Alla Galleria Passaggi: L’esposizione di un artista che non colloca semplicemente delle opere in uno spazio ma interviene attivamente sul luogo, interagisce e lo modifica
La nuova personale allestita alla Galleria Passaggi è dedicata ad Andrea Santarlasci. Classe 1964, pisano di nascita, ha studiato presso il Liceo Artistico Statale di Lucca e ha poi frequentato l’Accademia di Belle Arti di Venezia e di Carrara. L’esposizione dal titolo Riflessi da un luogo invisibile è stata inaugurata il 30 ottobre 2015 e sarà visitabile fino al 23 gennaio 2016. Curata da Arabella Natalini, la mostra si inserisce in un progetto più ampio dell’artista il cui intento è quello di esplorare, scoprire e infine, usando un suo termine, “rammemorizzare” luoghi poco visibili e poco conosciuti.
Andrea Santarlasci è un artista che spazia tra diversi media riuscendo a far convivere e intrecciare varie tecniche artistiche come il disegno, la scultura, l’istallazione e la fotografia. Attraverso i suoi lavori compie una riflessione filosofica sulle relazioni e le opposizioni tra ciò che è naturale e ciò che è artificiale, tra presenza e assenza, tra i pensieri individuali e quelli collettivi, tra lo spazio privato e quello pubblico. Le sue opere infatti si inseriscono nei luoghi pubblici, sia in contesti urbani che in quelli naturali.
Tra i suoi interventi precedenti, distintivo è stato l’allestimento al centro espositivo per le arti contemporanee SMS di Pisa nel 2013 intitolata Atopie del luogo, il quale cominciava proprio con una singolare installazione esterna, La luce che resta, nella torre campanaria della Chiesa di San Michele degli Scalzi. L’opera consisteva in una luce blu che illuminava l’interno della torre e di alcune feritoie delle celle del convento. La luce blu durante il giorno si mescolava con la luce naturale del cielo e durante la notte persisteva all’interno della torre, come un pezzo di cielo azzurro che resta catturato al suo interno.
Andrea Santarlasci non colloca semplicemente delle opere in uno spazio ma interviene attivamente sul luogo, interagisce con esso e lo modifica. Avvia il suo lavoro partendo sempre da una riflessione sul concetto di spazio, la sua percezione e le sue trasformazioni. La sua idea di spazio pubblico è intesa come rapporto tra uomo e ambiente che porta a compiere una riflessione sullo scorrere del tempo.
Anche l’allestimento della sala ottagonale del Liceo Artistico “Artemisia Gentileschi” di Carrara intitolato Sul limite di un’altra soglia realizzato nel 2014 in occasione del Marble Week dimostra questa attenta osservazione dell’artista al rapporto che si istaura tra la luce artificiale all’interno della sala e la luce naturale che entra dalle finestre. Al centro quindi dei suoi lavori è proprio una riflessione sull’interazione tra esterno e interno attraverso giochi di rimandi.
La personale della Galleria Passaggi ha un ruolo evocativo, ovvero quello di rimandare simbolicamente ad un luogo antico della città di Pisa oggi inesistente e appunto invisibile. Si tratta di un sito ben preciso del vecchio territorio pisano: quello dove il fiume Auser (oggi chiamato Serchio) sfociava nell’Arno; l’incontro di questi due fiumi e le loro ramificazioni hanno determinato nel corso dei secoli l’attuale assetto del territorio.
Una grande istallazione in legno intitolata Sotto di noi, immobile, scende il tempo dell’acqua (2015), realizzata con materiali di recupero, ci appare come una scala al fondo della quale è collocato uno specchio rivolto verso l’alto. Lo specchio, elemento spesso impiegato dall’artista nelle le sue opere, assume qui un valore metaforico, quello dell’acqua e insieme quello del cielo:
L’acqua del fiume diviene quella sostanza che ci permette di contemplare e immaginare il tempo. L’acqua, materia liquida e dissolvente, illusoria e riflettente, è quell’elemento che può essere sempre comparato ad altri elementi… L’acqua può scavare la terra nelle sue profondità misteriose, può creare, deviare e dissolvere percorsi sotterranei, capaci di lasciare segni e tracce dei loro antichi passaggi.
– Andrea Santarlasci, 2015 –
Fanno inoltre parte dell’esposizione un ramo raccolto sulla foce del fiume Serchio, che qui si trasforma in una scultura, delle foto di paesaggi fluviali e un trittico di light box che porta il titolo di Eterocronia: ipotesi di un ricordo (2015) in cui viene riportata una frase di Eraclito in greco e nella traduzione italiana «Negli Stessi fiUmi entriamo E non entRiamo, siamo e non siAmo». All’interno della frase alcune lettere, leggermente evidenziate, formano il nome del fiume Auser.
Santarlasci ha affermato che questa esposizione concerne in:
Un intervento che ci invita ad attivare una rammemorazione di un sito ormai inesistente, e attraverso la sua collocazione nell’attuale paesaggio, ci prospetta l’incontro di due tempi diversi e simultanei, come in una eterocronia.
All’interno della galleria si convergono due spazi temporali diversi, il passato e il presente; il visitatore, attraverso i rimandi e i rapporti tra le opere esposte, come un continuo fluire che collega due diverse epoche è portato durante il percorso a riflettere sullo scorrere del tempo e le sue diverse percezioni, sui concetti di permanenza e di divenire e sull’esistenza umana che viene qui ad associarsi al flusso dell’acqua fluviale.
Andrea Santarlasci: Riflessi da un luogo invisibile.
A cura di Arabella Natalini.
Galleria Passaggi, via Garofani 14, Pisa
30 ottobre 2015 – 23 gennaio 2016
Mariateresa Giacalone
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