Dal Libro ai fatti di Parigi, c’è una linea che li unisce: la cultura
Avremmo voluto essere più allegri in questo mese dedicato al libro in onore del Pisa Book festival, che anche quest’anno ha riempito le stanze del Palazzo dei congressi, portando un mare di gente a tu per tu con il mondo della piccola editoria. Abbiamo pensato di fare le cose in grande, buttando giù articoli dedicati a questo piccolo ma preziosissimo oggetto rettangolare, chiamato libro, in tutte le sezioni della nostra rivista… fino a mischiare le carte (in tutti i sensi).
Poi arrivano i fatti di Parigi. Il sangue, che torna a scorrere per le strade. Il nostro lavoro rimane, certo, e così l’entusiasmo, la voglia di condividere qualcosa di positivo (e creativo) con chi ci segue. Ma in questi casi il senso d’impotenza è grande. Sembrano giochi oltre la nostra portata. E presto viene da darsi degli ipocriti, quando certe cose capitano nel tuo continente, non in un remoto villaggio africano o mediorientale. Allora ti chiedi: “E io? Cosa potrei fare, io?” E cosa può mai una piccola webzine culturale contro le granate e le cinture eplosive dei terroristi (ma anche contro i missili “intelligenti” dell’aviazione occidentale)? Nulla. Poco. O forse molto. Non sta a noi quantificarlo. Finché possibile, ci interessa coltivare un piccolo orto, sulle basi di quanto predicava Italo Calvino:
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà: se ce n’è uno, è quello che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Così, noi continuiamo a preferire ciò che ha riempito le nostre giornate di freschezza, passione e bellezza. Cerchiamo di raccontare ciò che dovrebbe unire, non dividere: l’arte, la cucina, il cinema, la letteratura, il teatro, la musica. Siamo tutti uguali, davvero – e tutti diversi, splendidamente diversi – quando mangiamo un piatto, guardiamo un film, componiamo un brano, leggiamo un libro e recitiamo la nostra piccola parte nel più vasto ordine delle cose. Per questo ci permettiamo di esprimere solidarietà a tutta la Francia. Per farlo, abbiamo deciso di creare una lista di titoli e di scegliere una serie di tipicità francesi correlate alle categorie di TuttoMondo. Non è molto: ma è ciò che possiamo fare, per adesso.
Filippo Bernardeschi. I Fiori Blu di Raimond Queneau. Perché è un libro spassoso, denso di filosofia, ironia, follia e rigore stilistico. Perché me lo ha consigliato Stefano Benni durante una sua presentazione. Perché leggendolo mi ha sopreso, mi ha emozionato, fatto ridere di gusto. E lo associo sempre a momenti felici. Perché dentro ci trovi tanta Francia. Ma anche tanta Italia, grazie alla traduzione di Calvino. Perché ai giochi di potere preferisco i giochi di parole.
Biancamaria Majorana (Letteratura).Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry,uomo aviatore e narratore. Il suo nome è inciso all’interno del Pantheon a Parigi, il tempio della razionalità, per omaggiare uno dei geni di Francia che ci ha lasciato ricordandoci che tutti gli adulti sono stati prima di tutto dei bambini (ma pochi di loro se lo ricordano).
«Addio – disse la volpe. – Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale e’ invisibile agli occhi».
Dario Soriani (Cucina). La cucina di Monsieur Momo. Un libro scritto da Toulouse-Lautrec che fu anche un grande gourmet e un cuoco molto attento e raffinato. L’abilità culinaria del grande artista era infatti molto conosciuta e apprezzata nella cerchia dei suoi amici, tanto quanto le sue opere pittoriche. Dopo morte l’amico Maurice Joyant raccolse e pubblicò le sue ricette. Nel libro sono presenti schizzi creati dall’autore sulla tavola.
Virginia Monteverdi (Musica). Il Candido di Voltaire. Un classico che prende in esame l’inevitabile presenza del male, e ci fa scontrare con un mondo reale sempre più difficile. del Candido amo lo stile cinico e insieme filosofico che lo accompagna.
Tomas Ticciati (Cinema). ll capolavoro sconosciuto di Honoré de Balzac per la modernità assoluta che esprime. Una storia di pittura con un incontro fra tre artisti, connotata da una forte valenza psicologica. Tutto ruota intorno alla figura che tentano di vedere nel quadro al centro del racconto: i tre si accorgono di osservare soggetti diversi pur osservando la stessa tela.
Chiara Lazzeri (Teatro). I fiori del male di Charles Baudelaire, perché dalla prima volta che l’ho avuto tra le mani, a 16 anni, non mi ha mai abbandonato lo stesso tipo di sconvolgimento che accompagna la lettura di quei versi.
Giulia Buscemi (Arte). Propongo la lettura di un estratto celeberrimo da uno dei romanzi più famosi e tradotti della letteratura francese: Les trois mousquetaires (I tre Moschettieri) di Alexandre Dumas, 1844: “[…]Ed ora, disse D’Artagnan senza darsi la pena di spiegare a Porthos la sua condotta, tutti per uno, uno per tutti! Questo sarà il nostro motto. – Eppure, fece Porthos… – Stendi la mano e giura, esclamarono insieme Athos e Aramis. Trascinato dall’esempio ma brontolando dentro di sé, Porthos tese la mano e i quattro amici ripeterono insieme la formula di D’Artagnan: ‹‹Tutti per uno, uno per tutti!››”
La Redazione