L’appuntamento mensile con i libri
Consigli di lettura: Ogni mese vengono proposti dieci titoli eterogenei. Diversi gli autori, le nazionalità, i generi letterari e spesso molto diversi possono essere gli anni in cui i romanzi proposti sono stati pubblicati (la data scritta è l’ultima data di pubblicazione). Ciò che li accomuna è il piacere di leggere. Ci auguriamo che ogni mese i nostri lettori possano trovare almeno un libro da leggere. Il nostro appuntamento è curato dal collettivo di operatrici culturali “Tessera” formato da: Paola Bernardini, Giulia Silvestri, Anna Giannessi e Valentina Gori che ringraziamo calorosamente

Panait Istrati
Kyra Kyralina
Feltrinelli Editore
Or.: Română
2014
Salutato come il Gorkij dei Balcani, Panait Istrati è il poeta del mondo degli irregolari, descritti con toni favolistici e struggenti. Protagonista del romanzo è Stavro, il primo gay proletario della storia letteraria, alla ricerca itinerante della sorella Kyra Kyralina, ragazza di fulgida bellezza. Adrian, alter ego dell’autore, abbandona giovanissimo la madre e la città natale per seguire Stavro, venditore ambulante di limonate.
Le turbinose avventure di Stavro danno vita a un racconto nel racconto, che moltiplica quasi all’infinito le strade dell’assiduo vagabondare – per scelta o per forza – lungo le vie del romanzo e del mondo. Pagina dopo pagina emerge la figura magica, sensuale, imperiosa della bellissima Kyra, sorella perduta e splendente miraggio di giovinezza e di piacere, che Stavro ricerca senza sosta, dalla Romania a Istanbul, dalla Turchia alla Siria e al Libano, in un susseguirsi di colpi di scena mirabolanti, alternati a struggenti squarci di poesia.
Classico contemporaneo di stralunata e feroce bellezza, Kyra Kyralina è scavato come una pozza d’acqua trascolorante e limpida nella vita inquieta di Panait Istrati, insieme romeno e autentico cosmopolita. Prefazione di Goffredo Fofi, nota introduttiva di Gino Lupi.
Tsitsi Dangarembga
Nevrosi
PID GIN Editore
Or.: English
2024

Tambudzai è una ragazzina che sogna di ricevere un’educazione che le permetta di emanciparsi dalle limitazioni della sua vita in un villaggio rurale della Rhodesia, l’attuale Zimbabwe. L’occasione le si presenta quando il fratello Nhamo, unico figlio maschio della famiglia, muore improvvisamente. Lo zio Babamukuru, preside di una missione cristiana, le permette allora di studiare al posto del fratello, aprendole così le porte a una vita più agiata. Sulle spalle di Tambu gravano le aspettative e il futuro dell’intera famiglia, ma lei accetta volentieri il fardello inseguendo il sogno di un’educazione superiore. Tuttavia, alla missione, grazie anche alla convivenza con la cugina Nyasha, educata in Inghilterra e più consapevole delle problematiche legate alla colonizzazione e al patriarcato, comincia a dubitare che l’emancipazione tanto desiderata possa essere realmente raggiunta e che le opportunità ricevute siano motivate da pura generosità.
Scritto con una lingua allo stesso tempo evocativa e dura, Nevrosi di Tsitsi Dangarembga è un romanzo potente che esplora la sottomissione in diverse forme – razziale, di genere, di classe – e la nevrosi della condizione postcoloniale. È stato il primo libro in inglese pubblicato da una donna nera dello Zimbabwe.

