. E lui mi ha dato il miglior consiglio. Disse -Prenditi tutto il tempo che puoi per ascoltare la partitura più e più volte ancora. Tutte le idee e le indicazioni registiche di cui hai bisogno per fare la tua versione del musical giacciono nella musica-. Ed era così.

Da quel momento in poi ho approcciato ogni show semplicemente sedendomi e studiando la musica, così da conoscere e interiorizzare ogni accento, conto e cambio di andamento. Questo mi ha decisamente aiutato a maturare sia come coreografo che come narratore. È un musical. Lascia che sia la musica a guidarti.

Ho inoltre iniziato a fare pre-produzione, la quale mi ha permesso di mettere insieme uno spettacolo attraverso un processo più veloce ed efficiente. Ciò mi lascia l’opportunità di essere spontaneo in sala prove ma di farlo con confidenza e un piano ben delineato».

Justin Boccitto

3. Photo by courtesy of Justin Boccitto, Live Like Mad.

Justin, nell’ambito delle arti performative, lei è anche musicista. Nel 2018 ha creato Phonic Evolution, dove collabora con altri musicisti, ballerini e coreografi ponendo l’accento su ritmo e movimento. Può dirci qualcosa di questo progetto e come la tap dance lo ha influenzato?

«Questo progetto è venuto fuori dal materiale che ho creato durante l’evento auto prodotto The Choreographer’s Canvas in New York. Stavo lavorando con altri colleghi tap dancer su delle vignette brevi a sfondo narrativo, dove i ballerini, mentre danzavano, suonavano anche strumenti musicali. Non un compito facile. Mio padre è un musicista e per tutta la mia vita ho sempre suonato la chitarra come hobby. Ma adesso che la mia scintilla creativa si è accesa, ho pensato, perché non espandere questa idea e iniziare a scrivere la mia musica, creando video musicali che incorporano musicisti, ballerini e cantanti? E questo è ciò che ho fatto! Il tip tap era decisamente il cuore del progetto, visto che abbiamo iniziato con quella forma di danza, ma poi ci siamo espansi sconfinando in altri stili».

Dal un punto di vista americano, dove sta andando oggigiorno il musical? Cosa sta cambiando?

«Dal mio punto di vista, credo che il musical sia sempre andato incontro a questi “dolori della crescita”. Guardando indietro alla storia di Broadway, ci sono molti show che risaltano come musical che hanno ridefinito il genere: Oklahoma!, West Side Story, Hair, A Chorus Line, Hamilton, e la lista prosegue. Penso che si necessiti di questi spettacoli più progressivi per aiutare a dare inizio alla nuova generazione di narrazione musical.

Sì, gli spettatori vogliono essere intrattenuti ma, come già accaduto negli anni Sessanta, credo che il pubblico, andando avanti, abbraccerà un maggiore realismo nel genere. Credo che vedremo musical con soggetti direttamente correlati a chi saremo, come società, dopo aver vissuto questa pandemia. Questo avrà effetto anche sulla musica a Broadway. Verranno scritte partiture più moderne, le quali porteranno a un approccio al modo di danzare nei musical anch’esso più moderno. Hamilton è un perfetto esempio di come il lavoro coreografico possa rafforzare la trama senza dover essere tutto trucchi ed espedienti. Può essere più terreno e tuttavia efficace».

Justin Boccitto

4. Photo by courtesy of Justin Boccitto, James Jin Photography.

Justin, insieme a Germaine Salsberg, è il fondatore di Common Ground Tap, una vivace comunità per tap dancer che a volte si sentono fuori posto, specialmente a proposito delle differenze che dividono i vari stili: Broadway Tap, Hoofing e Rhythm Tap. Qual è il significato di Common Ground Tap? Quali sono gli scopi dietro la vostra comunità?

