Il compleanno del celebre cineclub cittadino, tra maratone cinematografiche e amarcord
PISA – In un freddo pomeriggio pisano si è svolta la festa di compleanno del Cinema Arsenale di Pisa. Compiere 35 anni nel 2017 significa essere nati nel 1982. E l’anno 1982, cinematograficamente parlando, ci rimanda a tanti avvenimenti: è l’anno che ci ha mostrato una Los Angeles del futuro con Blade Runner, l’anno di due rappresentazioni extraterrestri agli antipodi (E.T. e La Cosa), l’anno della commedia italiana più brillante di tutti gli anni ’80 (Borotalco di Carlo Verdone), ma anche l’anno in cui Bergman realizzò il suo mastodontico Fanny & Alexander, in cui l’America si imbatté per la prima volta in un’odissea visiva ed elettronica come quella di Tron, in cui Dario Argento uccise la moglie di Silvio Berlusconi (Veronica Lario in Tenebre) e in questo modo si potrebbe andare avanti per qualche bella paginetta.
Per festeggiare questo importante traguardo il Cinema Arsenale ha organizzato una maratona cinematografica proiettando quattro classici della storia del cinema di quattro autori molto amati dallo staff dell’Arsenale. Il primo film, proiettato alle 16.30, è esattamente il primo film proiettato dal Cinema Arsenale il 20 gennaio 1982: Johnny Guitar di Nicholas Rey, un film nel quale il regista di Gioventù bruciata mostra gli eccessi del fanatismo puritano in chiave western. Dopo l’aperitivo musicato in salsa jazz, alle 21:30 è stato il turno di Fino all’ultimo respiro, primo lungometraggio del maestro Godard e primo vagito della cosiddetta “nouvelle vague” nel quale, come scritto da Roberto Chiesi nel suo volume dedicato al regista, commedia e noir «si coniugano all’ironia triste, al disincanto e alla vitalità innocente di un giovane assassino, sempre in corsa nell’acquario metropolitano». I toni si sono fatti più goliardici alle 23:00 con la proiezione del classico dei Monty Python Monty Python e il Sacro Graal, film per il quale Gilliam arrivò a dire che inizialmente «volevamo essere realistici. Volevamo fare un film vero, non un film alla Python, non le stronzate che facevamo di solito. Un vero film. Se avessimo avuto i soldi, avremmo usato dei cavalli veri». Dopo la mezzanotte è stato il turno del primo lungometraggio di David Lynch, quell’Eraserhead che a distanza di 40 anni dall’uscita innesta ancora nello spettatore il solito disagio, la solita mancanza di rassicurazione in un periodo in cui la Nuova Hollywood stava sparando le ultime cartucce.
Un altro aspetto da sottolineare della festa di compleanno era l’allestimento nel foyer dei programmi storici del cineclub. In questi fogli, un po’ ingialliti dal tempo, è stato possibile ravvisare quanto l’Arsenale abbia dato spazio ad un gran ventaglio d’autori. Nel programma del 1985 è possibile incontrare autori come Brian De Palma, John Landis o Marco Ferreri, in quello del 1988 Woody Allen, John Huston o Danny De Vito, in quello del 1994 Robert Altman e Gianni Amelio. Questi nomi sono solo degli esempi per raccontare la varietà di percorsi tematici e stilistici che l’Arsenale è riuscita a coprire in questi 35 anni.
Per non concentrarci solo sul passato, si può rammentare anche che solamente nella stagione 2015/2016 l’Arsenale ha ospitato autori emergenti come Gabriele Mainetti, registi della storia del cinema di genere italiano come Enzo G. Castellari, nomi della scena autoriale italiana come Ivan Cotroneo e Ascanio Celestini; ha stretto collaborazioni con altre entità locali come la proiezione del restaurato Zombi di George A. Romero insieme al “Fi-Pi-Li Horror Festival” di Livorno e alla Midnight Factory, senza naturalmente dimenticare le retrospettive de Il Cinema Ritrovato in collaborazione con la Cineteca di Bologna o l’Università di Pisa. Come avrete ben capito da questa manciata di esempi, il Cinema Arsenale è un’istituzione cittadina (e non solo) che è aperta al passato, sempre vigile sulla contemporaneità e soprattutto sempre pronta a fare un balzo nel futuro. Buon compleanno, Arsenale!
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