“Il negozio di Altalene”: quando lo studio diventa arte

Al Lux, in scena Il negozio di Altalene – primo studio

 

PISA – Sabato 14 e domenica 15 gennaio, il Teatro Lux di Pisa ha ospitato  Il negozio di Altalene-primo studio. La pièce è prima di tutto un connubio di giovani professionisti portatori di una grande dimostrazione: i soldi  pubblici investiti per dar vita ad  idee brillanti sono una meravigliosa risorsa.

Il progetto è stato finanziato, infatti dall’Università di Pisa e ha visto coinvolti, oltre ai due artisti in scena (un attore e un musicista), un team di architetti e ingegneri (membri dell’associazione 120 g) che ha curato e realizzato la scenografia. Partiamo da questa.

Al centro dello spazio è stata posizionata una struttura rettangolare rossa dentro la quale e sopra la quale gli attori hanno potuto attraversare lo spazio, non solo quello fisico del palco, ma anche quello della fantasia. La scelta registica (a cura di Alberto Ierardi) e  scenografica è senza dubbio interessante perché anche gli oggetti di scena raccontano una parte della storia. La vicenda è quella di Marco Polo, un bambino pieno di sogni speranze e curiosità che nella vita ha sempre desiderato viaggiare, scoprire mondi diversissimi tra loro ed entusiasmarsi per le storie nascoste negli angoli di ogni città.

Marco Polo, però, non è un bambino ricco ed è costretto ad accettare la realtà che la madre, con tanta  rigida concretezza, porta alla sua attenzione: l’unico viaggio che può fare e che abbia mai fatto è quello che compie ogni anno per andare dalla casa della zia alla casa della nonna. Quello che la madre non riesce a vedere, tuttavia, è la ricchezza dei mondi che in una sola strada può apprezzare la fantasia di un bambino, così fervida e genuina da far quasi paura.

La storia procede per salti temporali; dall’infanzia del protagonista si torna  ad un tempo presente, quello in cui Marco chiede un mutuo ad un direttore di banca per aprire un’agenzia di viaggi mai esistita prima: il Milione la prima agenzia in cui a viaggiare non è l’uomo ma la sua fantasia.

Proprio come fossero sopra un’altalena, i clienti del Milione vanno avanti e indietro rimanendo sempre seduti nello stesso posto.  Adesso non penserete mica alla televisione? Il viaggio in questo spettacolo è un’esperienza vera che lo spettatore vive insieme agli attori esercitando la propria memoria e stuzzicando l’immaginazione. Così partiamo  con l’attore per due surreali  avventure attraversando la città dell’attesa, dove i passi degli abitanti segnano lo scorrere del tempo, per arrivare poi in quella della pietra, dove abita una sola donna costretta a misurare la fatica di camminare su tacchi in una città dove ogni cosa è fatta di sampietrini.

Seduti in un piccolo teatro si ha il piacere di ripercorrere la storia della canzone italiana attraverso le musiche e la voce di Bernardo Sommani. I brani sono scelti con cura,  ben rivisitati ed interpretati in modo che il loro alternarsi con il monologo risulti piacevole ed equilibrato. 

Il testo, scritto e interpretato da Luca Oldani, ha il merito di risvegliare l’attenzione dello spettatore, il pubblico sale con gli interpreti sull’altalena per oscillare dal potente ricordo delle felici fantasie infantili alla malinconica presa di coscienza di quei fatti che crescendo le hanno indebolite.

La storia di Marco Polo è il racconto della vita di un sognatore che oscilla in aria avanti e indietro senza mai prendere il volo, saldamente aggrappato alla sua altalena.

Questo spettacolo è divertente e per quanto forse ancora acerbo merita sicuramente di essere incoraggiato perché stimola un’idea diversa dei rapporti classici del teatro. Non è un caso che lo spettacolo inizi e si concluda con un dialogo diretto tra attore e pubblico. Marco polo si scusa per il ritardo ed al termine di questo viaggio ci congeda. Siamo noi i clienti soddisfatti del Milione, pronti a scendere dall’altalena per tornare agli impegni della nostra vita.

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