Esiste ancora la memoria?

La parola memoria è di origine incerta, e così la sua etimologia. Eppure, la sua importanza non sfugge a nessuno. La memoria è un labirinto. Ne esitono di così tanti tipi e il suo significato è così complesso e articolato che parlarne desta non pochi problemi, specie nello spazio dove l’oblio è alla distanza di un click: il web. Esiste ancora una memoria, in un mondo sempre più interconnesso? La risposta immediata, la prima che verrebbe spontaneo fornire, è: sì, la memoria esiste, è viva e pulsante, forse come non mai. Internet stesso è memoria. Un’immensa memoria collettiva nella quale ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, si riversano gli avvenimenti sociali, le impressioni personali, i racconti, la cronaca. E tuttavia, questa semplicità di accesso e fruizione, proprio per la sua pervasiva immediatezza, non rischia di compromettere la facoltà individuale di accedere al ricordo? Un tempo la memoria – e la sua elaborazione – erano appannaggio dell’arte. L’arte, in effetti, in tutte le sue molteplici declinazioni, altro non è se non una pianta rigogliosa che innesta le radici nel fertile terreno della memoria. Scriviamo, dipingiamo, mettiamo in scena ciò che è memoria. La memoria è anche identità. Ci identifichiamo con ciò che ricordiamo. Un insieme di ricordi – null’altro che immagini e sentimento – se messi in moto, divengono narrazione. Una storia. E noi siamo l’insieme delle storie che abbiamo vissuto. La profonda intuizione, in letteratura, l’ebbe Marcel Proust. Lo scrittore francese si accorse, man mano che compilava la sua monumentale opera, di un fatto singolare: i ricordi si depositano in noi come lastre fotografiche, o strati di un terreno. La memoria, scriveva Borges, è anche oblio: ciò che continua a esistere nell’ombra, depositato così in profondità da risultare pressoché inaccessibile.

memoria Neppure la memoria è statica. Esemplari i versi di Eugenio Montale in questo senso: si fa deforma il passato, si fa vecchio/appartiene ad un altro. Secondo molti mistici, pardossalmente, la memoria è un mezzo per sbarazzarsi di essa: grazie al ricordo possiamo sperimentare la nostra mortalità, divenire consapevoli dell’inesorabile passaggio del tempo e dunque raggiungere la nostra coscienza, praticando il distacco dalla temporalità. Ma se la verità esiste oltre la parola, oltre l’immagine e l’immaginazione, è anche vero che la parola è l’unico mezzo in nostro possesso per dare continuità a ciò che abbiamo appreso e potrebbe essere utile al prossimo. Nel numero di questo mese abbiamo sfiorato solo una frazione dell’immenso potenziale offerto dall’argomento. Negli articoli pubblicati nelle varie categorie parliamo ovviamente della memoria dell’olocausto, passando da Birkenau; ma troverai anche un documentarista e la sua visione della memoria e il modo in cui essa entra nel suo lavoro; abbiamo toccato la memoria nei film di Jhon Ford; negli stessi termini parliamo dell’associazione Lotus, con sede a Piombino, da sempre molto attenta a portare a teatro la memoria storica. Il resto, come al solito, lasciamo a te scoprirlo. Sperando che almeno qualcuno dei nostri lavori possa conquistarsi un posto nella tua memoria di lettore.

La Redazione

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