Frank una maschera tra arte e follia

Frank (Frank, Lenny Abrahamson, 2014)

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Il quarto film del regista irlandese Lenny Abrahamson si confeziona come una folle commedia sarcastica che tuttavia penetra nell’abisso dell’esistenza umana: in quel sottile rapporto tra arte e follia.

Jon è uno scialbo impiegato che lavora in un impersonale ufficio con l’ambizione di diventare musicista. Così cerca l’ispirazione per scrivere la sua canzone vagando nel grigiore suburbano irlandese, ma ogni probabile testo si rivela un fallimento. Casualmente entra a contatto con una band di musicisti alternativi dal nome impronunciabile, i Soronprfbs, il cui leader si chiama Frank. Questo, interpretato dal carismatico Michael Fassbender, ha la peculiarità di non smettere mai di indossare una maschera: un faccione che rimanda all’immaginario dei cartoni animati, con due grandi occhi azzurri e un’espressione pacifica. Il carattere di Frank è totalmente instabile, fantasioso ma anche violento; per gli altri componenti del gruppo la maschera che indossa è un’aura che libera la loro creatività. Si riuniscono in campagna, in luogo isolato, per registrare e lavorare al loro album, e Jon prende il posto del loro tastierista.

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Attraverso numerose gag, battute sarcastiche che lasciano la risata pronta nello spettatore, la macchina da presa si addentra nel mondo outsider dei membri della band, dove non si capisce quale sia la differenza tra patologia mentale e creatività artistica. Se Frank indossa una maschera per paura delle sue cavità facciali, Jon nasconde il suo vuoto dietro manipolazioni e futili tentativi di comporre la sua musica che portano solo dolore e fallimento nei membri della band. Siamo certi che Jon non è dotato né di follia né di creatività: troppo anonimo per trasmettere i propri sentimenti e troppo banale per esprimersi ad alto livello. Magari, pensa che un’infanzia tormentata sia la base per essere folle o artista; ma evidentemente ciò non è sufficiente: è lui la vera maschera del gruppo. Da mettere in evidenza, il contrasto tra questi artisti alienati, che ci appaiono però assolutamente sinceri, autentici e con i quali riusciamo a entrare in empatia, ed il freddo mondo dei social network, da Twitter a YouTube, che assume la connotazione di un morbo, un allontanamento dalla comunicazione emotiva.

Interessante la scelta del cast, che oltre all’eccezionale Fassbender, che mostra anche le sue doti canore e accetta immediatamente il ruolo dopo aver visionato Garage (Lenny Abrahamson, 2007), include una dark Maggie Gyllenhaal, l’irlandese Domhnall Gleeson e i musicisti Carla Azar e Francois Civil. Il personaggio di Frank è liberamente ispirato all’alter ego del comico e musicista inglese Chris Sievey.

Un film sull’enigmatica figura dell’outsider assolutamente riuscito.

Francesca Lampredi

Tomas Ticciati
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