Kim Hye-jin
A proposito di mia figlia
Mondadori Editore
Or.: 한국어
2022
In una torrida estate, nel cuore di Seoul, una madre vede ritornare a casa la figlia trentenne: da anni ormai il loro rapporto si riduce a una cena settimanale dove, dietro ciotole fumanti di udon, si nasconde un’infinità di cose non dette. La madre, vedova e infermiera, conduce una vita modesta, accompagnata dal terrore della vecchiaia, di cui Jen, una donna malata di Alzheimer presso la casa di riposo dove lavora, è simbolo e vittima al tempo stesso. La figlia, invece, si presenta in casa con la sua compagna e una carriera universitaria bruscamente interrotta a causa del suo coinvolgimento nella difesa di due colleghe omosessuali discriminate all’interno del campus. Sua madre è completamente impreparata ad accoglierle, schiacciata tra l’immagine di famiglia tradizionale a cui ha dedicato l’intera esistenza e gli ideali per cui lotta la figlia, in nome di un cambiamento necessario ma per lei impossibile da accettare.
Un muro di incomprensione, rabbia e freddezza le circonda, entrambe vittime di pregiudizi di una società che teme chi è diverso, chi lotta per migliorare le cose.
Dopo Han Kang e Cho Nam-joo, la nuova scoperta letteraria della Corea del Sud, Kim Hye-jin, scandaglia con immensa sensibilità le inquietudini di una generazione che si oppone ostinatamente all’autodeterminazione dei figli, mostrando lo scontro tra due visioni del mondo in apparenza inconciliabili. Una storia che insegna la forza dell’empatia, la complessa accettazione della diversità, la possibilità di un’altra idea di famiglia. Un romanzo che si confronta con le nostre paure più universali offrendo come antidoto la forza dell’amore in tutte le sue forme e sfumature.
José Maria Arguedas
I fiumi profondi
Einaudi Editore
Or.: Quechua, Español (Perú)
2011

José María Arguedas nacque nel 1911 a Andahuaylas, sull’altopiano andino. Rimasto orfano all’età di due anni, trascorse l’infanzia in una comunità indigena dove apprese il quechua, sua lingua madre. Nel 1929 giunse a Lima, dove si iscrisse all’Università. Incarcerato nel 1937 per le sue idee di sinistra, nel 1957 ottenne la cattedra di etnologia. Morí suicida a Lima nel 1969. Uno dei suoi romanzi migliori è senz’altro Los rios profundos, del 1958. L’opera, in parte autobiografica, racconta del giovane Ernesto, rimasto orfano da piccolissimo, costretto a seguire un padre avvocato, distratto, nelle continue peregrinazioni da una località all’altra del paese.
Non riuscendo a trovare un punto valido di riferimento nella figura paterna Ernesto si lega ai domestici indigeni, dai quali apprende le lingua quechua, imparando ad amarne la cultura millenaria che, in tutte le sue manifestazioni, dalle credenze, alla musica, alla poesia, lo aiuterà a superare il lungo periodo di internato in un collegio gestito da religiosi. Figlio di bianchi, allevato dai Quechua, ritornato al mondo dei bianchi, Ernesto è un disadattato, un solitario: ma anche un testimone che gode di una situazione di privilegio per evocare la tragica opposizione di due mondi che si ignorano a vicenda, si respingono e che neppure nella sua persona riescono a coesistere senza dolore. Attraverso la sua doppia identità Arguedas racconta la complessa realtà degli indigeni peruviani, a contatto con una società che li ha confinati ai margini e che non comprende la loro preziosa eredità culturale. E mentre Ernesto si rifugia proprio in quella cultura il lettore viene trasportato in un mondo magico, in cui l’acqua dei fiumi profondi e impetuosi che danno il nome al romanzo ha un potere catartico e rappresenta il tramite tra la realtà e ciò che l’uomo riesce soltanto a percepire e che è parte integrante della natura, della quale egli rappresenta uno degli aspetti e alla quale è sempre soggetto.

