Lucia di Lammermoor torna a Pisa

PISA – Il quarto titolo del cartellone lirico 2018/2019 del Teatro Verdi di Pisa segna un grande ritorno: dopo ben diciotto anni d’assenza ricompare sulle tavole del teatro la Lucia di Lammermoor, uno dei più amati lavori di Gaetano Donizetti, e lo fa in un nuovo allestimento targato Pisa, in coproduzione con il Teatro del Giglio di Lucca e l’Opéra Nice Côte d’Azur.

Da sinistra: Didier Pieri (Normanno), Alessandro Luongo (Enrico), Carlos Natale (Arturo), Andrea Comelli (Raimondo)

La “prima” di venerdì 18 gennaio si è confermata uno degli appuntamenti più attesi della stagione con una vastissima partecipazione di pubblico, richiamato senz’altro dalla notorietà del titolo ma anche da alcune peculiarità dell’allestimento. La prima “novità” è la scelta di reintegrare quelle sezioni della partitura che la tradizione – impietosamente – ha eliminato, una su tutte la scena della torre del terzo atto; in secondo luogo c’è la decisione del regista Stefano Vizioli di non riportare sulla scena le caratteristiche endemiche scozzesi del testo di Walter Scott da cui Donizetti e Cammarano hanno tolto il libretto: Vizioli ha traslato l’azione in un altro tempo, dal XVI secolo alla seconda metà del XIX (nessuna sorpresa, dato che il M° Vizioli ci aveva già parlato di questo aspetto in una recente intervista), calandola in un’atmosfera dal sapore nettamente più scandinavo che britannico, rimuovendo così i dettagli contingenti del dramma per focalizzare maggiormente l’attenzione – sua e nostra – sui temi trasversali che sono l’autentica forza dell’opera. In questo modo il M° Vizioli ha dato vita a una Lucia di Lammermoor di grande fascino e raffinatezza, con le meravigliose scene realizzate sui bozzetti di Allen Moyer e i costumi forniti dalla Sartoria Teatrale Farani di Roma e dalla Sartoria Teatrale Fiorentina di Massimo Poli. A completare questo mondo di luci, foschie, ombre e nevi il disegno luci di Michele Della Mea, qui in stato di grazia.

Marigona Qerkezi (Lucia), Valeria Tornatore (Alisa)

Formidabile il direttore d’orchestra Michael Güttler, bacchetta nota principalmente per le sue interpretazioni wagneriane e che usualmente poco si addentra nel repertorio italiano. Sotto la sua energica guida la Lucia di Lammermoor diventa brillante, aggressiva, cangiante nei colori, sublime nelle sfumature: il M° Güttler ci risparmia il Donizetti scialbo che spesso si incontra nei teatri italiani, regalando un’interpretazione tutta improntata alla valorizzazione della partitura originaria, dell’idea primigenia non intaccata dalla cattiva tradizione. La Lucia di Güttler è pervasa di venature oscure, di tremori, di violenza, ricordando in un’unica soluzione che anche Donizetti disponeva di un’orchestrazione tutt’altro che approssimativa e che si tratta in ogni caso di un compositore di respiro europeo (forse è anche per questo che il M° Güttler si trova tanto a suo agio nell’interpretazione del titolo). In questo proposito ha trovato un valido supporto nell’Orchestra della Toscana, agguerrita e determinata come in un campo di battaglia; ottimo il Coro Ars Lyrica, che si conferma come una delle migliori realtà corali toscane in campo operistico. 

Il cast si è generalmente dimostrato all’altezza di questa impervia partitura, sin dai comprimari come il tenore Didier Pieri (Normanno) e il mezzosoprano Valeria Tornatore (Alisa), duttili sostegni ai colleghi tanto nelle scene d’assieme quanto nelle formazioni ridotte. Bravo anche il tenore Carlos Natale (Arturo). Grande rivelazione il basso Andrea Comelli, convincente e biblicamente terribile nel ruolo di Raimondo.  

Attorialmente interessante la performance del tenore Alessandro Luciano, ma il suo Edgardo di Ravenswood ha una vocalità troppo leggera: applauditissimo nei momenti solistici, ma poco efficace negli assiemi. Ben più convincente Alessandro Luongo, baritono di chiara fama che qui interpreta Enrico Ashton, un personaggio ambiguo e primo coercitore di Lucia che solo occasionalmente ricorda di esserne anche il fratello. Luongo ha saputo interpretare questo difficile ruolo con estetica lucidità, impreziosendolo con un’interpretazione coinvolgente, fornendo un ritratto crudo e impietoso del Lord scozzese.

Marigona Qerkezi (Lucia)

Regina incontrastata di questo ottimo cast è proprio la protagonista eponima: Lucia di Lammermoor alias Marigona Qerkezi. Non solo è riuscita a far sua la componente attoriale in brevissimo tempo, avendo dovuto sostituire l’indisposta Sarah Baratta, ma ha anche dimostrato un ottimo equilibrio tra interpretazione scenica e canto. Interessante anche la presenza – in particolare nella celeberrima scena della pazzia – di tic nervosi, forse troppo caricati, ad ogni modo nulla che un po’ di labor limae non possa perfezionare. La sua vocalità è slanciata e fresca (dopotutto ha debuttato come Regina della Notte nella Zauberflöte), ma soprattutto tende a mutare in modo sensibile, una peculiarità davvero affascinante. Per quanto non si possa ridurre un intero spettacolo a una sola scena, mi è impossibile non parlare della succitata scena della pazzia, che ha visto protagonista quasi esclusivo il soprano Qerkezi: oltre al grandissimo fascino della scena, alla bellezza del connubio tra i costumi, l’allestimento e il disegno luci, la diafana voce di Lucia unita al timbro fantasmatico della glassharmonica suonata da Sascha Reckert è riuscita a creare un clima unico. Per la prima volta ho sperimentato la sensazione di un intero teatro gremito in silenzio: tale è stata la tensione che Marigona Qerkezi, il M° Reckert e – naturalmente – il M° Güttler sono stati in grado di condensare in questa incredibile scena che da sola vale il prezzo del biglietto.

Alessandro Luongo (Enrico), Marigona Qerkezi (Lucia), Alessandro Luciano (Edgardo)

 

Photocredit: Imaginarium Creative Studio

lfmusica@yahoo.com

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