Camille Claudel tra arte e follia

Da Michelangelo a Goya, da Van Gogh a Munch, spesso si parla della follia come fattore che interviene positivamente sulla creatività di un artista, dando linfa vitale alle sue creazioni. La scultrice francese Camille Claudel è, al contrario, un esempio di artista il cui talento, genio e creatività sono stati inibiti dalla follia, in questo caso dalle manie di persecuzione che le invasero la mente.

Camille Claudel fu un’artista di grande talento eppure ancora oggi è poco conosciuta, venendo spesso facilmente archiviata come amante del più famoso scultore Auguste Rodin, con il quale ebbe una relazione di lavoro e sentimentale, nonostante tra i due corressero 23 anni di differenza. Camille Claudel ebbe una grande influenza sull’opera di Rodin e collaborò attivamente con lui, nonostante questo, sono rare le sue citazioni nelle numerose monografie dedicate allo scultore francese.

Camille nacque l’8 dicembre 1864 a Villenueve-su-Fére, un piccolo villaggio nella regione della Piccardia, nel nord della Francia. Fin da bambina mostrò un’inclinazione per la scultura e per lo studio della figura umana; a 13 anni realizzò le sue prime opere in creta.

Il padre, Louis Prosper, cercò sempre di sostenerla nella sua passione per l’arte, aiutandola più volte nel corso della sua vita; grazie alla sua biblioteca Camille poté accumulare una grande quantità di conoscenze, all’epoca un fatto inconsueto per una donna. La madre, Louise Cerveaux, era invece una donna dai rigidi principi morali, fortemente legata alle convenzioni e per questo non approvò mai l’attività d’artista della figlia e il modo in cui questa conduceva la sua vita.

Nel 1879, quando Camille aveva quindici anni, lo scultore Alfred Boucher vide le sue opere e, riconoscendone l’alto talento, si propose come suo insegnante.
Nel 1881, su richiesta di Camille, la famiglia Claudel si trasferì a Parigi, alla ricerca di un ambiente più ricco di stimoli artistici e culturali rispetto alla provincia; Camille affittò uno studio insieme a tre amiche inglesi e iniziò a frequentare le lezioni di modellato tenute da Boucher all’Académie Colarossi.

Quando, nel 1884, Boucher dovette trasferirsi per qualche mese in Italia, chiese ad Auguste Rodin, ancora poco conosciuto, di insegnare alle sue allieve, raccomandandogli in particolar modo proprio Camille. Anche Rodin notò da subito il talento della giovane, la quale iniziò ben presto a lavorare nel suo studio come modella e sbozzatrice.
Camille aveva all’epoca 19 anni, Rodin 43. Eppure, nonostante la differenza d’età, c’era fra i due una comunanza di motivi e linguaggio tale che alcune opere vennero eseguite lavorando fianco a fianco, a quattro mani. Rodin lasciò che Camille modellasse mani e piedi delle figure nella Porta dell’inferno, opera in bronzo a cui l’artista lavorava dal 1881.
Questo lavorare insieme, se da un lato le permise di imparare molto, dall’altro creò qualche problema a Camille e alla sua reputazione come artista poiché spesso nelle manifestazioni ed esposizioni pubbliche c’era chi dubitava dell’autenticità delle sue opere, per lo meno nell’ispirazione, ritenendo che fosse derivata da Rodin e che solo grazie alla sua influenza lei riuscisse a realizzare opere notevoli.
Sono di questo periodo opere come “L’abbandono” ispirata ad una antica leggenda indiana che tratta della storia d’amore tra il principe Dushyanta e Sakuntala, figlia adottiva di un eremita: in seguito ad un maleficio il giovane si dimentica della sua sposa, così costei decide di andare da lui per fargli ritornare la memoria. Dopo alcune difficoltà i due amanti si ricongiungono. Camille scelse di rappresentare questo momento e notevole è la carica emotiva ed erotica che riesce a trasmettere. L’abbandono fu esposto per la prima volta nel 1888 al Salon des Artistes di Parigi e segnalato per una menzione d’onore, raro riconoscimento concesso alla scultrice quando era in vita.

.laudel, L'Abbandono

C.Claudel, L’Abbandono

 

Camille e Rodin andarono a convivere in una antica villa nonostante le convenzioni dell’epoca condannassero la convivenza all’infuori del matrimonio. Questa decisione non venne vista di buon occhio neppure dalla famiglia di Camille, in particolare modo da sua madre.
La storia tra i due scultori proseguiva, Camille rimase anche incinta, ma decise di interrompere la gravidanza. Non si sa quanto questo evento abbia inciso sul loro rapporto, fatto sta che nel 1892 Rodin, pur amando Camille, si rifiutò di sposarla.
Nel 1893, la donna decise di interrompere definitivamente la sua relazione con lo scultore.

