The Phantom of the Opera a Londra

Quando la tradizione incontra l’innovazione

phantom

Londra, oltre ad essere una delle capitali del fashion mondiale e a possedere un vastissimo patrimonio artistico-culturale, è famosa inoltre per la sua sensibilità verso il teatro, una sensibilità che ormai nel nostro paese sta (purtroppo) svanendo. Oltre al teatro di stampo shakespeariano, nella capitale inglese sta riscuotendo un enorme successo un genere che in Italia è sorto da pochi anni: il musical. Il musical è il legittimo figlio dell’operetta e noi lo conosciamo sopratutto grazie alle produzioni cinematografiche e alla Walt Disney, che ne ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia. La struttura del musical è una delle più complesse esistenti nel panorama dello spettacolo, poiché dentro di sé racchiude i tre più grandi pilastri dell’arte performativa: canto, recitazione e danza. Mettere insieme queste arti in un unico spettacolo per un regista è un’impresa titanica. Caratteristica peculiare di questo genere, oltre alle melodie, cantate sia dai solisti che dal coro, è lo studio minuzioso dei costumi e delle scenografie ( il trionfo dell’estetica). Londra, insieme a Broadway (NYC), porta avanti questa tradizione da quasi 30 anni e le produzioni sono sempre più numerose. Tra le grandi opere londinesi è necessario citare Wicked, Les Miserables, Cats, The Lion King, The Rocky Horror Picture Show, Jesus Christ Superstar e ovviamente The Phantom of the Opera. Ultimamente ho avuto la possibilità di vedere quest’ultimo proprio a Londra presso Her Majesty Theatre,  un piccolo e caratteristico teatro nel centro di Londra, che da 28 anni porta in scena questo spettacolo incredibile con rinnovato successo. Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Gaston Leroux, risalente al 1919, The Phantom of the Opera è considerato una pietra miliare del teatro musicale. A differenze di altri musical, the Phantom ha un’ impostazione classica e pertanto viene da alcuni definito “musical lirico”.

Phantom of the Opera TourLa storia è ambientata nella Parigi del 1870, un’epoca di antico splendore, soprattutto per il Teatro dell’Opéra, che si prepara alla nuova stagione teatrale, inaugurata con la messinscena dell’Annibale di Chalumeau; tra le ballerine di fila c’è la giovanissima Christine Daae, cresciuta nel teatro sotto le cure della direttrice del ballo, Madame Giry, l’unica che conosce e capisce il suo segreto. Christine infatti, sente ogni notte una voce misteriosa che la chiama dai recessi più bui del teatro e che le insegna l’arte del canto: il suo “angelo della musica”. La voce è in realtà quella del “Fantasma dell’Opera”, un personaggio misterioso dal volto sfigurato, musicista geniale e folle, che abita nei sotterranei del teatro terrorizzando la compagnia e gli impresari. Quando la capricciosa primadonna Carlotta abbandona la scena, Madame Giry suggerisce di sostituirla con Christine che fa così il suo debutto. La ragazza canta divinamente, facendo innamorare il pubblico, il Fantasma e anche il conte Raoul de Chagny, mecenate del teatro, giovane, bello e ricco, che ricorda di aver passato con Christine gli anni spensierati dell’infanzia. L’amore del Fantasma, che vuole trasformare la ragazza in una stella dell’Opera, diventa ossessione e la trascina con sé nel suo mondo di tenebra, e Christine, per quanto fortemente attratta e affascinata dal suo maestro, si trova divisa tra l’amore romantico di Raoul e l’oscura passione del suo “angelo della musica” (che spesso confonde stupidamente col fantasma del defunto padre).

Phantom of the Opera 25th Anniversary performed at The Royal Albert Hall

È  un’opera strana, perché mischia dentro di sé scene tragiche e toccanti con scene particolarmente bizzarre e divertenti. Le scenografie e i costumi sono un elemento fondamentale in questo musical, ed entrambi sono ricchi e curati nel più minuzioso dettaglio. Le melodie, create da Andrew Lloyd Webber, oltre a essere meravigliosamente armonizzate,  nonostante possano sembrare ripetitive in alcune parti, riescono a creare un climax sempre crescente, coinvolgendo il pubblico che rimane estasiato. Non è un musical semplice, sia per lo spettatore che per gli attori, come per gli esecutori dell’orchestra. Persino il più appassionato potrebbe riscontrare difficoltà nel seguirlo; ma come sottolineato poc’anzi, il Fantasma dell’Opera rappresenta una pietra miliare del teatro musicale, capace di affrontare tematiche importanti, come  la figura del “mostro” (sia fisico che psicologico) e l’amore nelle sue diverse sfaccettature. È un musical che riempie gli occhi e  ti tocca l’anima, riuscendo ad intenerire chiunque assista a questa messinscena. Se volete vederlo, preparate i fazzoletti, vi serviranno.

 Peppe d’Agata

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