Cenere alla cenere e moda alla moda: La morte di Ziggy Stardust e la nascita del movimento New Romantic con ScaryMonsters (and Super Creeps) di David Bowie.
Dopo la trilogia berlinese di Low, Heroes e Lodger, in cui ancora risuonavano le algide sperimentazioni tra musica elettronica dei Kraftwerk, punk-rock purissimo e cupa ironia sulla disco music, Bowie si trasforma nuovamente in un istrione venuto da un pianeta lontano. Ma non più Ziggy Stardust, l’alieno policromo dell’incipiente rivoluzione sessuale, bensì il malinconico Pierrot lunare, pronto a dare vita a un nuovo modo di fare arte e di percepire il mondo. ScaryMonsters è il risultato della ricerca del wagneriano Gesamtkunstwerk. L’opera d’arte totale, in cui Bowie – circondato da collaboratori eccezionali come Brian Eno, Robert Fripp, grande chitarrista prog e RoyBittan, tastierista della E-Street Band di Springsteen – agisce come regista, mente creativa e designer dei suoi brani e dei rispettivi videoclip. Uscito nell’autunno del 1980, l’album è il primo a generare un successo duraturo in molte classifiche. È un manifesto musicale, personale e innovativo, che segue la trilogia berlinese, ma che già affaccia sull’edonismo estetico della prima metà degli anni ottanta. Si sentono sintetizzatori, chorus della chitarra e batteria elettronica, unita alla voce metallica e distorta di Bowie. Orientalismi sonori tra Cina e Giappone. Ritmi martellanti tra luci brillanti e suoni cupi dei night clubs londinesi. E tanta frivolezza grottesca da cabaret ambiguo, classico marchio di fabbrica Bowie.
Con i pezzi It’s No Game (Part One) e Up The Hill Backwards si percepiscono ancora le ultime sonorità di Ziggy che ormai sta per salutare il suo pubblico e scomparire tra le palliettes e i pizzi di Pierrot. Il brano ScaryMonsters usa una chitarra resuscitata dai rituali macabri e pagani dei Virgin Prunes. I passaggi sono decisamente sporchi e in stile deathrock: richiamano i primi Death Southern Cult, e la branca della musica oscura, che correva parallela allo scintillio dei lucidalabbra glam di Bowie e colleghi. Ma il pezzo migliore – che sembra essere esistito da sempre nella mente di chi ama questa musica – è Ashes To Ashes. Tutto, qui, è giocato sulla vita passata di Bowie, che si dissolve nelle ceneri, nel tentativo di riesumare il rapporto problematico con la madre, mentre Major Tom, il pioniere coraggioso dello spazio oltreumano di Space Oddity, diventa un eroinomane pericoloso da cui stare lontani: «Weknow Major Tom’s a junkie….and mymamasaid to get the thingsdone, you’dbetternotmess with Major Tom…». L’introspezione del brano, però, si fa veicolo di un nuovo modo di vivere la modernità. Bowie era all’epoca l’icona trasgressiva dalla sessualità combinatoria, amata dai giovani dandy del consumismo anni 80, e divenne lui stesso bandiera del nuovo movimento giovanile, il New Romantic. Tutto cominciò da qui. Bowie per il video di Ashes To Ashes si recò al Bliz, un famoso locale londinese dove si radunavano questi giovani dandy demodè, devoti a Bowie come a un Messia post-moderno. L’artista reclutò alcuni ragazzi per recitare con lui, tra cui Steve Strange, il leader dei Visage. Il video lanciò definitivamente il movimento subculturale caratterizzato da alcuni elementi che condensavano Bowie allo stato puro: bisessualità come estetica e liberazione sessuale, malinconia esotica, difesa dell’eleganza e sincretismo creativo. Basta osservare una scena del video per riconoscere tutto questo: Bowie, vestito da Pierrot con il costume realizzato da Natasha Korniloff, il volto imbiancato come quello di una triste geisha, cammina seguito da una processione rituale dei Blitz Kids, anche loro truccatissimi e vestiti in nero con enormi cappelli teatrali, gioielli dorati, e quell’incedere funereo, ma allo stesso tempo opulento e luccicante, che diventerà il simbolo di tutta la moda New Romantic. Fashion, più che mai, infatti. «It’s a brand new dance, but I don’t know its name, uh, uh, uh, uh, fashion!» Questo pezzo espone la nuova estetica innovativa, mostra cosa vuol dire essere dandy negli anni ottanta: ovvero osare senza limiti, creare subculture dalla musica per trasformarle in moda, in un circolo creativo infinito, come già aveva fatto Vivienne Westwood. Bowie non fu qui solo musica e arte, ma anche il creativo per eccellenza, lo specchio di una generazione a caccia di risposte. Teenage Wildlife, Scream Like A Baby e Kingdom Come, sono tutti appelli al cambiamento e alla trasformazione, giocati sull’interpolazione tra il glam rock e l’allegrezza disillusa del cabaret della Weimar anni venti. Bowie parla ai nuovi figliocci della new wave e agli adolescenti scapestrati, ma tratta anche temi di prigionia politica e di difficoltà relazionali; ma alla fine, con Because You’re Young e con tono un po’ alla Ultravox – se posso permettermi – Bowie ci invita a concederci “milioni di sogni e milioni di cieli”, mentre un organetto ci riporta alla generazione seventies. A chiudere sentiamo le chitarre melodiche e il ritmo cadenzato rock di It’s No Game (Part Two), con dei cori degni dell’onirismo finale del Rocky Horror Picture Show: possibile che anche Bowie ci volesse dire di non sognare i nostri “nostri mostri spaventosi” ma di esserli e viverli? Forse si. Don’t dream it, be it!
Da vedere e da ascoltare: Fade To Gray – Visage, Ashes To Ashes-David Bowie
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