«Germaine ed io abbiamo parlato molto riguardo al divario nella comunità del tap. I nostri studenti, i quali erano fortemente coinvolti nel mondo del musical, sapevano davvero poco riguardo alle origini e alla storia della tap dance, specialmente la storia afroamericana, mentre i ballerini di rhythm tap sapevano poco o niente della storia del musical. Percepivamo inoltre che i tap dancer stessi si dividevano in questi due campi. Così, creando un’atmosfera all’interno delle nostre classi che culminava nell’ora comunitaria subito dopo, dove i ballerini potevano parlare tra di loro e scambiarsi punti di vista, abbiamo iniziato a costruire un ambiente in grado di aiutare a trovare il common ground, il terreno comune, tra questi due rami del tap. Inoltre, abbiamo scelto degli insegnanti fantastici che, grazie alla loro ottica, non hanno etichettato gli studenti in uno specifico tipo di tap dancer. Un approccio “all inclusive”.

La mia analogia è sempre: assaggia tutti gli ingredienti che vanno in una zuppa e poi usa quelli che ti piacciono per fare la zuppa più saporita per TE».

Durante questa pandemia, come ha fatto fronte alla situazione per trasformarla in una nuova opportunità per ripensare il suo lavoro? Per esempio esplorando la possibilità, con l’online, di raggiungere l’intero globo.

«L’elemento online è stato una sfida ma stranamente già lo utilizzavo, in una certa misura, per raggiungere alcuni studenti in Texas. Questo mi ha dato il tempo necessario per imparare a insegnare via Zoom (un’esperienza molto difficile di cui sono sicuro possiamo essere tutti d’accordo). Inoltre, offrendo le lezioni di Common Ground online anche con l’opzione di vedere la registrazione anche in un secondo momento, abbiamo improvvisamente trovato tutta una nuova comunità globale. Abbiamo studenti che seguono le nostre lezioni in Giappone, Londra, Svezia, Italia… ovunque. Bisogna vedere ai lati positivi della pandemia, altrimenti quelli negativi ti possono sopraffare e possono paralizzare il tuo innato desiderio di creare e connetterti con gli altri come artista».

Ha mai preso in considerazione di insegnare in Europa e, naturalmente in Italia, una volta che la pandemia sarà finita?

«Assolutamente e posso solo accogliere a braccia aperte ogni opportunità per farlo!».

5. Photo by courtesy of Justin Boccitto, James Jin Photography.

Come sappiamo, danza e musica sono strettamente intrecciate nel tip tap. Che cosa suggerisce agli studenti e ai danzatori che vogliono sviluppare la loro musicalità e il loro senso del ritmo? Ha qualche consiglio per i tap dancer italiani?

«La miglior cosa che ho fatto, per migliorare la mia musicalità, è stata esplorare altri stili musicali che normalmente non ascoltavo, o che di solito non associavo al tap. Allargate le vostra conoscenza della musica e non ballate solo su musica con un tempo di 4/4. Uscite dalla zona di comfort e mettete in discussione la vostra mente».

Ultimo ma non meno importante, quali sono i suoi piani per il futuro?

«Ho imparato a prendere la vita giorno per giorno, Ci sono così tanti interrogativi e tante incertezze per il futuro ma ho intenzione di continuare ad insegnare attraverso Common Ground. Proprio ad aprile, facciamo lezioni in presenza a New York.

Spero di poter viaggiare di più, sia a livello nazionale che internazionale, portando workshop a gruppi di studenti e ballerini in tutto il mondo. E mi sto focalizzando su di me come persona. L’Arte vale tanto quanto l’essere umano che la sta creando. Così, voglio prima di tutto essere una persona migliore in modo che la mia arte possa rifletterlo».

Ringraziamo Justin Boccitto per il tempo che ci ha dedicato.

Per maggiori informazioni sul suo lavoro potete visitare il sito ufficiale, il suo profilo instagram e il suo canale Youtube

Per connettervi con la community di Common Ground Tap potete visitare il sito ufficiale e il profilo instagram.

Read the interview in English here.

Roberto Romani
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