Theodore Sturgeon
Cristalli sognanti
Adelphi Editore
Or.: English
1997
Ci fu un’epoca d’oro, generalmente individuata nel periodo tra la fine della guerra e il 1960, in cui oscuri scrittori ignorati dalla società letteraria ma amati da intere tribù di lettori si rivelarono i cantori epici di nuovi mondi, pieni di orrori e meraviglie, che si andavano delineando nell’immaginazione – per fissarsi poi in un nuovo genere: la fantascienza. Fra questi primi maestri inevitabile è il nome di Theodore Sturgeon, e inevitabile è il suo capolavoro, Cristalli sognanti, che apparve nel 1950. Incontriamo qui una fantascienza che non ha bisogno di avventure extra-galattiche: basta guardare nelle viscere della terra, dove i cristalli vivono da milioni di anni, e sognano – «sogni fatti di carne e di linfa, di legno, di ossa e di sangue» – finché qualcuno degli umani non riesce a comunicare con loro. Che cosa avverrà allora?
Anne Serre
Le governanti
La Nave di Teseo Editore
Or.: Français
2025

Questa storia si svolge in una grande casa di campagna, isolata dal mondo esterno da altissime siepi e recinzioni; qui vivono i signori Austeur, i bambini, le domestiche e, soprattutto, le loro governanti. Éléonore, Laura e Inès sono belle e giovani, dovrebbero essere responsabili dell’educazione dei ragazzi, ma preferiscono passare il loro tempo a organizzare feste e giochi o passeggiando nel grande parco in cui sono costrette, un po’ regine e un po’ prigioniere. A prima vista questa può sembrare una situazione normale, quasi banale, ma l’apparenza, come spesso accade, può ingannare. Le tre donne, infatti, hanno una grande fame di vita e sono spesso preda di un desiderio erotico frenetico e insaziabile. I loro passatempi preferiti sono appostarsi lungo le siepi che delimitano i confini della tenuta, aspettando un uomo che possa soddisfarle, oppure inseguire i giovani che, casualmente, attraversano il parco per poter godere di loro. Nell’attesa di questi eventi, vagano per la villa in una specie di calma sazia e malinconica, spiate dalla casa di fronte da un vecchio che osserva la loro vita attraverso un cannocchiale.
Scritta con l’eleganza delle antiche favole, innervata da una sensualità oscura e da un sottile spirito di commedia, Anne Serre firma una folle fiaba dionisiaca in cui le tre protagoniste ci appaiono di volta in volta selvagge, allegre, crudeli, tenere, ma sempre incredibilmente vitali mentre si uniscono, si separano, si struggono e amano, osservate da un occhio implacabile che non le perde mai di vista. Un racconto che ha l’atmosfera e il fascino di un sogno.

Colonnel Durruti
Ammazza un bastardo!
Spartaco Editore
Or.: Français
2007
Questo romanzo «sovversivo» – a metà strada tra gli echi libertari del maggio ’68 e le rivolte nelle banlieue – muove dai canoni del noir classico per sovvertire anche quelli…
È primavera e in tutta la Francia fioriscono provocatori manifesti inneggianti alla rivolta. Il giorno seguente un’onda di attentati, violenti e non, si abbatte sul paese. Un senatore viene ucciso, le indagini della polizia seguono a fatica le mosse dell’organizzazione, che riesce a mettere in atto azioni clamorose e provocatorie (come la tinteggiatura in viola delle facciate di un intero quartiere). Il governo trema, il «Soviet» dichiara la paternità delle operazioni. Un giovane ispettore si mette sulle tracce dei terroristi. Affrontando il caso, però, sprofonda nei dubbi. Cercando di capire, si mette in discussione. Saranno due donne (Claire Maroselli, una squillo d’alto bordo, e Virginia Slapski, una giovane artista d’avanguardia) a cambiargli la vita per sempre.
Colonel Durruti è lo pseudonimo con cui i due scrittori francesi Jouanne e Frémion hanno firmato la serie di polizieschi «sovversivi» intitolata Il Soviet, inaugurata da questo romanzo.
Daniela Dröscher
Bugie su mia madre
Orma Editore
Or.: Deutsch
2025

