Quando mattutina apparve Aurora dalle rosee dita

FORTE DEI MARMI – Il silenzio delle prime ore del mattino. Solo qualche vettura a interromperlo. Il mare grigio-verde lambiva il litorale col suo lento sciabordio davanti alle ordinate file di ombrelloni, ancora chiusi, colle coperture di plastica madide di salmastro. Mentre la piccola folla attendeva l’inizio del concerto, grandi brandelli di nuvole si spostavano in un cielo che ancora non rischiarato dall’aurora.

Era il 15 agosto, le 6 del mattino. Di lì a poco le spiagge avrebbero ospitato persone per tutta la giornata e nelle chiese vicine i sacerdoti avrebbero tirato fuori dagli armadi i solenni paramenti per celebrare l’Assunzione della Vergine Maria. Prima che la città si svegli del tutto, mentre è ancora intorpidita dal sonno, un nutrito gruppo di persone si è trasferito nello spazio circolare antistante il pontile. Il Comune aveva predisposto parecchi posti a sedere, ma alle 6:05 sono pressoché esauriti; all’inizio del concerto, contando anche gli spettatori in piedi, le dimensioni del pubblico sono ragguardevoli e sicuramente al di sopra delle aspettative. C’è una breve presentazione, ma le chiacchiere sono ridotte al minimo: nessuno vuole correre il rischio di perdere il momento. 

L’ensemble è curioso e solo di due elementi: voce e arpa. La voce è quella ormai familiare di Cristina Martufi, accompagnata dall’arpa di Veronica Pucci, entrambe superbamente vestite di bianco in tributo all’alba e alla Virgo. La Vergine aveva anche un ruolo centrale nel programma scelto dal duo, che prevedeva diversi brani legati alla sua figura. Ecco che, sul romper dell’aurora, dopo qualche battuta riservata all’arpa, la voce del M° Martufi si libra nell’amata Ave Maria di Franz Schubert. Per quanto possa essere conosciuto e – ammettiamolo – inflazionato, in una cornice tanto caratteristica il Lied (il cui titolo effettivo sarebbe Ellens dritter Gesang) suscita un sincero effetto, non comparabile però al momento successivo in cui il duo innalza l’accorata preghiera di Desdemona: l’Ave Maria di Giuseppe Verdi risuona (ancora una volta) a Forte dei Marmi colla sua sofferenza, la sua grazia, la sua umanità, la sua luce ultraterrena. 

Nel succedersi dei brani, andava ad accumularsi nel pubblico una tensione, uno slancio emotivo spontaneo – come un fatto della natura, come il sorger dell’aurora – come capita raramente, persino in situazioni più “abbottonate”. Forse è stata proprio l’atmosfera poco formale del concerto a cavar fuori certe emotività che in altre situazioni restano sopite. Per intensità espressiva, uno dei brani che più ha brillato è stato il pucciniano Un bel dì vedremo. Autentica aria di baule del M° Martufi, che lo scorso dicembre l’ha eseguita con grazia magistrale nella Golden Saal del Wiener Musikverein, deve il felice esito in questa esecuzione anche all’arpa, la cui voce si presentava praticamente perfetta per la peculiare scrittura di Puccini, una scrittura che prende vita grazie alla straordinaria sensibilità del M° Pucci. Altrettanto si può dire del successivo brano, Casta diva. In quest’aria di Bellini non è corretto parlare di solista e di accompagnatore: la voce e lo strumento si chiamano l’un l’altra, si rincorrono, si espongono solisticamente e si sovrappongono in un diafano gioco di intrecci, rivestito della stessa tenue luce argentata dell’aurora che si infrange sulle onde.

Dalla preghiera pagana si passa a quella cristiana – l’intima e meravigliosa Vergine degli angeli dalla Forza del destino di Verdi – fino ad arrivare a quella laica. «Vissi d’arte – ha spiegato il M° Martufi, con riferimento ai tragici eventi di Genova alle cui vittime il concerto è stato dedicato – è un momento in cui Tosca se la prende con Dio. Dovremmo però smettercela di inveire contro il cielo per quello che facciamo noi uomini, perché il male proviene da qui, dalla terra». In conclusione, come bis, è stato proposto un brano che chiude ciclicamente il programma: quell’Ave Maria che Gounod scrisse in forma di meditazione sul Preludio n. 1 in do maggiore dal Libro I del Clavicembalo ben temperato di Johann Sebastian Bach. 

Oltre all’altissima levatura artistica, questo concerto organizzato dal Comune di Forte dei Marmi in collaborazione colla Fondazione Villa Bertelli è assolutamente degno di restare per lungo tempo nei nostri ricordi perché ha mostrato il valore della trasversalità della musica: il divino e l’umano, il terreno e l’ultraterreno, il misticismo, la forte luce d’umanità, lo spirito di condivisione, la convivialità nel più alto senso del termine e quanto la cultura possa soprattutto in questi giorni illuminare il nostro cammino e quanto possa giovare alla coesione della società.

lfmusica@yahoo.com

Photocredit: Umberto Del Giudice

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