C.Claudel, Le pettegole

C.Claudel, Le pettegole

Camille andò a vivere in un appartamento, che divenne anche il suo studio. Continuò a lavorare, dovendo spesso far fronte a notevoli difficoltà finanziare; quando poteva il padre le prestava dei soldi e così il fratello Paul.
Camille si chiuse sempre più in se stessa, isolandosi da tutto e da tutti, ma continuando a lavorare e a realizzare opere importanti.
Nel 1897 realizza “Le pettegole”, opera in onice inizialmente intitolata “La confidenza”: in essa vediamo un gruppo di donne intente a parlare tra loro e, chissà, a rivelare i propri segreti, un modo di interagire che Camille non conobbe mai se si ripensa al suo rapporto con la madre e la sorella, che mai la approvarono.

Nel 1907 realizzò “L’età matura”, opera in bronzo dalla forte carica emotiva nella quale si possono cogliere riferimenti autobiografici. È infatti rappresentata una giovane donna inginocchiata con le mani tese mentre supplica un uomo più anziano – interpretabile come Rodin – di non lasciarla; l’uomo viene portato via da una donna dai tratti maturi: in questa ultima figura si possono leggere riferimenti sia alla Morte sia a Rose Beuret, la donna con cui Rodin aveva una relazione quando conobbe Camille, che gli diede un figlio e dalla quale di fatto ritornò dopo la rottura con la giovane scultrice. Una prima versione dell’opera risale al 1894, ma la composizione risulta più immobile. La figura della donna inginocchiata era stata già studiata da Camille in un’opera autonoma intitolata “L’implorante” realizzata nel 1894, sempre in bronzo.

C.Claudel, L'età matura

C.Claudel, L’età matura

 

Subito dopo la morte del padre Louis, nel 1913, la famiglia Claudel si riunì per discutere della situazione fisica e mentale di Camille: vi partecipano la madre, la sorella Louise con il marito magistrato, il fratello Paul, che pur avendo sempre avuto uno stretto legame con Camille si rende conto che una sorella affetta da manie di persecuzione è scomoda per la sua carriera di diplomatico. Il 10 marzo del 1913 Camille venne internata nell’ospedale psichiatrico di Ville-Evrard; allo scoppio della grande Guerra fu poi trasferita a Montdevergues, vicino ad Avignone; è la stessa madre della donna a firmare le carte per l’internamento.Nel frattempo si insinuarono in lei la rabbia e il rancore verso Rodin, al quale aveva dato tutta se stessa rimanendo alla fine senza niente. Iniziò così a soffrire di manie di persecuzione: credeva che Rodin volesse rubarle le opere e per evitarlo ne distrusse alcune; era inoltre convinta che Rodin la facesse spiare dai suoi assistenti per rubarle le idee e che volesse ucciderla. Tutto ciò era solo frutto della sua fantasia, ma finì con l’essere la sua rovina.

C.Claudel, L'implorante

C.Claudel, L’implorante

 

Camille rimase chiusa in manicomio per trent’anni, fino alla sua morte avvenuta nel 1943. Nel corso di questo lungo periodo non lavorerà più, non scolpirà più. La madre e la sorella non andarono mai a trovarla; il fratello Paul soltanto due volte. In manicomio Camille alternava momenti in cui era serena a momenti in cui era preda delle sue ossessioni; non era comunque mai violenta o aggressiva e con il passare degli anni divenne sempre più tranquilla. Dopo alcuni anni di internamento, i medici suggerirono alla famiglia della donna di tentare un riavvicinamento, ma la proposta non venne mai presa in considerazione.

La vita e l’opera della scultrice sono ancora oggi avvolte in una nebbia parzialmente dissipata da alcune mostre a lei dedicate: la prima venne tenuta nel 1951 al Museo Rodin di Parigi, mentre altre due mostre, una a Bellinzona nel 1984 e l’altra nel 2002 a Reggio Emilia, vennero allestite a seguito di una riscoperta critica dell’artista. Sono stati poi realizzati due film incentrati sulla sua vita, il primo del 1988 diretto da Bruno Nuytten, nel quale il ruolo di Camille è interpretato da Isabelle Adjani (che ottenne una nomination agli Oscar come miglior attrice protagonista), il secondo del 2013 intitolato “Camille Claudel 1915” e diretto dal regista francese Bruno Dumont.

Elisa La Pietra

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