Germania, anni Ottanta. Ela ha sei anni e «come una piccola investigatrice privata» osserva la vita domestica trasformarsi in un campo di battaglia: la madre è troppo grassa e deve dimagrire a tutti i costi. Così ha decretato il capofamiglia, ossessionato dal corpo della moglie, che ritiene responsabile di ogni suo fallimento, dalla mancata promozione alle ambizioni sociali frustrate. Giorno dopo giorno, attorno a quel corpo si stringe un assedio fatto di ammonimenti, vergogna e controllo.
Ormai adulta, l’autrice ritorna su quegli anni con uno sguardo capace di districare finalmente verità e menzogne, elementi essenziali di quel dominio quotidiano a cui da bambina assisteva impotente. Alternando il passato di vivaci capitoli narrativi al presente di fulminanti analisi, Daniela Dröscher ricostruisce le tensioni di un’infanzia segnata dai non detti, svelando con precisione i meccanismi invisibili attraverso cui il patriarcato modella il corpo e la vita delle donne.
Bugie su mia madre è la storia ironica, spietata e coraggiosa di una liberazione dal peso dello sguardo maschile.

Elisabeth Åsbrink
Il mio grande bellissimo odio
Iperborea Editore
Or.: Svenska
2025
Solitaria, eppure dominata da una necessità viscerale di vicinanza e complicità; isolata nella Svezia rurale, eppure assidua frequentatrice dei teatri di Copenaghen; donna che avrebbe preferito nascere uomo: Victoria Benedictsson è stata una delle voci più importanti dell’Ottocento svedese, autrice di romanzi, racconti e opere teatrali firmati con lo pseudonimo di Ernst Ahlgren.
Sono gli anni di Strindberg, Ibsen, Ellen Key, di Georg Brandes, che iniziò i dibattiti sul sesso e il ruolo delle donne nel matrimonio e nella società scandinava: le questioni che Benedictsson vive in prima persona. Lei che sogna di diventare un’artista ma viene ostacolata dalla famiglia e poi finisce intrappolata in un matrimonio infelice, con molti figli a carico che fatica ad amare, fonte di un perenne senso di colpa. E che dopo lunghe battaglie col marito, armata solo del suo «bellissimo odio», cioè una strenua determinazione a rivendicare ciò che si merita, riuscirà a mantenersi con la sua penna e a entrare nel ristretto circolo di Brandes, il suo mito e futuro amante. Ma oltre i successi e le conquiste della pioniera, quella di Victoria Benedictsson è anche una vita di dolore, di frequenti malattie e di insicurezze, mossa da una profonda e insaziabile sete di connessione, che finirà tragicamente con il suicidio a soli trentotto anni.
Scavando tra diari, lettere e scritti privati, Elisabeth Åsbrink riscopre un’intellettuale di culto a lungo dimenticata con un romanzo biografico in cui la sua lucida voce si mescola, appropriandosene, a quella potentissima della sua protagonista scrittrice.
Emilio Jona
Il celeste scolaro
Neri Pozza Editore
Or.: Italiano
2015

Emilio Jona, che la seguì dal vivo, ricostruisce una vicenda singolare: nel 1953 si parlò molto del processo milanese a Emanuele Almansi, un libraio antiquario che tentò di uccidere il figlio Federico e poi di suicidarsi, perché il figlio era schizofrenico grave e perché in famiglia c’erano stati casi simili e irrimediabili. È un lungo percorso nei modi di reagire alla follia che – in anni pre-Basaglia – Jona ricostruisce e che trovano un equilibrio nella convivenza di padre e figlio, morta la madre (una contadina sposata da Emanuele per rompere con una tragica eredità), con un altro quieto pazzo e con la moglie di questi, amica e infermiera di tutti. La storia ebbe un’altra particolarità: Umberto Saba, amico del padre, fu amico di Federico apprezzandone le poesie, che sembrano molto belle, per i pochi versi che Jona ce ne offre. Tra Saba e Federico s’intrecciò una storia che ispirò a Saba molte poesie e lettere e che fu più di una semplice amicizia. Erede delle carte di Federico, Jona ricostruisce in parte anche il romanzo che Federico principiò a scrivere, su amori e tradimenti nella cupa Milano del 1943-1945.
Con la precisione e l’asciuttezza di un romanziere-cronista d’altri tempi, Jona entra in una materia convulsa legando e sciogliendo con pietas, pudore, rispetto. E ci dà un libro che sembra d’altri tempi ma sa parlare all’oggi. (Goffredo Fofi)
Buona lettura.
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