Il secondo album della band pisana scava nelle insicurezze del presente
Tracklist: Il Vizio – Miriam Mellerin
- Mura Domestiche
2. Incolore
3. Notte
4. Scolopendre
5. Mantra
6. Delfini – Fiducia/Amore - Radici (Introduzione)
8. Usi e Consumi
9. Il Mio corpo Fantastico
10. La città dei Piccoli - Blob
E’ difficile recensire un disco che hai visto passo passo venire alla luce, nel quale tra le collaborazioni, c’è pure la tua presenza. Quello che intendo fare non è perciò una vera e propria recensione (che forse sarebbe poco critica) ma un viaggio all’interno del Vizio, che voglio scavare ed esplorare.
Il Vizio è un disco di oggi che parla di oggi, un disco fortemente autocritico – cosa che a un primo ascolto potrebbe sfuggire – in quanto le pregevoli liriche di Diego Ruschena (voce e basso) sono intessute a suon di imperativi rivolti prevalentemente a sé stesso. È l’autocritica di un soggetto suscettibile e sensibile alla società contemporanea, che cerca, rendendosi capro espiatorio dell’era delle passioni tristi, di analizzare la vasta gamma dei problemi che giornalmente ci circondano.
Registrato da Edoardo Magoni, a casa di Diego Ruschena, il disco è stato realizzato in presa diretta, come si faceva un tempo, lasciando qualche imprecisione, forse, ma donando all’album una maggiore forza d’impatto: suona quasi come un disco dal vivo, che è poi la dimensione dove meglio apprezzare il progetto Miriam Mellerin.
Alla batteria troviamo Pietro Borsò, sicuramente uno tra i più promettenti batteristi della città (forse della penisola) e dietro le chitarre, scarne, il vestito di questo album, c’è Daniele Serani.
Perchè il Vizio ci porterà alla fine.
Il Vizio è forse la sete di progresso, l’incapacità di ascoltare «i nostri veri bisogni». Ma il desiderio c’è, la volontà di tornare «sulla via della coscienza», senza «lasciarsi condizionare»: frase più volte ripetuta da Diego nel piccolo interludio “Mantra”. La condanna è globale, ma una soluzione viene presentata.
Nel corso dell’album vengono analizzati i vari problemi del vivere in un momento storico di “vetrinizzazione” sociale, si chiede maggiore sincerità alle persone: «la Paura, l’orgoglio non mi fanno parlare». Il bisogno di trovare qualcuno che si fidi di te, davvero.
La fiducia, per quanto mi riguarda, è ciò che più si avvicina all’amore. Si ama quando ci si fida ciecamente di una persona, senza la piena fiducia dell’altro l’amore è impossibile, ma la piena fiducia è sempre più difficile, con questo, anche l’amore. “Delfini” è un grido disperato a cupido. Il bisogno di sincerità legato alla consapevolezza di avere qualcuno accanto che si fidi di te: solo così si potrebbero vincere la paura, l’orgoglio, la vergogna.
Brano dopo brano si susseguono le tematiche: falsità, incapacità di essere se stessi, incapacità di aprirsi, paura, angoscia, orgoglio, vergogna, crescere e sopravvivere oggi, capire, cercare di cambiare, trovare l’amore…
Il disco scorre, si lascia ascoltare. Il mio consiglio è assolutamente di ascoltarlo. E – perché no? – magari di comprarlo.
Buon Ascolto!
Per saperne di più l’ intervista ai Miriam Mellerin uscita sul primo numero di TuttoMondo e altre recensioni dell’album, (SaltinAria, su Zest,)
Bernardo Sommani
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