Il carnevale di Viareggio e le sue maschere
Conoscete la storia del carnevale di Viareggio, dei suoi carri e delle sue maschere?
Si tratta di una festa relativamente giovane. Prende vita ufficialmente nel 1873 per iniziativa di un gruppo di ragazzi della “Viareggio bene”, i quali, riunitisi intorno a un tavolo del noto caffè cittadino Del Casinò, decisero di mascherarsi e sfilare in carrozze nel giorno di martedì grasso, per festeggiare e nello stesso momento protestare contro la crescente oppressione fiscale.
Da allora, questa festa non ha fatto che crescere e acquistare fama. Solo la prima guerra mondiale sembrò distruggerla. La manifestazione si bloccò infatti per sei anni, ma fortunatamente nel 1921 i carri allegorici tornarono a sfilare lungo i viali che costeggiano il mare. Per la felice occasione venne coniato un nuovo inno dal titolo Sulla coppa di champagne, e una banda trovò posto sul carro “Tonin di Burio” animando per la prima volta la festa a tempo di musica.
A soli due anni di distanza si ebbe una grande novità: era il 1923 e la magia dei movimenti animò i carri di carnevale. Il primo a sbattere le palpebre fu il malinconico Pierrot del Giampieri. Passarono altri due anni e si ebbe la vera rivoluzione: venne inventata la carta a calco, da tutti conosciuta come cartapesta, che sostituì il più pesante e fragile gesso. Questo materiale leggero ed economico permise di realizzare nel tempo mascheroni sempre più colossali (oggi i più grandi in assoluto) e grazie a queste sue costruzioni il carnevale di Viareggio si è imposto come uno dei più importanti Carnevali d’Italia e del mondo.
Come nasce un carro? Tutto parte da un bozzetto sottoposto al giudizio della commissione. Gli spunti per realizzarne uno sono molteplici: si va dalla satira politica, che ogni anno la fa da padrone, fino ai temi più attuali, come quelli dell’immigrazione o dell’inquinamento ambientale.
Nelle passate edizioni i carri più grandi hanno raggiunto dimensioni davvero ragguardevoli, toccando i 15 metri di lunghezza per 10 di larghezza, e raggiungendo i 30 metri di altezza per arrivare a pesare circa 40 tonnellate. Ogni anno si cerca di battere questo record e l’unico limite è imposto dalla dimensione delle strade. Per eseguire queste vere opere ingegneristiche servono più o meno 4 mesi di lavoro, mentre parallelamente 200 figuranti si preparano con numerose coreografie, pronti ad animare la festa con le loro danze.
All’ interno della maschera viene impiantato un solido scheletro che le impedirà di collassare sotto le vibrazioni subite durante la sfilata, e infine la carta a calco, una volta presa la forma desiderata, viene ricoperta di vernice bianca e pitturata.
Per passare alla messa in opera servono dei carrelli portanti capaci di reggere decine di tonnellate: solo una ditta in Italia è capace di produrne. Parliamo della torinese Cometto, che ha fornito alla NASA i più grandi sistemi modulari semoventi mai costruiti per sostenere lo Shuttle a terra. Il carrello a sedici ruote deve infatti non solo sorreggere 2000 chili di acciaio saldati della struttura di ferro dei palcoscenici, ma anche il resto dell’impianto delle figure, fisse e mobili.
Un carnevale che si rispetti ha anche una maschera che lo rappresenti, e Burlamacco è il simbolo per eccellenza di questa manifestazione viareggina. Fu ideato nel 1931 dal pittore e grafico Umberto Bonetti che gli adattò un costume tubulare a scacchi e rombi biancorossi (tipica fantasia degli ombrelloni degli anni trenta) seguendo in pieno il suo stile futurista. Nato dalla fusione dei caratteri principali delle maschere italiane della commedia dell’arte, Burlamacco porta il cappello di Rugantino, il mantello nero del Dottor Balanzone, il costume a scacchi come quello di Arlecchino e la gorgiera bianca (colletto pieghettato dell’abbigliamento aristocratico di XVI e XVII secolo) alla Capitan Fracassa. Sembra che il suo nome derivi dalla Burla carnevalesca e dallo Smacco che può derivarne, oppure dal Canale Burlamacca che divide la città. Burlamacco comparve per la prima volta insieme alla sua compagna Ondina, vestita come una villeggiante degli anni trenta e dal nome che rievoca il mare, sul manifesto del 1931. Data la sua grande popolarità, la sua statua la si può ammirare al Museo delle Arti e delle Tradizioni di Roma e al Museo dell’Uomo di Parigi.
Il carnevale di Viareggio è una festa adatta a tutti, che merita di essere vissuta non solo per assistere alle sfilate dei grandi carri, nelle domeniche di Febbraio, ma anche per respirare l’aria di follia di quei giorni e godere dei numerosi eventi legati alla manifestazione, quali mostre, spettacoli teatrali in vernacolo, festival di canzoni a tema carnevalesco e tornei sportivi, nonché eventi minori che si svolgono il fine settimana nei rioni.
Alessio Bergamini
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